
L'architettura e noi
Il legno, sintesi e destino dell’architettura
L’ultimo numero di Domus è dedicato al legno. Vi è una immagine a doppia pagina delle foreste nel mondo; e potrebbe esserci un mondo di legno: in tutte le epoche, in tutti i luoghi materiale di costruzione. Sarebbe interessante, nel diacronico e nel sincronico una mappa di questo genere, che mostrerebbe gli straordinari sviluppi di questa materia rinascente.
Senza il legno l’architettura non esisterebbe o sarebbe qualcosa di non domestico, di misterioso. Come Castel del Monte nelle Puglie dove, non essendoci più le probabili congiunzioni lignee tra le diverse parti, resta appunto il mistero. Quanto dura, poi. Un tagliere o una trave, passano le generazioni ed è sempre quel ceppo.
Per non parlare delle macchine teatrali, segrete forme in movimento. Ecco, con il legno noi vediamo l’architettura come una macchina. “Una macchina par abitare” diceva Le Corbusier per la casa: e la definizione appare precisa. Tutte le case prefabbricate americane, da “macchine” aspirano ad essere architetture vere e proprie, con gli elementi e gli stilemi aggiunti.
Il legno si modella come si vuole, si vernicia come si vuole, segue l’intenzione palladiana dell’architettura come immagine, più che come materia. Venezia è tutta sorretta da pali di castagno, ontano, larice, quercia e pino: è fondamentalmente lignea. Non esisterebbe Venezia senza le foreste istriane. Le palificazioni delle architetture veneziane, con la mancanza di ossigeno, si pietrificano e il legno diventa eterno. Il legno diventa sintesi e destino dell’architettura.
In una sala del rinato Teatro La Fenice di Venezia, Aldo Rossi ha voluto ricostruire in scala ridotta la facciata del Palazzo della Ragione di Vicenza del Palladio, realizzata in legno, quasi a dire che il legno è il nucleo irrinunciabile di ogni architettura.
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