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Costume

Drogati di messaggi. Viva il cellulare per telefonare

di Massimo Ferrarini
5 Marzo 2024

Siamo un esercito di digitatori seriali, viviamo in un’era in cui il cellulare è diventato una parte del nostro corpo, la terza mano. L’apparecchio nato per telefonare ha oramai abbandonato la sua storica funzione e si allinea al declino della comunicazione vis a vis; ci si parla sempre meno, anche al telefono, in compenso si scrive di più. Questo non vuol dire che abbiamo imparato a scrivere meglio, ma solo a digitare meglio, i messaggi contengono castronerie tali da far impallidire, non dico i letterati dell’accademia della crusca, ma anche chi preservi un minimo di correttezza nel dedicarsi alla scrittura della lingua italiana. Certo si può incorrere nei trappoloni che la tecnologia ci offre, come il correttore automatico, presunto facilitatore, complice di proposte inesatte malamente contestualizzate all’interno di una frase scritta in velocità, abbiamo sempre fretta e non rileggiamo (Sto arrivando! compare di sovente quando non c’entra nulla, lo odio). Oppure abbreviazioni assurde usate dai più giovani a noi incomprensibili, alcuni di noi, meno giovani le usano a sproposito mettendo il destinatario in condizioni di pensare che chi ha scritto sia affetto da analfabetismo acuto, del resto mica vogliamo passare sempre per boomer no? E la scrittura corretta va a farsi benedire. Per andare sempre più veloci la tecnologia ci mette a disposizione i messaggi vocali (quanto mi stanno sulle p…. ) Fiumi di parole, come recitava la canzone dei Jalisse, Messaggi della durata anche di alcuni minuti costringono mittente e destinatario a tenere il telefono in posizioni improbabili (e ridicole) da qualche parte tra bocca e orecchio. Arrivati faticosamente a metà messaggio registrato o ascoltato arriva una telefonata che non si può rifiutare, …azz tocca rifare tutto da capo! Sì sono un boomer non li so mandare e non intendo imparare, quando li ricevo in auto tiro le maledizioni perché per ascoltarli devo scollegare la radio e collegare il cellulare al sistema audio integrato, poi mi incazzo perché il contenuto della missiva era solo meritevole di essere cestinato.

Non sono così certo che i messaggi  portino a risparmiare tempo, certo in alcuni casi sono poco invasivi, più discreti, ma dipende dall’uso, se voglio inviare un augurio, un complimento, un apprezzamento, un elogio, ci può stare, ma se dobbiamo costruire anche un breve discorso, allora si entra in un girone infernale, tra gli ostacoli del correttore, le abbreviazioni, le dita sproporzionate alla dimensione della tastiera… Eh dai facciamoci sta benedetta telefonata! Si investe meno tempo, garantito, e poi si evitano le incomprensioni: “cosa avrà voluto dire scrivendo quella frase? E se intendeva una cosa diversa da quella che ho capito io? Ok scrivo, e se sbaglio? Magari scrivendo così, lui o lei intenderà un’altra cosa… Posso inviare qualche emoji, ma anche qui le faccine possono indurre a interpretazioni in qualche modo dubbiose.

Bei tempi quando ci si parlava di più.

Foto copertina di Marymarkevich su Freepik
attualità Cultura giornalismo innovazione scuola
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