Memoria e Futuro
L’analisi illogica
“Per rispondere concretamente al caldo record registrato in queste settimane, il Ministero della Giustizia, attraverso il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), ha avviato l’acquisto di 1.000 congelatori orizzontali tipo “pozzetto” da destinare agli istituti penitenziari su tutto il territorio nazionale. L’iniziativa nasce come risposta concreta all’aumento delle temperature, con l’obiettivo di offrire sollievo alla popolazione detenuta durante i mesi estivi.
L’intervento, fortemente voluto dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e dal Capo del DAP, Stefano Carmine De Michele, rappresenta un segno di attenzione, rispetto e sensibilità verso le condizioni di vita delle persone ristrette, in linea con i principi costituzionali di umanità della pena e tutela della dignità individuale.
I congelatori pozzetto consentiranno una migliore conservazione degli alimenti e l’accesso a bevande e generi refrigerati, contribuendo a migliorare le condizioni quotidiane in un periodo caratterizzato da ondate di calore sempre più frequenti.
Questa misura si inserisce nel più ampio piano di interventi del Ministero per il miglioramento delle condizioni detentive e il rafforzamento dei diritti fondamentali, anche attraverso gesti semplici ma dal forte impatto umano e simbolico.”
Questo testo, che ha tutta la forma di un comunicato stampa, è stato copincollato e trasformato in notizia breve su quasi tutti i siti di informazione (e immagino così sarà su diversi quotidiani) così, senza commento, tranne qualche sporadica eccezione.
E invece andrebbe analizzato in profondità, nelle sue scelte stilistiche e di parole, per cogliere fino in fondo lo scollamento dalla realtà dei responsabili delle politiche nazionali sull’argomento giustizia, ministro in testa. Vivisezioniamolo insieme.
Questo comunicato ministeriale – che proclama in apertura di “rispondere concretamente”, e, due righe sotto (qualora non si fosse capito), una “risposta concreta al caldo record” tramite l’acquisto di congelatori “pozzetto” per carceri – è un capolavoro di sintassi imbullonata a semantica traballante, dove le subordinate trionfano come bandiere su una fortezza vuota. Si celebra con enfasi da tricolore l’”attenzione, rispetto e sensibilità verso le condizioni di vita” dei detenuti, ma l’unico soggetto concreto che emerge dalla pioggia di virgole sono mille freezer orizzontali, oggetti che per definizione raffreddano cibo, non celle sovraffollate.
Si sottolinea come sia “fortemente voluto” dal Ministro e dal capo del Dap (che firmano così la responsabilità di questa genialata), nell’ambito di un indefinito “piano di interventi”. Non sfugga il parallelo tra questa vicenda e un’altra di cui abbiamo parlato in questa rubrica poco tempo fa, segno di un idem sentire nelle soluzioni improbabili, tipiche del fare ammuina.
La distanza tra il linguaggio altisonante (“principi costituzionali di umanità della pena”, “tutela della dignità individuale”) e il risultato pratico (elettrodomestici da cucina) è abissale quanto un pozzo senz’acqua: mentre il periodo si dilunga in circonvoluzioni retoriche su “gesti semplici dal forte impatto umano”, la struttura logica tradisce che l’unico verbo d’azione reale è “acquistare congelatori”, presentato come soluzione magica a ondate di calore che sciolgono uomini, non surgelati.
Notevole come la prosa costruisca castelli di buone intenzioni (“migliorare le condizioni quotidiane”, “rafforzamento dei diritti fondamentali”) usando come unici mattoni frigoriferi industriali, mentre elude con maestria sintattica qualsiasi riferimento a riforme strutturali – per ventilazione, idratazione, sovraffollamento – sostituite dall’ipotetica gioia di bere una Coca-Cola fredda in cella a 40 gradi.
Il colmo dell’ironia grammaticale? L’uso del futuro (“consentiranno una migliore conservazione”) come tempo della speranza, mentre il presente indicativo delle carceri italiane (celle bollenti, servizi fatiscenti, sovraffollamento) rimane splendidamente assente dalla costruzione del periodo. Un esercizio di stile dove la cura formale delle virgole fa da contraltare perfetto allo sgarbo sostanziale della misura: perché decorare con subordinate dorate un’operazione che mette 5 congelatori ogni istituto di pena e che, nella migliore delle ipotesi, è un doveroso adeguamento delle dispense, viene trasfigurato in epopea umanitaria da un lessico così gonfio d’aria da sembrare prodotto da un condizionatore… quello strumento che però in carcere non c’è e non ci sarà neanche nel prossimo futuro, viste le intenzioni di chi gironzola oggigiorno tra Palazzo Chigi e Via Arenula.
Ma è un esempio di scuola (da conservare per le generazioni future) dell’analisi illogica della realtà che oggi è alla base di molte scelte dei nostri governanti. È, in sostanza, la versione meloniana della brioche di Maria Antonietta*.
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