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Teatro

Nella danza l’origine del jazz

di Paolo Randazzo

In Full Moon il coreografo francese Josef Nadj ricerca l’origine ancestrale del jazz e del blues

15 Marzo 2025

Catania. Ogni opera d’arte che sia degna di questo nome porta in sé non solo una forma che afferisce a una comprensione profonda e politica della realtà e a una rappresentazione di essa, ma anche una riflessione (critica )sui perché (storici e filosofici) di quella forma. È sempre accaduto e in ogni genere e forma d’arte, ma è l’arte contemporanea, o meglio l’arte occidentale dal ‘900 in poi, che ha introiettato come regola essenziale questo assunto. È quanto vien fatto di pensare in relazione a “Full Moon” la coreografia affascinante e intensa del maestro franco-Magiaro Josef Nadj (coreografo, danzatore, artista visivo, fotografo) che si è vista in scena l’1 e il 2 marzo a Catania, a conclusione della stagione di danza ’24/25 di Scenario Pubblico. Si tratta di un lavoro che, continuando la direzione di senso del suo precedente spettacolo “Omma” in cui esplorava l’origine della teatralità, investiga creativamente le origini africane del jazz e del blues associando a questa investigazione una riflessione coreografica, in prima persona, sul senso della maschera presente anch’essa, ampiamente, sia in molte culture africane tradizionali sia nella sua stessa poetica coreografica. Interpreti in scena sono, oltre allo stesso Nadj: Timothé Ballo, Abdel Kader Diop, Aipeur Foundou, Bi Jean Ronsard Irié, Jean-Paul Mehansio, Sombewendin Marius Sawadogo, Boukson Séré. Per quanto l’affascinante e ricchissima connotatività dei segni utilizzati (gesti, colori, movenze, suoni, musiche, ironia), costruiti e amalgamati possa indurre apparentemente immaginari più o meno naif (e non è una notazione negativa in quanto parliamo di autenticità, freschezza, aurorale libertà, penoso smarrimento, umanissimo dolore), in realtà vale l’assunto inziale: ogni gesto, colore, movenza, suono, è in questo spettacolo oggetto di riflessione colta e critica e lascia spazio ad allusività e ironia. Si allude alla storia del jazz e a quella del blues, al loro lento sgorgare e prender forma dai canti e dai ritmi dei neri afroamericani, al loro lento intrigarsi e contaminarsi nella cultura europea, ma anche intrigarla e contaminarla. E soprattutto, par di capire, si riflette sulla dimensione archetipica del gesto coreografico che viene investigato e osservato nel presente e quindi auscultato attentamente e riproposto nella sua misteriosa ma insopprimibile vitalità.

Full Moon- Catania, scenario Pubblico, 1 e 2 marzo 2025.  Concept/Coreografia: Josef Nadj.Interpreti: Timothé Ballo, Abdel Kader Diop, Aipeur Foundou, Bi Jean Ronsard Irié, Jean-Paul Mehansio, Sombewendin Marius Sawadogo, Boukson Séré – Josef Nadj. Collaboratore artistico: Ivan Fatjo. Musiche di Fritz Hauser, Famoudou Don Moye & Tatsu Aoki, Art Ensemble Of Chicago, Malachi Favors Maghostut & Tatsu Aoki, Peter Vogel, Christian Wolfarth, Lucas Niggli. Luci: Sylvain Blocquaux. Costumi: Paula Dartigues. Produzione, Diffusione: Bureau Platô – Séverine Péan e Mathilde Blatgé. Amministrazione: Laura Petit. Produzione esecutiva: Atelier 3+1. Crediti fotografici: Theo Schornstein.

#artecontemporanea
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