Memoria e Futuro

Alex volò leggero

di Marco Di Salvo 3 Luglio 2025

Il brutto di invecchiare, almeno per me, è che ogni volta che succede qualcosa di particolarmente negativo su cui noi come comunità non possiamo mettere becco o non siamo in grado di agire mi vengono in mente tutte le persone che sono scomparse da tempo. Da persone di famiglia a figure pubbliche, ripenso a loro e mi viene da dire, ricordandole con affetto, “Per fortuna che non ci sono più”. Per fortuna non sono costrette a vivere le nostre impotenza di fronte ad un mondo che riusciamo ad interpretare sempre con maggior fatica. Sempre che ne valga la pena, di interpretarlo.

E questi ricordi si fanno più presenti in occasione degli anniversari delle scomparse, come oggi, che si ricordano i trent’anni dalla “prematura dipartita”(per usare una ridicola definizione) di Alex Langer.

Oggi, noi che lo ricordiamo ma non abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo se non per via indiretta, ci prepariamo serenamente ad essere sommersi da melassa di vario tipo, da ponti e muri, citazioni dei suoi scritti pubblicati postumi trascinate da una parte all’altra secondo convenienza e solo in pochi ricorderanno com’era tremendamente solo e incompreso, negli ultimi giorni della sua vita. Solo in mezzo a tanti pacifisti, anche allora impegnati ad impedire guerre tramite resa (erano i tempi di un’altra guerra europea, quella nella già ex-Jugoslavia, più vicina a noi geograficamente ma trattata con lo stesso distacco odierno dai difensori della pace), incompreso nella sua “predicazione” da operatore di pace.

Gli stessi che oggi, probabilmente, lo onoreranno e ne trascineranno la memoria tra le proprie fila, in modo da servirsene alla bisogna.

La scelta, certamente ragionata, di mettere fine alla sua vita volontariamente fu il suo estremo saluto ad un mondo che sentiva di non essere più in grado di influenzare, con la sua azione politica, perso com’era in conflitti intestini tra persone con cui aveva condiviso tanti anni di lotta politica.

Forse Alex aveva visto (e sofferto) in nuce quello che viviamo oggi costantemente, l’incomprensione tra presunti simili, la perdita di legami essenziali, la sconfitta di idee che allora sembravano ancora in grado di attrarre moltitudini e invece già soffrivano di ripetizioni stantie. Di certo, Alex ha fatto bene a non esserci oggi. Chissà cosa avrebbe detto di quelli che continuano a pubblicare sui social le sue parole: “Continuate in ciò che era giusto” a commento di scelte che avrebbe giudicato profondamente sbagliate.

La sua morte precoce purtroppo non ha evitato che il suo pensiero si fossilizzasse in un culto della personalità ma questo non è certo colpa sua. Langer (e il suo ricordo) doveva essere leggero come un’idea, non un monumento. Perché, come amava dire, “il viaggiatore leggero” lascia strade, non cattedrali. Ma in questo paese pare essere proprio impossibile. Dovrebbe pensarci chi ne cura la memoria.

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