
Memoria e Futuro
Guerra alle vespe
L’altra mattina, controllando una finestra a ribalta che ho sul tetto di casa, mi sono accorto che nella cerniera si stava insediando un nido di vespe. In poche ore avevano costruito un piccolo vespaio, ordinatissimo. E avrebbero continuato se io, istintivamente e con un relativo sprezzo del pericolo, non lo avessi staccato a mani nude e tirato a breve distanza, chiudendo subito la finestra. La mattina dopo, riaprendola, ho notato che, nonostante lo avessi spaccato, le vespe stavano continuando a lavorarci intorno. A quel punto ho deciso di utilizzare una schiuma disinfettante specifica per quel tipo di insetti, sommergendo completamente il residuo di vespaio con questa soluzione. Nel pomeriggio, viste le vespe morte intorno, ho provato a tirare su il residuo del fabbricato e, con mia sorpresa l’ho trovato pieno di larve e pupae ancora vive. Ho subito ripreso la schiuma e ho completato l’opera di disinfestazione.
Ecco, in quel momento, non so perché mi sono venuti in mente Netanyahu, i leader della destra israeliana e i coloni che si insediano nelle terre formalmente palestinesi. Temo di aver capito cosa provano nella loro quotidianità, quel misto di paura e forza tipico dell’atto della sterminazione. Come nella disinfestazione, dove è cruciale distinguere tra vespe cartonaie (meno aggressive) e calabroni o vespe di terra (pericolose se minacciate), in Medio Oriente la precisione nell’identificare gli attori è vitale. L’attacco israeliano all’Iran di ieri è stato una “risposta mirata” a precedenti aggressioni, simile all’uso di spray specifici contro singoli insetti?
Entrambi i contesti richiedono diagnosi accurate: confondere un’ape con una vespa può costare caro, così come fraintendere le intenzioni di un avversario politico.
Disturbare un nido di vespe di terra può scatenare un attacco collettivo immediato. Analogamente, l’attacco israeliano all’Iran ha innescato timori di una guerra regionale. In entrambi gli scenari, la reazione è sproporzionata alla minaccia iniziale: una puntura isolata diventa uno shock anafilattico, una selva di missili e attacchi “mirati” si trasforma in un casus belli.
“Mai trattare un nido da soli se si è allergici”, avvertono i manuali di disinfestazione. Eppure, in politica, le potenze agiscono spesso senza “reti di sicurezza”. La lezione trasversale è chiara: la prevenzione (sigillare fessure o investire in diplomazia) è sempre preferibile alla cura. Mentre il mondo osserva con ansia il Medi Oriente, forse dovremmo ricordare che, come scrive l’Atlantic Council, “la guerra non è inevitabile” . Basta non colpire il nido sbagliato.
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