
La parolaccia della settimana
GUERRA!
È questa la parolaccia che nessuno in Italia vuole pronunciare, per vari motivi. Ma di tanto in tanto scappa, sottovoce, dalla bocca di qualcuno, qualcuno che si accorge dei danni della guerra non troppo distante da noi e vede quest’ombra avvicinarsi sempre di più.
Altrove la guerra non sembra così tabù, da pronunciare, anzi, si mostrano i muscoli a scopo apotropaico.
Da noi guerra richiama alla mente l’ultima che ha coinvolto il nostro Paese con immense distruzioni e con perdite umane e di beni incommensurabili.
Io ho sempre in mente i crateri delle bombe che sventrarono Palermo nel 1943, con tante vittime civili e distruggendo il 90% del centro storico di questa città spettacolare che oggi è in grado di mostrare una rinascita, iniziata solamente negli anni Novanta del secolo scorso. Ma i frammenti di quella città che non esiste più non sono solo materiali: una società intera è stata cancellata e ciò che è venuto dopo ha facilitato (anche per accondiscendenza degli Stati Uniti) un’elefantiaca diffusione della mafia, coi problemi che tutti sanno. Ma nel 1943 palazzi monumentali, chiese, conventi, case di gente comune furono polverizzati, esattamente come avviene oggi a Gaza e a Kiev, per la mostra di forza degli angloamericani, che dovevano far vedere a Mussolini di cosa erano capaci. E Palermo fu il primo obiettivo, e doveva essere esemplare.
Le ferite della guerra durarono per sessant’anni dopo la fine delle ostilità e sono visibili, in alcuni punti della città antica, ancora oggi.
Le giovani generazioni, vissute in un’epoca di pace e consumismo, non hanno questa percezione, la guerra è qualcosa che riguarda tempi e paesi lontani, sono sempre gli altri a farla.
Ma quando la guerra è già dentro l’Europa, in un Paese che si può considerare (abbastanza) democratico come l’Ucraina, e a promuoverla è un autocrate russo (che non è a capo di una democrazia) fuori di zucca, assecondato da un altro autocrate forse fuori di zucca più di lui, che si finge amico o nemico a seconda di come si alza al mattino, che ha bisogno di vendere profumatamente le armi agli “alleati” europei in modo che il gioco sporco lo facciano loro e lui non si macchi ipocritamente le mani di un attacco diretto al rivale, allora forse è il momento di risvegliarsi dall’illusione ipnotica in cui siamo immersi.
L’autocrate russo provoca, testa, invia droni esperimento, qualcuno se ne accorge?
È scomodo, certamente, realizzare che una guerra è all’orizzonte, anche perché siamo un popolo abituato a programmare l’avvenire, a lavorare per goderci poi la pensione, a pensare al futuro dei propri figli, per chi se li può permettere, e abbiamo tutta una serie di agi e conforti che nemmeno ci rendiamo conto, sebbene negli ultimi decenni il livello dei servizi sia scaduto notevolmente.
I cittadini di Gaza si ritrovano esattamente come si ritrovavano i palermitani dopo i bombardamenti angloamericani, solamente che da loro dura da due anni senza sosta e tutto è stato sbriciolato, senza che si sia risolto nulla, e Gaza non ha un entroterra vasto come la Sicilia, la quale comunque poteva provvedere, in qualche modo, a sfamare gli sfollati.
I gazawi non hanno alcun modo di scamparla, anche perché loro sono una popolazione civile, non hanno un esercito per difendersi come invece Israele ha e usa a sproposito. E la milizia di Hamas è ben poca cosa, anche se è capace di eccidi e atti terroristici orrendi. Non esiste ormai più nulla in quella striscetta, nemmeno i siti archeologici, cose importanti che contribuiscono a formare l’identità di una nazione: la Storia.
Tutto cancellato. E i governi europei fanno quasi finta di niente, Israele ha sempre ragione. Un rimproverino, così, ogni tanto, perché sennò pare brutto, signora mia. Se la sbroglino loro, tra semiti. Non solo, i gazawi devono pure sentirsi dire che la striscia diventerà una concentrazione di resort e casinò per turisti ricchi, senza di loro ovviamente, che sono brutti, cattivi e sudici. Trump ha pure avuto il coraggio di dire questo.
È ciò che sta facendo anche Putin in Ucraina, rade al suolo le città, con tutto ciò che c’è, rapisce i bambini ucraini per poi riconvertirli in forma russa secondo il suo genio, mente spudoratamente sul fatto che la sua è un’operazione militare speciale e non una guerra. La mancanza di qualsiasi considerazione delle cose degli altri è patologica, sia nel caso di Putin che di Netanyahu. E Trump uguale, non gliene frega una beneamata e l’ipocrisia idiomatica e diplomatica di tutti è veramente vomitevole.
Noi assistiamo a questa carneficina in maniera ponziopilatesca senza capire bene che da un momento all’altro un conflitto sul territorio potrebbe riguardare anche noi. E noi non siamo preparati. Noi ci crediamo invincibili per la presenza di basi Nato e statunitensi sparpagliate dietro casa nostra. Ma ci sono anche migliaia di depositi di munizioni più o meno segrete dentro le nostre montagne, senza che noi ci rendiamo conto della polveriera su cui siamo seduti, noi consumiamo e basta, illudendoci che vivremo in una pace perpetua, è così da ottant’anni, perché mai dovrebbe cambiare. Siamo assuefatti a codesta narrazione drogata. Semplicemente perché schiacciati da tutto questo “benessere” (sempre meno benessere, ma in confronto ai gazawi è centori, come si dice a Firenze), quest’orgia di consumi indotti, soprattutto da un sistema che fa capo agli Stati Uniti e che ha contaminato il mondo intero, riempiendolo di cose inutili. Cose inutili che sono, per lo più, fabbricate proprio in casa del nemico, il quale ci tiene per le palle perché ormai produce tutto lui e sa che noi non possiamo farne a meno. La Cina non vuole l’annientamento dell’Europa e infatti frena Putin che al contrario vorrebbe riappropriarsi di ciò che, secondo lui, apparteneva alla Grande Russia: la Cina è interessata (oltre che a Taiwan) ad avere un mercato di consumatori ricchi che possano comprare il suo ciarpame. Siamo noi quei consumatori, Temu e Shein sono solo la facciata momentanea di quel consumo che produce un altro pianeta di rifiuti, se scoppia la guerra in Europa addio consumatori: Putin fa’ il bravo.
È per continuare a produrre miliardi di miliardi di cose inutili che si fanno le guerre, continuare a consumare, questo è l’importante, perché non si può interrompere il circolo vizioso senza uscita. Nel caso della guerra il consumo degli armamenti è un affare multimiliardario che riguarda un numero esiguo di beneficati.
Così s’instilla a poco a poco nella quotidianità delle persone l’eventualità, non così remota, di una guerra in Europa, ancora una volta, s’inizia a prospettare un futuro in cui si tornerebbe a fare il militare di leva (che, in un paese a crescita demografica 0 come il nostro, significa la sua fine, fine dei giovani e quindi fine di un Paese) in funzione di una qualche battaglia prossima ventura e, ancora una volta, si permette alla Germania di riarmarsi, dopo che ha provocato due guerre mondiali con milioni di morti e di genocidi programmati. Sì, perché non è un riarmo dell’intera Europa, organizzato per una difesa comune. Un’Europa, divisa, incerta su sé stessa, sulla propria identità, fomentata da scoregge populiste tra le peggiori possibili, dove perfino un partito neonazista cresce a dismisura nella stessa Germania, trasformandola in una bomba ad orologeria. Già visto, no, grazie.
L’Italia non è da meno con una mentalità sempre più fascista, incoraggiata da un fascismo vero e proprio che si sta impadronendo dell’alleato principale, ossia gli U.S.A. E il bello è che, da noi, i fascisti più fascisti di tutti non sono, in apparenza, i Fratelli d’Italia ma la Lega, con un capo che più inetto e orrendo non si può, uno che cavalca le tigri del momento e che si faceva chiamare comunista padano (c’è stato anche questo, per chi se lo ricorda) e che si è fatto affiancare, non trovando di meglio, da un ex-generale tuttofobo. Materiale di prima scelta per il dottor Freud.
L’avanzata neofascista si vede in tutta Europa, purtroppo, e questo è sempre il preludio che conduce alla parolaccia della settimana.
Il povero Walter Benjamin si suicidò quando si vide accerchiato dai nazifascisti. Se avesse aspettato un giorno ancora avrebbe avuto il visto per fuggire negli Stati Uniti che, allora, mostravano di essere il luogo dove rifugiarsi. Lui vedeva la Storia come un accumulo di rovine, l’Angelus Novus era sbigottito davanti alle catastrofi che si lasciava man mano alle spalle: creare una Storia nuova è quasi impossibile, perché la Storia è una catastrofe dopo l’altra il cui senso sfugge e solamente con un messia si può interrompere questo ciclo, un messia che azzera tutto e scrive la Storia nuova, anzi, forse meglio non scriverne più una perché abbiamo visto quanto dolore e distruzione ci siano stati nello svolgimento della Storia.
Quanti saprebbero sopravvivere in una nuova Europa nazifascista? Il bello è che, in un’Europa che deborda di governi irresponsabili, il re d’Inghilterra sembra la persona più saggia del mondo, colle sue proposte di pace e di ecologismo: gliele ha cantate chiaramente a Trump, in visita per un bagno monarchico, come se Carlo III, solamente invitandolo a cena, lo investisse di una carica regale, povero scemo di un ciuffo arancione. Tinto, naturalmente. Per chi non lo sapesse, tinto, in siciliano, significa cattivo. Trump è due volte tinto.
Gli Stati Uniti, poi, sono sull’orlo di una guerra civile, anche perché da loro le armi ai cittadini sono concesse per Costituzione, niente di più semplice, la prova della guerra civile fu il 6 gennaio di quattro anni fa, coll’insediamento di Biden, il quale è colpevolissimo di non aver risposto adeguatamente a quello scempio e di aver posto fine a quelle derive una volta per tutte, gli strumenti li aveva. E, infatti, per la sua debolezza, adesso gli usoniani si ritrovano il fascismo in casa, sempre più forte e sempre più illiberale, e il mondo si ritrova con una superpotenza fascista con un imbecille alla sua guida.
È triste costatare come le democrazie, o qualcosa che somiglia a una democrazia, i cui connotati a volte sono confusi, collassino così facilmente, basta poco, un po’ di disinteresse, e si ripiomba nella barbarie, quella sì facilmente riconoscibile.
Avete mai pensato come il nostro Paese, in caso di una guerra, non sia in grado di difendere sé stesso, i propri cittadini e, soprattutto, l’immenso patrimonio storico, artistico, monumentale e culturale, ossia ciò che tutto il mondo ammira e viene a visitare, la nostra identità? Ma il ponte sullo Stretto sembra una priorità, perfino militare, come ha sottolineato Salvini. Poveretto, da manicomio. E da manicomio sono pure i suoi sostenitori. Dottor Freud, ci prova lei?
Dal canto opposto c’è un mediocre movimento di opinioni, senza mai arrivare a un programma comune, un programma degno di questo nome, cosa che facilita la semplicità dei messaggi delle destre, che si riducono unicamente al: vedete, noi siamo uniti, gli altri non fanno che litigare. E poi, mentendo, basta con quest’antifascismo, dov’è il fascismo, non c’è più. La grande mistificazione. Questa indecisione, in caso di guerra, farà svanire tutto come fa il Vanish colle macchie. E noi, incapaci di pensare se non alle minchiate di tiktok e X, ci ritroveremo immersi in una guerra che non siamo stati in grado di vedere arrivare ma che era lì, al confine, ad aspettare il suo visto. Aveva ragione l’Angelus Novus a vedere solo catastrofi?
Devi fare login per commentare
Accedi