Arte
Da Michelangelo al minimalismo contemporaneo: la logica della sottrazione
Bologna. Dal 14 novembre al 15 febbraio 2026 Palazzo Fava ospita la mostra Michelangelo a Bologna.
Uno spunto per riflettere su un tema antico: tornare all’essenziale
Michelangelo arrivò a Bologna molto giovane, e qui scolpì tre piccole figure per l’Arca di San Domenico:
San Procolo, San Petronio e un Angelo reggicandelabro.
Nelle dimensioni ridotte di quelle opere c’è già la sua idea d’arte:
la forma è contenuta nel marmo; allo scultore tocca liberarla.
Una visione che fa della sottrazione una necessità, non una rinuncia.

Foto di Francesco Stanzani
Togliere il superfluo per liberare l’essenziale è un principio che attraversa i secoli.
Oggi lo chiamiamo minimalismo, parola abusata, spesso ridotta a decluttering, stanze bianche e armadi ordinati.
Una versione moderna che funziona sui social, ma che semplifica un pensiero molto più profondo:
scegliere il necessario.
Per capire quanto questo filo sia antico basta guardare indietro.
Diogene di Sinope viveva in una botte per dimostrare che la libertà inizia quando si smette di possedere.
Epicuro indicava la pace che nasce dal poco, non dall’abbondanza.
Seneca ricordava che la pienezza arriva solo liberandosi dell’inutile.
San Francesco trasformò la povertà in letizia
Thoreau, secoli più tardi, sintetizzò tutto in tre parole: “Semplifica, semplifica, semplifica”.
Infine Mies van der Rohe, nell’architettura del Novecento, rese il concetto quasi geometrico:“Less is more”.
È una linea continua.
Ogni epoca ha espresso la sottrazione a modo suo:
Michelangelo col marmo, Seneca con il pensiero, San Francesco con la vita.
Oggi la rincorriamo nella sobrietà estetica, nei buoni propositi sugli acquisti misurati, nella voglia di alleggerirsi.
Una contraddizione evidente, se pensiamo a quanto siamo immersi nell’accumulo:
compriamo troppo, buttiamo troppo, ci circondiamo di oggetti che durano poco e ci stancano in fretta.
Siamo una società usa e getta che non sa più riparare: corriamo per avere e, nello stesso tempo, desideriamo rallentare e svuotarci.
Bipolari? Probabile. Ma non senza motivo.
Una delle forme più semplici di sopravvivenza mentale è “fare ordine”.
Il troppo agita, costringe a tenere tutto sotto controllo: più abbiamo, più rimaniamo in allerta.
E l’allerta confonde.
È qui che la sottrazione torna a parlarci: toglie un peso silenzioso, quello di essere posseduti da ciò che possediamo.
Togliere il superfluo non semplifica il mondo.
Semplifica noi.
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