
Arte
Arnaldo Pomodoro: il silenzio scolpito nel bronzo
Si è spento oggi, 23 giugno 2025, nel giorno del suo 99° compleanno, Arnaldo Pomodoro, uno dei più grandi scultori italiani del Novecento. L’arte è in lutto
C’è un’energia sospesa tra le linee spigolose e le superfici levigate, un respiro trattenuto tra le fenditure e i vuoti delle sue opere. Arnaldo Pomodoro non ha semplicemente scolpito il bronzo — lo ha interrogato, lo ha ferito con precisione, lo ha portato a raccontare. Le sue sculture non sono oggetti: sono oracoli. Parlano un linguaggio antico e moderno insieme, fatto di tensione, di memoria, di verità.
È stato annunciato oggi, 23 giugno 2025, che Arnaldo Pomodoro è morto all’età di 99 anni, nel giorno esatto del suo compleanno. Nato a Morciano di Romagna nel 1926, Arnaldo Pomodoro ha attraversato quasi un secolo mantenendo intatta la capacità di sorprendere e interrogare. Dopo gli studi come geometra e scenografia, si avvicina al mondo della scultura in maniera autonoma e radicale. Dalla fine degli anni ’50 inizia a sviluppare quello che diventerà il suo segno distintivo: una tensione tra la perfezione geometrica delle forme esteriori e la complessità caotica del loro interno. È così che nascono le sue celebri Sfere, i Dischi, le Colonne, che sembrano venire da un’altra epoca — o forse da un’altra dimensione del pensiero umano.
Pomodoro non teme la monumentalità, ma la dosa con cura. Le sue opere più imponenti, come la “Sfera grande” situata di fronte alla Farnesina a Roma, o la “Sfera dentro la sfera” nei giardini dei Musei Vaticani, sono esempi perfetti di questo equilibrio tra forza e poesia. Guardarle è come ascoltare una musica lenta e solenne, una sinfonia di bronzo e spazio.
Ma la sua arte non si limita all’Italia. Le sue sculture si trovano in luoghi simbolici in tutto il mondo: alla Trinity College di Dublino, alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, nel Cortile dell’ONU a New York, nel Palazzo della Giustizia di Brisbane in Australia. Ogni opera, pur nella sua unicità, conserva un tratto inconfondibile, come se un frammento del suo spirito si riflettesse ovunque.
Oltre alla scultura, Pomodoro ha lavorato anche nel teatro, firmando scenografie e costumi per opere liriche e teatrali, sempre con quella stessa visione scultorea del mondo, fatta di spazi che parlano, di materia che diventa scena. Ha collaborato con registi e musicisti, portando la sua sensibilità anche nel campo della rappresentazione e del suono.
Nel cuore di Milano, in Via Solari, ha sede la Fondazione Arnaldo Pomodoro, un centro che custodisce il suo archivio, ma anche uno spazio vivo, aperto alla sperimentazione, alla ricerca, al dialogo tra le arti. È lì che si può toccare con mano — e con lo sguardo dell’anima — il senso profondo della sua opera. La Fondazione è custode non solo della memoria, ma dello slancio verso il futuro che ha sempre guidato Pomodoro. fondazionearnaldopomodoro.it
Le sue opere continueranno a parlare per lui e a farci spingere lo sguardo oltre, a chiedere di più a chi osserva. Sono luoghi interiori scolpiti nella materia, paesaggi dell’anima che resistono al tempo.
Nel bronzo inciso, nelle geometrie che si rompono e si aprono, Pomodoro ha lasciato un insegnamento: la bellezza autentica nasce dalla frattura, dal dubbio, dalla tensione. È lì, in quelle crepe così umane, che si nasconde il senso più alto dell’arte. Ed è lì che Arnaldo Pomodoro, con la sua delicatezza possente, continuerà a parlarci per sempre.
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