La moda e le mode

Versace: dal genio di Gianni al futuro dorato del gruppo Prada

di Chiara Perrucci 28 Novembre 2025

La storia di Versace non è una semplice cronaca di moda: è un racconto di fiamme, di audacia, di visioni che hanno cambiato il concetto stesso di glamour. È la storia di un ragazzo di Reggio Calabria che ha trasformato il proprio sguardo in un impero estetico

 

L’epopea del marchio Versace è una delle narrazioni più intense e affascinanti del  Made in Italy — un racconto di talento visionario, stile audace e trasformazioni radicali. È il 1978 quando Gianni Versace, insieme al fratello Santo Versace e alla sorella Donatella Versace, lancia quel marchio che sarebbe diventato sinonimo di glamour, eccesso e femminilità potente.
Gianni imprime fin da subito una cifra stilistica unica: abiti audaci, sensuali, teatrali — seduzione e superficie aristocratica, miste a quel gusto per il colore, i motivi barocchi, l’oro e il nero che avrebbero definito l’estetica Versace. Negli anni ’80 e ’90, Versace non è solo moda: è mito. Gianni capisce il potere delle muse — le modelle non sono più semplici “corpi da sfilata”, ma diventano icone: volti, corpi, personalità. Con loro, la maison ridefinisce il concetto di fashion-show, portando la moda verso una nuova spettacolarizzazione. Ma quel sogno viene spezzato brutalmente il 15 luglio 1997, con l’assassinio di Gianni a Miami — un evento che segna la fine di un’era.

Il tragico epilogo e la rinascita con Donatella e Santo

Dopo la morte di Gianni, la responsabilità creativa passa a Donatella — un compito enorme, per portare avanti un’eredità così ingombrante. Ma lei non si tira indietro. Con il fratello Santo al fianco nella parte amministrativa, la stilista sceglie di continuare a far vivere Versace seguendo la visione di Gianni, aggiungendo tuttavia un tocco contemporaneo. Donatella non ha paura di osare: abbraccia e valorizza l’eredità del brand, reinterpretandola per le esigenze di nuovi tempi. Abiti iconici, celebrazioni spettacolari, il fascino della “femme fatale” contemporanea — Versace rimane sinonimo di seduzione, lusso e provocazione.  Il marchio continua ad essere amato da star e celebrità, grazie al suo DNA inconfondibile: audace, sexy, immediatamente riconoscibile. La “testa di Medusa”, simbolo che da sempre accompagna Versace, diviene emblema di forza, potere e bellezza ipnotica — un’icona che attraversa decenni.

Dal barocco alla Medusa: l’evoluzione del simbolo

Con il passare degli anni, l’immagine del marchio si consolida attorno al volto di Medusa: simbolo di fascino, hypnotic allure, classicità mitologica e contemporaneità. La “Medusa” non è solo un logo — è un’identità, un richiamo a un ideale di bellezza forte, seducente, immortale. Questo emblema ha permesso a Versace di superare mode e epoche: dal barocco degli anni ’80-’90, all’estetica contemporanea, restando comunque fedele a se stesso. Oggi la Medusa continua a rappresentare quel mix inconfondibile di audacia, eleganza e potere.

Il nuovo capitolo: verso il futuro con il gruppo Prada Group e l’ascesa di Lorenzo Bertelli

È la primavera del 2025 quando Prada Group  annuncia l’acquisto del 100% di Versace da Capri Holdings per 1,25 miliardi di euro — un’operazione che sancisce il ritorno della maison alla proprietà italiana. Un segnale forte per l’industria del lusso: Prada, con tutta la sua struttura e know-how, si prepara a offrire a Versace piattaforme retail, capacità industriali e supporto operativo per rilanciare il brand su scala globale. Al vertice di questo nuovo percorso c’è Lorenzo Bertelli, figlio di Miuccia Prada e di Patrizio Bertelli — già Chief Marketing Officer e responsabile della responsabilità sociale del gruppo. A 37 anni, diventa Presidente esecutivo di Versace: sarà lui a traghettare il marchio in questa nuova era. Bertelli stesso ha dichiarato che nei primi mesi non prevede grandi rivoluzioni: l’obiettivo è preservare l’identità forte di Versace, rispettarne l’heritage — ma allo stesso tempo valorizzare un potenziale che, secondo lui, il marchio ha molto più grande del fatturato attuale. Un approccio strategico e paziente, con orizzonte 24–48 mesi, che punta su creatività, qualità, retail e la forza di una piattaforma consolidata — per dare nuova linfa a una delle maison più iconiche del lusso.

Le muse — le star e le top model che hanno consacrato Versace

Negli anni ’90, Versace fu tra le prime maison a trasformare le modelle in vere e proprie celebrità: volti noti, icone mediatiche, destinatarie del sogno femminile globale. Naomi Campbell, Cindy Crawford, Helena Christensen, Claudia Schiffer, Carla Bruni — tutte parte del pantheon delle top model anni ’90 — divennero il volto di Versace. Il loro carisma, la loro presenza, la loro forza ha fatto della maison una fabbrica di sogni. E non solo: il concept di “supermodel” — modella con status di star — deve molto a Versace. Le sue sfilate, le sue campagne, la sua estetica audace hanno contribuito a trasformare la moda in un fenomeno di massa, fatto di volti, storie e desideri. Nel corso del tempo, la maison ha saputo anche rinnovarsi: pur restando fedele alla sua identità, ha saputo cavalcare generazioni diverse di modelle e celebrità, adattandosi alle nuove estetiche e sensibilità. Quel che emerge dalla storia di Versace è la parabola di un marchio che ha saputo incarnare un ideale di bellezza audace e universale. Dal genio tragico di Gianni, alla tenacia creativa di Donatella, fino al nuovo corso guidato da Bertelli sotto l’ombrello del Gruppo Prada — Versace oggi si trova di nuovo all’alba di un capitolo importante. Un capitolo che promette di coniugare identità e modernità, heritage e rinnovamento, sotto la direzione creativa di Dario Vitale.

Sfilata celebrativa Versace 2024. Courtesy of Versace .
Donatella Versace insieme alle Super Top Model anni ’90. Courtesy of Versace.
Gianni Versace. Courtesy of Versace.
Gianni Versace al termine di una delle sue ultime sfilate. Courtesy of Versace.
Sfilata Atelier Versace Anni ’90. Courtesy of Versace.
Sfilata Atelier Versace Anni ’90. Courtesy of Versace.

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