A Roma si può stare al sicuro, dicono. Ma la polizia è sotto organico

15 Novembre 2015

Fino a che punto può essere previsto l’imprevedibile? Fra mille incertezze e l’incubo Isis, Roma arriva all’inizio del Giubileo, il prossimo 8 dicembre, con una domanda a cui è impossibile rispondere. Perché è vero come dice il ministro Alfano che «il Papa non viene in Italia appositamente per il Giubileo e noi eravamo chiamati a proteggerlo a prescindere». Ma solo tre mesi fa un elicottero ha sorvolato la città indisturbato per i funerali del boss Vittorio Casamonica, mettendo in evidenza tutte le lacune del sistema di sicurezza cittadino. Per questo a pochi giorni dall’inizio dell’anno santo indetto da Papa Francesco, le preoccupazioni sono più di una. Allo sforzo quotidiano dell’apparato investigativo delle forze dell’ordine, Carabinieri in primis, non corrisponde un adeguato interesse del Governo di Matteo Renzi, che, come nell’erogazione dei fondi per la città, sbloccati solo dopo le dimissioni di Ignazio Marino, anche sulla sicurezza si è mosso tardivamente, colmando solo in minima parte i vuoti di organico creati negli ultimi dieci anni dalle politiche di spending review che a Roma hanno duramente tutto il comparto, lasciando isolata una parte della città.

Eppure, dopo Parigi, a Roma come nel resto d’Italia, “l’allerta è massima”, ha detto ieri il ministro Angelino Alfano, affrontando la questione Isis. Le informative esistenti, allo stato attuale, non preoccupano. «Nessun attentato in vista», spiegano dall’interno dall’apparato sicurezza, ma una corposa attività di intelligence. Il prefetto Gabrielli da tempo ha avviato le esercitazioni con tutte le forze interessate, i canali investigativi con il mondo islamico esistevano già  e soprattutto ora sono stati notevolmente intensificati. Di sicuro c’è che il terrorismo globale dell’Isis può contare su una rete di simpatizzanti anche nella città di Roma, e questo non è mai stato un mistero, ma, al momento, nonostante i proclami su Twitter non si vedono pericoli imminenti. Certo, le difficoltà nel reperire informazioni sono tante, e non solo linguistiche, soprattutto in un mondo variegato e competitivo come quello dell’Islam cittadino, nient’affatto unito, ma al contrario diviso fra nazionalità e fazioni in lotta fra loro per il controllo dei fedeli. Alcune di queste comunità collaborano costantemente con le forze dell’ordine, segnalando le componenti più radicali, anche se non sono mancati nel tempo i tentativi di depistaggio, spesso dovuti a interessi personali.

A preoccupare, per ora, è soprattutto il ritardo con cui le istituzioni sono arrivate all’appuntamento del Giubileo. Dopo gli attentati di Parigi, Alfano ieri ha reso operativi altri 700 militari per il controllo della città, che si aggiungeranno alle 1.100 unità di rinforzo agli uffici di Roma (640 polizia, 388 carabinieri e 169 Guardia di finanza), nell’attesa che entrino in servizio anche le nuove annunciate assunzioni. Ma le forze dell’ordine continuano ad essere sotto organico in tutta la città: rispetto al Giubileo del 2000 quello della Polizia è diminuito del 12% circa (dati Silp/Cgil) e all’appello, rispetto alle previsioni di organico del 2005 (che prevedevano 5083 unità) mancherebbero di fatto 1.688 agenti (- 33%), numerosi servizi ridotti nel tempo (come le volanti notturne e i commissariati attivi 24 ore su 24) e adeguati equipaggiamenti (i giubbotti antiproiettile sono in scadenza).

La redistribuzione territoriale degli agenti, prevista anche dai 4 patti per Roma sicura che si sono succeduti dal 2007 ad oggi, non è mai stata realizzata, anche perché parte dei fondi previsti, non sono mai stati spesi. Quelli per l’adeguamento delle sale operative, l’acquisto di attrezzature informatiche e il potenziamento del parco auto, ad esempio, erano attesi dal patto del 2009. Ma dalla Regione Lazio sono arrivati solo nel luglio 2015. Mentre le nuove quattro caserme che dovevano essere ricavate da edifici pubblici non sono mai state allestite. Il risultato è che intere zone risultano praticamente “scoperte”: nel Municipio di Tor Bella Monaca, ad esempio, dove lo scorso anno comparvero scritte inneggianti al Califfato Islamico, c’è un solo commissariato in un territorio di 113 chilometri quadrati, abitato da 250mila persone.

La difficoltà nel presidiare in maniera completa la città, di fronte a una disorganizzazione territoriale difficilmente risolvibile senza una vera e propria riforma, rappresenta quindi il rischio maggiore per fronteggiare la  strategia “militare” dei terroristi dell’Isis, che ha costretto a ridisegnare anche geograficamente la mappa delle priorità, non facendo più distinzione fra centro e periferia. Gli obiettivi sensibili non sono più le ambasciate o i luoghi istituzionali, ma sono quegli spazi pubblici che divengono attaccabili in funzione della loro vulnerabilità, come testimoniano gli attentati terroristici di Parigi. E questo disorienta non poco gli inquirenti. D’altronde, «immaginare di presidiare militarmente ogni luogo di aggregazione sarebbe praticamente folle oltre che impossibile», viene detto.

Uno degli aspetti più delicati è costituito dalla rete metropolitana, che annualmente trasporta più di 270 milioni di utenti, destinati ad aumentare nei giorni del Giubileo. Accanto ai problemi infrastrutturali, infatti, i deficit di sicurezza qui sono sotto gli occhi di tutti. «Fino al 2011 c’era una guardia giurata per ogni stazione, che vigilava 24 ore al giorno – spiega un sindacalista –. Ora invece sono rimasti solo nei capilinea, a Termini e in qualche altra stazione più frequentata. Nell’accordo chiuso lo scorso 17 luglio avevamo chiesto, anche al prefetto,  che fosse rafforzata la vigilanza all’interno delle stazioni. Ma non abbiamo avuto nessuna risposta se non che per il Giubileo saremo affiancati da 120 operatori del servizio civile». A fare cosa, non si sa ancora.

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In copertina, l’incontro di ieri del premier Matteo Renzi con i capigruppo dei partiti dopo gli attentati a Parigi, CC

TAG: Giulibeo, isis, Roma, terrorismo
CAT: Roma

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