La moda e le mode

Ornella Vanoni e gli stilisti: storia di abiti, affetti e rivelazioni

di Chiara Perrucci 22 Novembre 2025

Ornella Vanoni è stata una straordinaria tessitrice di ponti: una delicatezza ruvida, una femminilità che non si piega ai cliché, un’eleganza essenziale che parla con chi l’ha ascoltata e ammirata

 

Ornella Vanoni, con la sua voce bassa come un velluto notturno, non ha mai indossato un vestito: lo ha sempre interpretato.
E per questo gli stilisti l’hanno amata – profondamente, istintivamente, inevitabilmente. La sua è la storia di una donna che non ha mai avuto bisogno di gridare per essere icona. E gli abiti, attorno a lei, non erano ornamenti: erano compagni di viaggio.

Gianni Versace: il folgorante gioco della seduzione e della verità

Con Gianni Versace, Ornella aveva un rapporto speciale, più simile a una passione estetica che ad una semplice collaborazione. Versace la guardava come si guarda una donna vera, piena, ironica, mai prevedibile. Le mandava abiti come si mandano fiori a una donna che si vuole sorprendere. I colori, le forme, i tagli Versace su di lei diventavano dialoghi sinceri. Tra loro c’era una tensione creativa che illuminava entrambi: Versace vedeva in lei la sensualità non ostentata; lei vedeva in lui il coraggio del bello che osa. Con Versace, Ornella brillava.
Ma senza mai perdere la sua ombra, che per lei era una parte fondamentale dell’eleganza.

Gianfranco Ferré: la scultura del corpo, la profondità del silenzio

Se Versace era il fuoco, Gianfranco Ferrè era l’aria calma che scolpisce la forma. Ferré la vestiva come un architetto del destino: rispettando le geometrie del suo corpo e quelle ancora più invisibili del suo carattere. Il celebre abito di velluto scuro che Ferré le dedicò sembrava una notte addosso: profondo, elegante, perfetto. Ferré non cercava in Ornella la seduzione: cercava la struttura, la dignità, la postura interiore. Lei portava i suoi abiti con quella grazia che appartiene a chi ha imparato a stare nel mondo senza chiedere il permesso.

Dior: la luce contemporanea che abbraccia una diva eterna 

La collaborazione con  Dior  è arrivata in una stagione matura della sua vita, quando Ornella aveva già attraversato tempeste e trionfi. E forse è per questo che gli abiti Dior sembravano fatti di luce posata con lentezza. Sotto la direzione di Maria Grazia Chiuri, Dior l’ha vestita per i suoi tour e per alcune apparizioni pubbliche. Capi essenziali, puliti, quasi meditativi. Proprio come lei. In Dior, Ornella era una regina moderna: sobria, intensa, luminosa senza ostentare. Una donna che non aveva più bisogno di dimostrare nulla, ma che continuava a insegnare – con un gesto, con un sorriso, con una pausa tra due parole.

Giorgio Armani: la linea della verità, l’amicizia che resta

Il rapporto  Giorgio Armani   è stato un affetto discreto, profondo, di quelli che non cercano la scena. Armani era eleganza asciutta; Ornella era anima essenziale. S’erano trovati. Armani è stato uno dei primi stilisti a vestirla con continuità. Tra i due era nata una stima reciproca, una complicità fatta di silenzi e di intuizioni, non di clamore. E quando Armani è scomparso, Ornella lo ha salutato con parole semplici e potentissime:
«Addio, guerriero», riconoscendo in lui il coraggio di chi difende la bellezza come un valore, non come un lusso. Indossare Armani, per lei, significava spogliarsi del superfluo. E rimanere, finalmente, se stessa.

Le amicizie tra Vanoni e gli stilisti non erano mai superficiali. Non erano — come spesso accade nel mondo dello spettacolo — incontri di circostanza. Erano unioni autentiche tra personalità libere, forti, complesse. Gli stilisti la cercavano perché Ornella non era una modella da vestire, ma un’anima da interpretare. In lei vedevano: l’eleganza naturale di chi ha sofferto senza spezzarsi, la sensualità dei silenzi, la femminilità che non si arrende all’idea di femminile, l’intelligenza che brilla come una gemma nascosta, l’autoironia che salva da tutto. Con ogni abito, lei raccontava una storia. Con ogni amicizia, costruiva un pezzo di sé.

E così Ornella cammina ancora… dentro la musica e dentro la moda.
Come una linea continua che nessuno ha il coraggio di interrompere.
Come una voce che non finisce quando tace.
Come una donna che non segue il tempo: lo anticipa, lo seduce, lo consola.

Gli stilisti l’hanno amata perché lei era — e resterà — una musa viva, capace di trasformare un vestito in emozione e un’emozione in stile. Una ispirazione continua per il mondo della Moda.

La femminilità che non chiede scusa

Essere donna, per Ornella, significava riflettere la complessità della vita senza paura. Significava conservare la dolcezza anche quando si era stanche, e saper ridere di sé anche quando il cuore tremava. La sua ironia – un po’ ruvida, un po’ elegante, sempre intelligente – era un velo di seta steso sulle sue fragilità. La femminilità, per lei, non era una posa: era un modo di respirare.

Ornella Vanoni non ha lasciato semplici canzoni. Ha lasciato stanze emotive in cui tornare. Ha lasciato un modo di stare al mondo: diritto, sensibile, curioso, gentile. Ha lasciato una moda che non passa, perché non segue stagioni ma stati d’animo. La sua voce continua a muoversi come una mano leggera che accarezza. Il suo stile come un ricordo nitido che non sbiadisce. La sua anima come un invito a vivere la vita con sincerità, con eleganza, con un sorriso che sa di verità. Ornella Vanoni è una donna senza fine. E ciò che è senza fine non smette mai di cantare e di brillare.

Ornella Vanoni che indossa rispettivamente creazioni di Ferrè, Dior, Versace, Armani.
Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è anche piattaforma di giornalismo partecipativo

Vuoi collaborare ?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.