La moda e le mode
Versace: dal genio di Gianni al futuro dorato del gruppo Prada
La storia di Versace non è una semplice cronaca di moda: è un racconto di fiamme, di audacia, di visioni che hanno cambiato il concetto stesso di glamour. È la storia di un ragazzo di Reggio Calabria che ha trasformato il proprio sguardo in un impero estetico
L’epopea del marchio Versace è una delle narrazioni più intense e affascinanti del Made in Italy — un racconto di talento visionario, stile audace e trasformazioni radicali. È il 1978 quando Gianni Versace, insieme al fratello Santo Versace e alla sorella Donatella Versace, lancia quel marchio che sarebbe diventato sinonimo di glamour, eccesso e femminilità potente.
Gianni imprime fin da subito una cifra stilistica unica: abiti audaci, sensuali, teatrali — seduzione e superficie aristocratica, miste a quel gusto per il colore, i motivi barocchi, l’oro e il nero che avrebbero definito l’estetica Versace. Negli anni ’80 e ’90, Versace non è solo moda: è mito. Gianni capisce il potere delle muse — le modelle non sono più semplici “corpi da sfilata”, ma diventano icone: volti, corpi, personalità. Con loro, la maison ridefinisce il concetto di fashion-show, portando la moda verso una nuova spettacolarizzazione. Ma quel sogno viene spezzato brutalmente il 15 luglio 1997, con l’assassinio di Gianni a Miami — un evento che segna la fine di un’era.
Il tragico epilogo e la rinascita con Donatella e Santo
Dopo la morte di Gianni, la responsabilità creativa passa a Donatella — un compito enorme, per portare avanti un’eredità così ingombrante. Ma lei non si tira indietro. Con il fratello Santo al fianco nella parte amministrativa, la stilista sceglie di continuare a far vivere Versace seguendo la visione di Gianni, aggiungendo tuttavia un tocco contemporaneo. Donatella non ha paura di osare: abbraccia e valorizza l’eredità del brand, reinterpretandola per le esigenze di nuovi tempi. Abiti iconici, celebrazioni spettacolari, il fascino della “femme fatale” contemporanea — Versace rimane sinonimo di seduzione, lusso e provocazione. Il marchio continua ad essere amato da star e celebrità, grazie al suo DNA inconfondibile: audace, sexy, immediatamente riconoscibile. La “testa di Medusa”, simbolo che da sempre accompagna Versace, diviene emblema di forza, potere e bellezza ipnotica — un’icona che attraversa decenni.
Dal barocco alla Medusa: l’evoluzione del simbolo
Con il passare degli anni, l’immagine del marchio si consolida attorno al volto di Medusa: simbolo di fascino, hypnotic allure, classicità mitologica e contemporaneità. La “Medusa” non è solo un logo — è un’identità, un richiamo a un ideale di bellezza forte, seducente, immortale. Questo emblema ha permesso a Versace di superare mode e epoche: dal barocco degli anni ’80-’90, all’estetica contemporanea, restando comunque fedele a se stesso. Oggi la Medusa continua a rappresentare quel mix inconfondibile di audacia, eleganza e potere.
Il nuovo capitolo: verso il futuro con il gruppo Prada Group e l’ascesa di Lorenzo Bertelli
È la primavera del 2025 quando Prada Group annuncia l’acquisto del 100% di Versace da Capri Holdings per 1,25 miliardi di euro — un’operazione che sancisce il ritorno della maison alla proprietà italiana. Un segnale forte per l’industria del lusso: Prada, con tutta la sua struttura e know-how, si prepara a offrire a Versace piattaforme retail, capacità industriali e supporto operativo per rilanciare il brand su scala globale. Al vertice di questo nuovo percorso c’è Lorenzo Bertelli, figlio di Miuccia Prada e di Patrizio Bertelli — già Chief Marketing Officer e responsabile della responsabilità sociale del gruppo. A 37 anni, diventa Presidente esecutivo di Versace: sarà lui a traghettare il marchio in questa nuova era. Bertelli stesso ha dichiarato che nei primi mesi non prevede grandi rivoluzioni: l’obiettivo è preservare l’identità forte di Versace, rispettarne l’heritage — ma allo stesso tempo valorizzare un potenziale che, secondo lui, il marchio ha molto più grande del fatturato attuale. Un approccio strategico e paziente, con orizzonte 24–48 mesi, che punta su creatività, qualità, retail e la forza di una piattaforma consolidata — per dare nuova linfa a una delle maison più iconiche del lusso.
Le muse — le star e le top model che hanno consacrato Versace
Negli anni ’90, Versace fu tra le prime maison a trasformare le modelle in vere e proprie celebrità: volti noti, icone mediatiche, destinatarie del sogno femminile globale. Naomi Campbell, Cindy Crawford, Helena Christensen, Claudia Schiffer, Carla Bruni — tutte parte del pantheon delle top model anni ’90 — divennero il volto di Versace. Il loro carisma, la loro presenza, la loro forza ha fatto della maison una fabbrica di sogni. E non solo: il concept di “supermodel” — modella con status di star — deve molto a Versace. Le sue sfilate, le sue campagne, la sua estetica audace hanno contribuito a trasformare la moda in un fenomeno di massa, fatto di volti, storie e desideri. Nel corso del tempo, la maison ha saputo anche rinnovarsi: pur restando fedele alla sua identità, ha saputo cavalcare generazioni diverse di modelle e celebrità, adattandosi alle nuove estetiche e sensibilità. Quel che emerge dalla storia di Versace è la parabola di un marchio che ha saputo incarnare un ideale di bellezza audace e universale. Dal genio tragico di Gianni, alla tenacia creativa di Donatella, fino al nuovo corso guidato da Bertelli sotto l’ombrello del Gruppo Prada — Versace oggi si trova di nuovo all’alba di un capitolo importante. Un capitolo che promette di coniugare identità e modernità, heritage e rinnovamento, sotto la direzione creativa di Dario Vitale.






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