Piazza Indipendenza, Roma deve reagire: “No alla violenza sui migranti”
Donne immobilizzate con un manganello al collo e strattonate, bambini caricati su un pullman e portati in questura, uomini picchiati, giornalisti e attivisti allontanati dalla piazza, poliziotti che urlano di spaccare un braccio a chi tira qualcosa, E gente che sui social commenta che le braccia bisogna spezzargliene tutte e due.
Succede a Roma, in una giornata calda di un’estate rovente dove circa 800 persone, per la maggior parte rifugiati, sgomberate da uno stabile in piazza Indipendenza e che da cinque giorni dormono per strada, vengono rincorse e menate dalle forze dell’ordine.
Ci siamo abituati a vedere quotidianamente nei telegiornali i morti in mare, a non riconoscere più in quei sacchi degli esseri umani, a sentire di bambini che perdono la vita mentre fuggono proprio per cercare una possibilità di vivere. Giorno dopo giorno sparisce un pezzetto di compassione, di umanità, di coraggio.
Ma quanto ancora possiamo sopportare di stare alla finestra (virtuale o materiale che sia)? Il tempo di reagire è questo e forse è già troppo tardi. Non si può restare impotenti davanti alla forza di queste persone che dal 2013 hanno provato a ricostruirsi un’esistenza dignitosa, lavorando e frequentando le scuole. E che oggi hanno detto no alla prospettiva di tornare in uno Sprar, perché probabilmente ci sono già stati, o di essere trasferiti a Rieti dove dovrebbero ricominciare da capo, di nuovo. Dopo essere scappati da guerriglie e repressione e avere affrontato un viaggio per mare e rischiato di morire.
Roma deve dire no alla violenza e a chi picchia e maltratta uomini e donne colpevoli di rivendicare un futuro. Roma deve chiedere all’amministrazione comunale e al governo di improntare piani per un’accoglienza seria che dia davvero a rifugiati e richiedenti asilo una possibilità di ricostruirsi un’esistenza. Loro oggi, in ginocchio davanti alle camionette, hanno avuto quel coraggio che noi non abbiamo più, ma che dobbiamo ritrovare perché il noi e il loro non ha senso. Ci siamo noi che diciamo no ai manganelli e agli idranti e loro, quelli con la testa sotto la sabbia, che pensano che i nemici siano i migranti che cercano una seconda possibilità e non i corrotti, gli evasori e i mafiosi che invece questa possibilità la negano a tutti. Italiani e non.
Foto tratta da un video di Fanpage.it
2 Commenti
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Sono sempre più convinto che il buonismo sia un male camuffato con la retorica dei buoni sentimenti per quanto concerne uno scontato ecumenismo cattolico che rimane comunque sul terreno teorico , salvo eccezioni. Assai meno comprensibile e senza dubbio autolesionista, è invece l’ecumenismo di sinistra sorto al principio del terzo millennio e divenuto ben presto il paradigma che ha quasi completamente sostituito, in alcuni casi, quel pilastro che ha sostenuto per anni le battaglie dei proletari e dei contadini. Il progresso ha tuttavia affettato la classe operaia determinando un ridimensionamento del ceto meno abbiente ma soprattutto la scissione del medesimo nei vari frammenti con la conseguente trasfigurazione del proletariato in un precariato figlio del consumismo e quindi non più avvezzo alla lotta come lo era il proletariato.
La complessa ricostruzione di una nuova classe omogenea si rivela pertanto impresa particolarmente ardua nonostante le battaglie contro il G8 lasciassero ben sperare.
Non è stato raccolto il prezioso messaggio ed è venuta a mancar quella coesione per una lotta che forse negli anni per-crisi non veniva avvertita come necessaria sebbene invece lo fosse. Infatti solo 7 anni dopo, sono emersi gli scogli del nuovo capitalismo occidentale. Questo enorme vuoto di fisiologico antagonismo, è stato riempito dalla sinistra moderna, orfana dei proletari , con un surrogato sostitutivo a portata di mano, tanto banale quanto facile e non bisognoso di ragionamenti elaborati. Come riempir tale vuoto? Con gli immigrati. Versar il contenuto su una piattaforma di banale qualunquismo preso in prestito dal vaticano e applicato poi alla teoria dei grandi numeri , del disordine declinato all’oblio di ogni distinguo: tutto va bene pur di fare “anarchia”….non importa che tipo di anarchia.
Aggiungiamo all’amalgama ottenuto, un goccio di pura utopia: l’abbattimento di ogni confine a livello mondiale ! Beh….io a tale stregua avrei aggiunto una lingua universale ; perlomeno abbatterremmo le frontiere di comunicazione.
Comunque sia , a parte le fantasie, noi siamo già da sempre un paese disorganizzato e privo di regole. Effettivamente l’Italia presenta varie anomalie tra cui quella di esser l’unica nazione che fa entrar persone che entrano regolarmente in modo irregolare. Succede oramai dal 2000 e da quasi vent’anni i due principali ecumenismi non fanno che portar ottusamente innanzi a tutto, le istanze che sottendono un principio sterile senza mai considerar anche solo un minuto, le conseguenze che un’immigrazione illegale porta con se congiuntamente alla permanenza irregolare , anche nel caso in cui la stessa venisse regolarizzata sotto l’effetto sedativo di sanatorie varie.
Ma sì dai……
Va bene così…..fermiamoci
Prima che qualcuno replichi tramite il solito campanello dell’antirazzismo….
Domando solo….
“Qualcuno può davvero pensar che si possa combatter il colonialismo lasciando entrar chiunque voglia costruirsi un futuro migliore senza chiedersi un solo istante se magari non sia il caso di pensar ad altre soluzioni ?”
Io penso che la sovrappopolazione sia solo una risposta superficiale …..
Credo nella possibilità di scelte alternative al “benvenuti , c’è posto per tutti…”.
È vero che abbiamo perso il coraggio di un tempo: compreso quello di esser obbiettivi senza paura di sembrar discriminatori….
E comunque in un caso o l’altro lo saremmo. Rammento un esempio che vide protagonista un caro amico alla festa della FIOM… per la quale venivan offerti gratis panini e salamelle a tutte le persone di colore ma non al mio amico, il quale si vide negar il cibo solo per la sua carnagione bianca e l’accento un po’ troppo italiano, sebbene egli si trovasse veramente in gravi condizioni economiche e non vestiva che di stracci.
Prende il treno senza biglietto in quanto privo di denaro, siede a fianco dei neri sperando in una comune situazione contro l’arroganza della società ferrovie. Per assurdo il controllore multa solamente lui mentre al nero non chiede il biglietto.
A nulla valgono le sue proteste se non ad evitar la contravvenzione in cambio di esser sceso dal treno. Invece della solidarietà e dell’unione per la lotta al padrone, il povero amico mio vien disarcionato dallo Stato e financo deriso dal giovane e forte ragazzo di colore che lo osserva dall’alto sogghignando per presa visione di trovarsi in un paese che più anomalo non potrebbe essere….
Rifugiati e richiedenti asilo? Sembra che rappresentino solo il 2 % di coloro che stanno entrando in massa. E’ veramente il caso di prevenire questo ingresso non controllato prima di fare un fascio di ogni erba. Con simpatia, Lara, piccolo sforzo per conoscere meglio il fenomeno, prima di aprirsi al qualunquismo e alla approssimazione di giudizi. Grazie Lara, con simpatia.