L'arco di Ulisse
Gaza: autodenuncia per i posteri
di Oscar Nicodemo
6 Maggio 2025
Io c’ero quando Gaza bruciava, andava in fumo e scompariva.
C’ero, quando tra le macerie i bambini emettevano l’ultimo gemito di dolore, prima di lasciarsi andare a una pace che metteva finalmente fine alla sofferenza.
C’ero ancora quando la morte, predisposta e assassina, copriva con la sua coltre la Palestina; quando gli assaltatori, dopo aver abbattuto le persone e le case, avvelenavano la terra e l’acqua, inquinando le falde e distruggendo gli ulivi, le piante della tradizione e delle Sacre Scritture, che gli sterminatori conoscevano bene: sapevano con compiutezza della colomba bianca, che, in seguito al Diluvio Universale, porta un ramoscello a Noè come simbolo di rinnovata pace tra Dio e gli uomini.
C’ero anche quando l’ipocrisia insostenibile dei governi occidentali camuffava la ripugnante indifferenza di fronte a una cosiddetta “pulizia etnica”, che è l’emblema stesso dell’orrore di cui l’uomo e la sua politica sono banditori.
E c’ero soprattutto quando il governo del mio paese, l’Italia, vendeva armi ai sionisti, non per combattere una guerra tra eserciti, ma per uccidere donne, anziani e bambini, rendendosi complice di un etnocidio che la storia rivendicherà come l’evento più malvagio e violento dell’era moderna.
C’ero, infine, quando i responsabili del massacro dei palestinesi, sionisti e non, israeliani e non, ebrei e non, cercavano, in maniera falsa e disonesta, di difendere la propria reputazione per conto della contraffatta morale di un potere intriso di imperialismo e razzismo.
Io c’ero mentre si perpetrava, difendeva e giustificava l’osceno che eliminava la Palestina e i palestinesi, in barba alle leggi, alle convenzioni e ai postulati.
E non ho fatto niente per ostacolare e bloccare questa barbarie.
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