Memoria e Futuro
Striscia la polemica
L’altro giorno mi sono ritrovato per caso a leggere qual’era la routine quotidiana di Winston Churchill. La riporto qui, per chi non la conoscesse.
“Si svegliava alle 7:30, faceva colazione e beveva whisky con soda a letto, dove rimaneva per tre ore e mezza leggendo i giornali, facendo corrispondenza e lavorando, prima di alzarsi per fare una passeggiata. Passeggiava per due ore bevendo whisky e presumibilmente tirando cose ai servitori, poi si sedeva per pranzo e beveva una pinta di champagne. Dopo un pranzo di due ore e mezza, lavorava per novanta minuti con un bicchiere di cognac prima di fare un sonnellino di novanta minuti. Passava altri novanta minuti senza far nulla di preciso prima di sedersi a cena. La cena di solito durava fino a mezzanotte, con un’altra pinta di champagne e qualche sigaro. Dopodiché si alzava e lavorava per almeno un’altra ora, a volte tre, alimentato da altro brandy.”
Chissà cosa ne avrebbero pensato e che belle interpellanze avrebbero scritto sul tema i favolosi parlamentari di Italia Viva che sono stati protagonisti dell’ultimo balletto italiano degli scandali sui voli di Stato: un siparietto che va in scena da anni con il pubblico sempre più distratto. L’ultimo atto? Il viaggio a New York della premier Giorgia Meloni con la figlia, polemica sollevata da uno dei (pochi) pupilli di Matteo Renzi. Il quale magari volevano sfruculiare l’attenzione della popolazione sui presunti incontri “occulti” della premier ma sono stati “rimbalzati” sulla “notizia” principale: niente voli di Stato, tutta roba privata e — sorpresa! — voli di linea. Scandalo? Manco per sogno. Si alzano i soliti stacchetti di polemica, mentre la destinataria di tutta la fatica, l’opinione pubblica, ormai sta altrove, tra meme e serie tv, lasciando questo eterno teatrino a godersi applausi risicati di un sempre più ristretto numero di spettatori un po’ annoiati.
È un classico: governo e opposizione giocano da decenni a rincorrersi con le denunce sui costi dei voli, le interrogazioni parlamentari e le querele annunciate. Ma il pubblico? Se ne sbatte. L’indignazione è diventata un’abitudine pigra, un sottofondo poco interessante in una società distratta, dove si preferisce cambiare canale piuttosto che aggiornarsi sul politico di turno che si fa traghettare in elicottero.
Ecco che allora questa eterna disputa perde senso, diventando più una danza rituale che un vero confronto politico. Non più scandalo reale, ma un balletto che serve soprattutto a provare a mantenere alto il sipario mediatico, un copione conosciuto e ripetuto a memoria anche dagli spettatori ormai annoiati.
Come non notare il parallelo tra questa vicenda con l’altro grande protagonista del teatro dell’indignazione italiana? Striscia la Notizia, la storica fabbrica di scandali e denunce ormai in pieno tramonto. Il tg satirico che un tempo scatenava risate amare e indignazioni di massa oggi fa i conti con uno share in costante calo e un pubblico che sembra preferire di gran lunga altri programmi (non solo televisivi). Il tramonto dello share nella stagione 2024-2025, a fronte di ascolti che un tempo erano numeri da capogiro, segnala che perfino la regina dell’indignazione mediatica fatica a tenere svegli gli spettatori.
Insomma lo spettacolo di denuncia non raccoglie più la stessa passione di un tempo, una sorta di stanchezza collettiva in cui il botta e risposta tra governo e opposizione sul “chi ha abusato dell’elicottero” e il “chi ha fatto volare più volte il Falcon blu” diventa una sorta di sottofondo poco ascoltato, come la sigla finale di Striscia che una volta conduceva tutti al prime time serale.
La freddezza conclamata del pubblico verso i presunti scandali sui voli di rappresentanza e il calo implacabile di un programma che ha fatto della denuncia satirica la sua bandiera mettono in luce un fatto semplice ma inquietante: l’indignazione politica, in Italia, è diventata uno spettacolo di nicchia per addetti ai lavori e che il grande pubblico ormai guarda per inerzia o passione nostalgica.
E allora, mentre il governo e l’opposizione continuano instancabilmente a ballare il valzer dei voli di Stato, la maggior parte degli italiani ha già deciso il proprio ritmo: sorseggiare un caffè, scorrere il telefono e aspettare che il sipario cali su un episodio ciclico di una telenovela politica senza più mordente. Rimpiangendo Winston, naturalmente.
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