India e Pakistan, i venti di guerra nel Kashmir ci riportano a molti racconti di film, romanzi e fumetti. solo che questa volta è tutto vero

Memoria e Futuro

Ma questa guerra, dove l’ho già vista?

di Marco Di Salvo 8 Maggio 2025

Chi, come me, è appassionato di letteratura d’evasione con qualche aggancio con la realtà (sia sotto forma di romanzi che di fumetti, per non parlare delle trasposizioni televisive o cinematografiche) avrà avuto qualche brivido alla schiena sentendo le notizie sull’escalation del conflitto tra India e Pakistan. Decine di romanzi, che siano spy stories o d’azione e i loro adattamenti hanno questo tema tra i vari che portano (o portavano) alla “guerra termonucleare”.

Il conflitto tra India e Pakistan rappresenta uno di quei rari casi in cui la geopolitica reale e la narrativa distopica si sovrappongono con inquietante precisione. Da decenni, questi due vicini nucleari vivono in uno stato di tensione perenne, offrendo agli autori di fantascienza un perfetto pretesto per immaginare scenari apocalittici.

È soprattutto nei romanzi di serie B degli anni ’80, che l’escalation nucleare indo-pakistana è un evergreen quasi quanto i mullet e le spalline imbottite. Autori con nomi improbabili (probabilmente falsi) riempivano pagine di tascabili con descrizioni minuziose di come un piccolo conflitto di confine nel Kashmir si trasformasse magicamente in una guerra termonucleare globale. Come se bastasse un singolo missile per convincere americani e sovietici a polverizzarsi a vicenda, così, per solidarietà.

I fumetti non sono stati da meno. Che si trattasse di supereroi o di altri generi, ogni tanto appariva un possibile conflitto indo-pakistano come luogo dove intervenire a “save the day”. Opere d’arte spesso dimenticabili in cui missili fiammeggianti attraversavano cieli color seppia, mentre i supereroi occidentali, invariabilmente in ritardo, contemplavano le ceneri radioattive del subcontinente con espressioni di drammatico rammarico.

Il cinema di serie Z ha poi elevato questi scenari all’assurdo. In film con budget sufficienti appena per due esplosioni e un attore famoso vent’anni prima, il conflitto indo-pakistano diventava il pretesto perfetto per riutilizzare vecchi footage di esplosioni nucleari in bianco e nero. L’immancabile generale indiano, spesso interpretato da un attore italiano o sapgnolo abbronzato, pronunciava frasi come: “Il Pakistan pagherà per questo!” prima di premere il fatidico pulsante rosso – perché ovviamente esiste sempre un pulsante rosso.

Il bello è che generazioni di spettatori e lettori, cresciuti con queste rappresentazioni, ora occupano posizioni di potere. Immaginate il cinquantenne che, davanti alle notizie di schermaglie al confine kashmiro, sussurra alla moglie: “È esattamente come in quel film con coso, come si chiama?”. Oppure il diplomatico che, durante una crisi reale, fatica a non sovrapporre le immagini del fumetto conservato gelosamente a casa alle analisi degli esperti.

C’è un elemento tragicomico nel pensare che le nostre aspettative sul futuro siano state plasmate da opere create principalmente per vendere popcorn o riempire scaffali. L’ansia nucleare subcontinentale è diventata un meme culturale prima ancora che esistessero i meme.

Mentre politologi seri analizzano complesse dinamiche geopolitiche, una parte del nostro cervello continua a visualizzare scene già viste o lette in pagine di fumetti oramai ingiallite.

Ma forse la vera ironia è che questi scenari apocalittici – per quanto esagerati – hanno contribuito a mantenere viva la consapevolezza del rischio. Come il memento mori nucleare che ci ricorda quanto sia sottile la linea tra la pace e l’annientamento totale. E se un giorno dovessimo davvero affrontare un’escalation nel subcontinente, almeno potremo dire: “L’avevo già visto in quel film. Però l’attore che interpretava il premier indiano era molto più carismatico.”

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