
Memoria e Futuro
Fratellastri d’Italia
Chissà se la presidente del consiglio, imballata tra le grane internazionali e i problemi di candidatura delle prossime regionali, sta pensando di cambiare il nome al suo partito. Eh sì perché viste le ultime vicende, forse sarebbe il caso di aggiornare il branding, come direbbero a Milano.
Ah, Fratelli d’Italia, quel partito che un giorno si sveglia con la voglia di conquistare il Paese e il giorno dopo deve spiegare come mai a Prato si fanno i conti con scandali che sembrano usciti da una puntata malriuscita di un reality show o di un film della commedia scollacciata italiana degli anni ’70. E non parliamo di un episodio isolato, sia chiaro: anche la Sicilia, questa terra che da sempre dà del filo da torcere a chiunque si avventuri nella politica locale, ha deciso che era ora anche lei di farsi notare, con un cocktail micidiale di cattive amministrazioni a guida Fdi (vedi Catania) e indagini che coinvolgono perfino lo storico esponente della destra siciliana Fabio Granata, nome che un tempo aveva un certo peso. Insomma, mentre Meloni sognava un’Italia affratellata tutta a strisce tricolori, nei territori i colori sono quelli della scarsa qualità amministrativa, delle inchieste e dei guai giudiziari.
Cominciando da Prato, questa piccola capitale toscana che ora sembra più un set per un noir che per un partito politico. Qui Fratelli d’Italia dopo aver condotto la battaglia con la ex-sindaca PD alle prese con accuse di corruzione e legami con la massoneria, si è trovata con esponenti locali coinvolti in scandali di revenge porn a quanto pare figli di faide interne che arriverebbero fino ad Empoli, con trame che intrecciano anch’esse mafia cinese, massoneria deviata e imprenditori un po’ troppo generosi con le mazzette. Pare che, nel bel mezzo di questo pandemonio, il partito abbia deciso di congelare le candidature, tipo freezer politico, in attesa che Roma mandi una qualche bacchetta magica per risolvere il problema. Peccato che a Palazzo Chigi le bacchette siano sempre più occupate a cercare la ricetta perfetta per la prossima campagna elettorale.
Nel frattempo in Sicilia, terra di lava e passioni, Fratelli d’Italia sta vivendo una vera e propria telenovela giudiziaria che farebbe impallidire qualsiasi sceneggiato di successo. Il protagonista di turno? Fabio Granata, ex assessore alla Cultura di Siracusa e paladino antimafia, ora alle prese con accuse da far tremare le vene ai polsi: associazione a delinquere, autoriciclaggio, bancarotta. E non è tutto: anche la vicenda di Gaetano Galvagno e dell’assessora Amata non smette di gonfiarsi, rischiando di trascinare con sé anche alti esponenti del partito.
Il risultato? Una crisi che più territoriale non si può, che sembra dire: credevate davvero che eravamo l’unico partito solido a livello territoriale, con un pedigree di onestà che sbandieravamo ai quattro venti? Perché, se Fratelli d’Italia, sorretto da una leadership nazionale solida (si spera), non riesce a mettere ordine nelle stanza dietro casa sua, come pensa di governare il Paese? Insomma, la situazione appare chiara: non bastano slogan e bandiere, ci vogliono uomini (e donne) liberi da guai giudiziari e dal passato oscuro. E se non si usa la bacchetta magica, la strada per Meloni e i suoi rischia di essere ancora più in salita.
Ecco il quadro: mentre l’Italia si barcamena e prova a guardare avanti, Fratelli d’Italia si ritrova invischiato in trame di ricatti, indagini e scandali che a Prato e in Sicilia stanno mettendo a dura prova la sua reputazione e la sua capacità di azione sul territorio. Insomma, la “creatura” di Meloni ha bisogno di una bella pulizia di primavera anticipata (forse il rebranding non basterà), meglio se fatta prima che arrivi l’autunno… politico, s’intende. Per ora, in attesa del miracolo romano, ai territori restano solo gli intrecci pericolosi, le polemiche e quella sensazione fastidiosa che, forse, la politica è ancora quel teatrino sempre ben lontano dal rinnovamento annunciato. Nonostante mamma Giorgia.
Devi fare login per commentare
Accedi