Teatro

Terapie teatrali, “Walking” a Firenze e “Giornate del Respiro” a Cagliari

Appuntamenti: Il “Don Giovanni” di Molière con la regia di Garella a Bologna. A Torino c’è “Solness” di Ibsen con la regia di Kriszta Székely. A Milano Anna Della Rosa in “Erodiàs” e “Mater Strangosciàs” di Testori. A Lugano c’è “Il grande vuoto” di Iacozzilli

19 Maggio 2025

FIRENZE _ E sono otto. Taglia il traguardo l’evergreen che fa rima d’estate con Firenze, quel coinvolgente, irresistibile spettacolo “Walking Thérapie” scritto dieci anni fa da Nicolas Buysse, Fabrice Murgia e Fabio Zenoni, con la traduzione di Angelo Savelli prodotto dal Teatro della Toscana, suoni e musiche di Maxime Glaude e che stavolta sbarca nella città di Dante dal 19 maggio all’11 giugno. “Walking Thérapie” è l’evento itinerante e interattivo che come sua scenografie ha quella antica e seducente del centro storico fiorentino e dei suoi abitanti con Gregory Eve e Luca Avigliano nel ruolo di guide in un insolita passeggiata tra slarghi e viuzze, piazze e strade. La partenza è dal Quinoza-Zap di vicolo Santa Maria Maggiore. Gli spettatori-partecipanti dovranno essere muniti di documento di identità, borse non ingombranti e scarpe comode (occorre arrivare verso le 20,30 per il ritiro delle cuffie e degli sgabelli)

Walking Thérapie” è il celebrato format teatrale nato dieci anni fa per il Festival Off di Avignone e chiamato due anni dopo a Firenze dal Teatro di Rifredi, che da allora puntualmente lo organizza con un successo sempre crescente. Gli spettatori (max una cinquantina) vengono muniti alla partenza di cuffie che li isoleranno dal resto del mondo reale, per farli entrarein una dimensione parallela in cui ascolteranno solo le parole e suoni manipolati dai due conduttori, proponendosi così in maniera estraniata e a volte grottesca agli occhi dei passanti reali”.

“Walking Thérapie”, lo spettacolo teatrale itinerante a Firenze è alla sua ottava edizione segnato da un crescente successo (foto Marco Borrelli)

Walking thérapie” si propone come “una camminata terapeutica di gruppo lungo le vie dell’inferno urbano per liberarei partecipanti dalle catene delle proprie paure interiori…”. Ma lungo il cammino, pensato quasi come un viaggio iniziatico, ne capiteranno delle belle…Lo spettacolo è diventato ormai un “must” dell’estate fiorentina e ogni anno raccoglie un successo incredibile. E in tanti fanno pure il bis a distanza di anni.

CAGLIARI

Dopo la terapia del camminare, un salto a Cagliari per “respirare”. Performance, installazioni, incontri e, soprattutto performance.Torna nel capoluogo sardo per il quinto anno, la rassegna di arti performative “Giornate del respiro”, un progetto che guarda ai valori della salvaguardia ambientale, messo in cantiere da Sardegna Teatro. Ecco cosa dichiarano gli organizzatori che, reclamano il “diritto universale alla respirazione”. Questa, a partire dai polmoni, ci aiuta a visualizzare “i diversi piani di oppressione e di liberazione”. La possibilità di trasformazione esiste grazie alla costruzione di spazi creativi. Ecco così che “Le Giornate del Respiro” rispondono a questa “implacabile fame d’aria e di senso suggerendo e proponendo processi, pratiche, incontri, concerti, camminate, performance, proiezioni che sappiano raccontare l’intima tragedia di respirare in un mondo irrespirabile, cospirando per trovare vie d’uscita, traiettorie di fuga, incontri con i paesaggi”. Le “Giornate”, dal 5 al 14 giugno abiterà divcersi luoghi della città sul mare. Ad aprire la rassegna il collettivo Dom con un picnic notturno e itinerante al Teatro delle Saline (5 e 6 dalle 18). Silvia Calderoni e Ilena Caleo presentano la prima nazionale di “Temporale” (7 e 8 alla Manifattura, ore 21). Live installation “Deserters” di Chiara Bersani in scena con Kelly Ardens e Anna Maria Pes (7 giugno alle 22,30 negli spazi del Teatro Doglio).

“Darkness Picnic” è l’evento performativo en plein air che inaugura a Cagliari la quinta edizione delle “Giornate del Respiro” (Foto di Giuseppe Follacchio)

Antonio Tagliarini con la poetessa sound-artist e performer Gaia Ginevra Giorgi, presentano il nuovo lavoro “La foresta trabocca “(12 e 13 giugno alla Manifattura). Il collettivo bolognese Ateliersi ha tratto dal romanzo omonimo di Ayase Maru “We did it!” esperienza scenica ambientata in un prossimo futuro (9 giugno alle 20 nello spazio Ex Lazzaretto nel borgo Sant’Elia e in replica 10 giugno alle ore 21 a Sa Manifattura). La performer milanese Sara Leghissa presenta il progetto “Pretend it’s a toilet” per “ragionare sulle dinamiche di potere tra i corpi” (dal 10 al 12 giugno alle ore 18, Bagni Pubblici in piazza Costituzione).

La performer Violetta Cottini propone il suo “Do fairies have the tail?”, ricerca sull’invisibile a partire dal mondo delle fate (10 giugno alle ore 19 a Sa Manifattura), mentre l’attore e regista padovano Filippo Quezel presenta Tirannosauro” (il 13 alla Manifattura, ore 19).Vanessa Aroff Podda/La SuperSanta presenta la performance itinerante “Ordalie” (lunedì 9 alle ore ore 18 nel parcheggio del Lazzaretto), dove il pubblico è invitato a compiere un cammino tra prove interiori e rituali di trasformazione. Il giorno prima alle 17 in Manifattura l’artista Anna Destefanis mostra il suo “I’ll stand for you”: in scena oltre 20 attrici e attori non professionisti per dare vita ad uno studio collettivo che si interroga sull’impatto che, come specie, abbiamo sul pianeta Terra . Party di chiusura sabato 14 presso l’azienda Grendi condiverse installazioni (Adelin Schweitzer/transhumanza/Alberto Marci), il live concert di Generic Animal, performance dei catalani LosInformalls e per chiudere aftershow di Basstation.

La performer Silvia Calderoni con Ileana Caleo presenta alle “Giornate del respiro” lo spettacolo “Temporale (a lesbian tragedy)” (foto di Roberta Segata)

In questa edizione dal 5 al 6 giugno per iniziativa dell’Università di Cagliari in collaborazione con Sardegna Teatro, Altre Velocità e Stratagemmi ci sarà un worshop finalizzato a creare una fanzine universitaria dedicata alle arti spettacolari. In collaborazione con Mubi si terrà una selezione cinematografica a cura di Greta Boschetto, dal 30 al 1 giugno alle 21 in Manifattura con ifilm: “The Girl with the needle”, “Gasoline rainbow” e “Cow”.

BOLOGNA

Fino al 25 maggio nella sala Thierry Salmon dell’Arena del Sole di Bologna è in scena “Don Giovanni” di Moliére, regia di Nanni Garella e coreografia di Michela Lucenti, un itinerario artistico e progettuale di Arte e Salute di Balletto Civile. La produzione è di Ert/Teatro nazionale in collaborazione con l’associazione Arte e Salute, Regione Emilia Romagna -Progetto “Teatro e salute mentale” del dipartimento Salute Mentale dell’Usl di Bologna.

Il Don Giovanni è Molière, -afferma Garella– il drammaturgo francese non si limita a riprendere un canovaccio della commedia dell’arte: la sua è una farsa, ma la scrive interamente, componendo un’opera completa». Garella in questo caso decide di affidare il ruolo del Don Giovanni a una donna, Michela Lucenti.

Una scena da “Don Giovanni” di Molière a Bologna con la regia di Nanni Garella e l’interpretazione di Michela Lucenti (Foto di Matilde Piazzi)

“Nasce non dalla volontà di avvicinare Don Giovanni a quell’universo femminile che lui stesso seduce e inganna, bensì da quella di esplorare la possibilità che «lui sia un simile» afferma il regista. “Questo personaggio non è uno stupratore, un violento, il suo rapporto con le donne non è quello dell’omicida -spiega Nanni Garella – come sono Otello e Iago di Shakespeare, due soldatacci ignobili che massacrano le loro mogli. Don Giovanni non fa propriamente del male a nessuno. Il suo modo di amare rappresenta il suo spirito dissoluto, sfidante di ogni morale. Egli è un libertino, un termine che ha spesso un’accezione negativa, ma l’origine della parola è ‘liber’, ovvero libertà”.

Con Michela Lucenti in scena anche: Maurizio Camilli, Barbara Esposito, Filippo Montorsi, Kuca Bandiera, Luca Formica, Tiziano Renda, Pamela Giannasi, Roberto Risi, Giulia Sevim Pellicani, Mirco Nanni, Enrico Caracciolo e Francesco Gabrielli.

TORINO

Martedì 20 maggio alle 19,30 debutta in prima nazionale al Teatro Carignano di Torino lo spettacolo “Solness”, nuovo adattamento a cura di Ármin Szabó-Székely dell’opera Il costruttore Solness “ di Henrik Ibsen, scritta nel 1892, al culmine della carriera del drammaturgo norvegese. La traduzione è di Tamara Török. La regia è affidata a Kriszta Székely, artista associata del Teatro Stabile di Torino, che dirigerà in questo nuovo lavoro Valerio Binasco, Laura Curino, Alice Fazzi, Mariangela Granelli, Lisa Lendaro,Simone Luglio, Marcello Spinetta. Le scene sono di Botond Devich, i costumi di Ildiko Tihanyi, le luci di Pasquale Mari, il suono di Filippo Conti. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale, sarà in scena fino a domenica 8 giugno.

Un’altra immagine dell’allestimento del “Don Giovanni” con la regia di Nanni Garella di scena nello spazio dell’Arena del Sole (Foto di Matilde Piazzi)

Così la regista Kriszta Székely racconta di questo lavoro: “Ibsen affida sempre a un regista un compito da risolvere, su più livelli. Non offre solo personaggi delineati in modo preciso, relazioni psicologiche e vicende emozionanti valide ancora oggi per una messinscena, ma – nel caso dei suoi drammi sociali – richiede di trovare un contesto in cui queste storie, vecchie più di centotrent’anni, non anneghino in un’evocazione teatrale del passato, in un’esposizione delle nevrosi di una società borghese che è ormai quasi del tutto scomparsa. Le mie precedenti regie di Ibsen (Nora, Hedda Gabler) ruotavano intorno a problemi correlati alla condizione delle donne. In questi lavori cercavamo di capire cosa fosse cambiato nella condizione femminile e cosa no. Come queste figure femminili, in origine scandalose, fossero diventate riconoscibili e universali, cosa fosse successo all’istituzione del matrimonio e della famiglia, come una donna di oggi possa cercare la propria libertà e cosa possa ancora impedirglielo. Nel caso di Solness” un nuovo compito si aggiunge a quelli consueti: questa storia ibrida si traveste inizialmente da thriller psicologico, poi, aggiungendo elementi inconsci incredibilmente densi, diventa un discorso misterioso sull’arte, sul prezzo della creazione, sui desideri profondi e le paure e in definitiva sul significato della vita.”.

Kriszta Székely è la regista associata allo Stabile di Torino che ha curato l’allestimento di “Solness” di scena al Teatro Carignano (foto di Luigi de Palma)

MILANO

Erodiàs” e “Mater strangosciàs” di Giovanni Testori dal 20 al 25 maggio, al Teatro Grassi, interpreteAnna Della Rosa, guidata da Sandro Lombardi, ripropone queste poetiche voci femminili con intensa fragilità. Sabato 24 maggio, si terrà una versione in forma di concerto del primo dei “Tre lai – Cleopatràs”, con la regia di Valter Malosti – completa la trilogia.

Sandro Lombardi, indimenticato interprete, tra il 1996 e il 1998 , dei “Tre lai (Cleopatràs, Erodiàs, Mater strangosciàs)” di Giovanni Testori, dopo averla vista nell’allestimento del primo, diretto da Valter Malosti, “consegna ad Anna Della Rosa la sua interpretazione del secondo e del terzo dei lai. Non una regia, ma un vero e proprio dono, come nella tradizione del teatro orientale, in cui l’attore più esperto affida al più giovane una sua interpretazione”.

Due laceranti monologhi poetici: Erodiade è ossessionata da un amore mai realizzato per Giovanni Battista, un desiderio che sfocia nella follia e nella disperazione; Maria è intrisa di un amore materno purissimo, mentre affronta l’atroce sofferenza per il sacrificio del Figlio durante il Calvario.

“Erodiàs” e “Mater strangosciàs” di Giovanni Testori al Teatro Grassi di Milano con Anna Della Rosa, guidata da Sandro Lombardi (Foto di Daniela Neri)

Liv Ferracchiati – artista associato al Piccolo Teatro – torna a Milano, prima al Teatro Studio Melato e poi al Teatro Grassi, con due spettacoli: “La morte a Venezia” (fino al 25 maggio), produzione Spoleto Festival dei Due Mondi, Marche Teatro, Teatro Stabile dell’Umbria, Fondazione Teatro di Napoli, in collaborazione con il Piccolo; “Stabat Mater” (27 maggio–1° giugno), produzione Centro Teatrale MaMiMò, Marche Teatro, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Torino, secondo capitolo della Trilogia sull’identità, presentato per la prima volta nel 2017 e ora riproposto in una versione completamente rinnovata.

“Liv Ferracchiati esplora il rapporto che unisce bellezza e atto creativo. Non un adattamento teatrale de “La morte a Venezia”, ma un percorso scenico, liberamente ispirato al romanzo, che combina tre diversi linguaggi: parola, danza e video”.

LUGANO

La drammaturgia contemporanea è protagonista alla Lac della prima edizione della rassegna “Paesaggi possibili” martedì 20 maggio va in scena “Alcune cose da mettere in ordine” di Rubidori Manshaft, un viaggio interiore e reale verso qualcosa, un montaggio di eventi nel gioco che la vita compie, nel tentativo di ridisegnare una dimensione umana forse, oggi, smarrita.

Liv Ferracchiati torna allo Studio Melato e al Teatro Grassi di Milano con “La morte a Venezia” e “Stata Mater” (foto Tommaso La Pera)

Giovedì 22 maggio la regista e autrice romana Fabiana Iacozzilli presenta l’ultima tappa del suo trittico sull’umana esistenza: “Il grande vuoto”, lavoro che indaga la vecchiaia in rapporto con il vuoto e il senso della memoria. Lo spettacolo narra la storia d’amore tra una madre, i suoi figli e un padre che muore, unendo narrazione teatrale e immagini video (appuntamenti alla Sala Teatro, ore 20,30).

Paesaggi possibili” si completa e arricchisce con “Prismi – Vetrina sulla drammaturgia svizzera”, che propone quattro testi di drammaturgia emergente elvetica, allestiti in forma di mise “en espace” grazie alla supervisione di registi e registe di consolidata esperienza. Tutti gli appuntamenti si svolgono in Teatrostudio (ore 18) e sono arricchiti da una conversazione moderata dalla giornalista e drammaturga Elisabeth Sassi.

Martedì 20 maggio Marina Skalova, autrice e traduttrice letteraria russa e svizzera d’adozione, porta in scena La caduta delle comete e dei cosmonauti”, un road-trip poetico di due esseri alla deriva che esplora la caduta dell’Urss e delle ideologie politiche, che si interroga sulla mercificazione dell’amore, l’ascesa dell’individualismo e il declino dei valori collettivi.

Una scena dallo spettacolo “Il grande vuoto” con la regia di Fabiana Iacozzilli di scena negli spazi della Lac di Lugano (Foto di Laila Pozzo)

 

 

 

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