Mio caro segretario…

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12 Maggio 2019

Caro Francesco Sinopoli, segretario del mio sindacato,
ti scrivo la mia posizione in merito allo sciopero del 17 maggio.

Nelle settimane passate il nostro sindacato, la FLC, aveva fortemente contribuito a costruire un consenso ampio contro la proposta di regionalizzazione della scuola che era sfociato nell’appello #restiamouniti, del 15 febbraio scorso.

L’appello ha riscosso un vasto consenso, ha mobilitato energie e speranze, anche perché per la prima volta, dal maggio del 2015, quando si scioperò contro la legge 107, non era mai capitato di vedere unite ben sette sigle sindacali nazionali (FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, Gilda Unams, SNALS Confsal, Cobas, Unicobas Scuola e Università ) e venticinque associazioni nazionali.

E’ fuor di ogni dubbio la volontà del nostro sindacato di impegnarsi a fondo contro questa scellerata proposta di destrutturazione della scuola pubblica che viene contrabbandata come “autonomia regionale differenziata”. Questo è stato ribadito chiaramente, se ancora ce ne fosse bisogno, nell’ordine del giorno del 3 maggio (link qui)

D’altra parte è pur vero che l’intesa del 24 aprile, quella che ha portato alla sospensione dello sciopero, ha creato non poco disorientamento. Io per primo ho reagito molto negativamente e ho faticato a comprenderne le ragioni.
A molti di noi è sembrato assurdo che si mettesse a rischio una unità di azione così importante e faticosamente raggiunta per delle semplici promesse preelettorali.

Poi però credo di aver capito.

Un sindacato non è un partito politico. Questi possono permettersi di agire in modo “politico” tradizionale, agitandosi sul proscenio e contrapponendosi “ferocemente” fino a trovare, magicamente, una repentina intesa in parlamento.
Al contrario, una grande organizzazione di massa, come la FLC, deve innanzitutto saper trattare, e condurre trattative a volte lunghe e logoranti, per raggiungere, gradino dopo gradino, delle intese che siano valide per i propri rappresentati. Non conta quanta scena si faccia, conta raggiungere il risultato, che, in questo caso, è uno solo: fermare la regionalizzazione della scuola.

In tale circostanza è già da considerare un successo il lavoro svolto dal nostro sindacato per portare alla firma dell’appello gli altri due grandi sindacati confederali (sulla cui adesione inizialmente non ci si poteva contare con certezza).

Ed è stato ancora più importante vedere che questa unità, che ha cominciato a produrre risultati visibili sui media, che avevano fino ad allora ignorato la regionalizzazione, ha addirittura costretto il governo a convocare i sindacati firmatari dell’appello per trattare la questione.

Questo risultato non era affatto scontato: i governi precedenti ci avevano abituati ad una inqualificabile mancanza di rispetto per il ruolo del sindacato. Ricordo ancora un leader di un grande partito, ai tempi al governo, che alcuni anni fa teorizzava l’inutilità dei “corpi intermedi” e si arrogava il diritto di decidere senza minimamente consultarli. Essere tornati al tavolo di trattativa col governo è stato un altro grande risultato di questa mobilitazione unitaria.

La convocazione del premier Conte, inoltre, non è stata importante per le promesse contenute sull’intesa, ma perché ha anche saputo incunearsi nelle contraddizioni esistenti fra i partiti di governo, e questo potrebbe portare a risultati insperati fino a poche settimane addietro.

Sicuramente tu avresti voluto raggiungere altri risultati in quella notte del 24 aprile, ma, non essendo la FLC l’unico attore in gioco, immagino che sulla decisione di apporre la firma all’intesa abbia inciso anche la necessità di mantenere unito l’intero fronte dei sindacati confederali, per poter continuare la lotta contro la regionalizzazione anche nei mesi seguenti. Sono decisioni sofferte, che a volte occorre saper prendere. E sono responsabilità che il leader di una organizzazione deve assumersi.

Tuttavia, come il nostro sindacato ha ben ribadito, adesso non bisogna fermare la mobilitazione e occorre tenere alta l’attenzione dei mezzi di informazione.

Io ritengo che lo sciopero del 17 maggio, tenuto ancora in piedi da altri due dei sindacati che lo avevano inizialmente proclamato insieme a noi, rappresenti una importante occasione di mobilitazione, e vada esattamente nella direzione che la FLC auspica. La sua buona riuscita, ovviamente nei limiti che può avere uno sciopero indetto solo da una parte del mondo sindacale, starà a dimostrare che nonostante la sospensione del 24 aprile, la categoria dei lavoratori della scuola è attenta ed è pronta a mobilitarsi per difendere l’unitarietà della scuola italiana. Sicuramente una riuscita di questo sciopero sarà da stimolo a tutte le altre organizzazioni, anche a quelle eventualmente più restìe, a continuare ad opporsi alla regionalizzazione. E darà quindi forza alla posizione chiara e netta della FLC, contro la regionalizzazione.

Come iscritto alla FLC-CGIL ho quindi, autonomamente, deciso di aderire allo sciopero del 17. Non prendere questa mia decisione come una sconfessione del tuo operato, che anzi ho compreso e apprezzato, ma come l’unico modo che ha un semplice iscritto per poter sostenere il proprio sindacato e dimostrare che la base è pronta a mobilitarsi quando sarà il momento.

So che verrai a Pavia il prossimo 16 maggio, alle ore 10:00, presso l’Istituto Volta, per una delle tante assemblee che stiamo organizzando contro la regionalizzazione, e avremo modo magari di discuterne anche dal vivo.

Un caro saluto

TAG: Autonomia e Secessione, regionalismo differenziato, scuola pubblica
CAT: scuola, Sindacati

2 Commenti

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  1. gianmario-nava 5 anni fa

    Il liceo frequentato da mio figlio, un discreto liceo scientifico, faceva una sostanziosa selezione degli studenti, valutandoli in modo netto. Gli insegnanti del suddetto liceo, però, erano liberi da ogni valutazione ed indirizzo, tanto che il preside lamentava di non avere potere alcuno di incidere in alcuni casi di pesanti disfunzionalità imputabili ai professori. Ora, scioperate pure contro le regionalizzazioni (per altro in Costituzione) e lamentatevi pure dello scarso ruolo del sindacato ma ditemi: i diritti dei cittadini allievi ad avere una scuola a misura delle loro esigenze attuali (il latino aiuta a ragionare! perchè la biologia o i linguaggi di programmazione no?) con che strumento possono essere tutelati?

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  2. salvatore-salzano 5 anni fa

    Potrebbe restare sorpreso dalla mia posizione sull’autonomia. Rifiuto totalmente quella che ci sta venendo propinata come tale, perché io sono un sostenitore dell’autonomia come modello politico. L’ho scritto chiaramente qui:
    https://www.glistatigenerali.com/governo_scuola/autonomia-una-risposta-da-sinistra/
    Quindi se avrà la pazienza di leggere fino in fondo comprenderà perché ho scioperato contro questa farsa di regionalizzazione.
    Circa la valutazione, personalmente ritengo che il livello della scuola stia pericolosamente scemando per varie ragioni, e che il tema della valutazione vada seriamente affrontato. Seriamente, appunto, come ad esempio avviene nel modello Francese. Tutto questo però richiede che sulla scuola si investa, e che se ne abbia una visione nazionale.
    Infine, concordo sul fatto che ogni disciplina seriamente insegnata contribuisca a far ragionare e sviluppare il pensiero critico: io insegno Sistemi in un istituto ad indirizzo informatico, e lo posso affermare con certezza.

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