Università
Bernini l’inservibile e Diogene il cinico
Resta un assurdo il fatto che una donna matura, nell’esercizio della sua alta carica di governo, si sia comportata in quel modo di fronte a persone di tenera età, verso cui, a prescindere dalle posizioni ideologiche, bisognerebbe sempre conservare un atteggiamento premuroso.
Accade che ragazze e ragazzi protestino legittimamente contro una riforma che si è rivelata un un totale fallimento, rendendone conto alla titolare del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), la ministra Anna Maria Bernini. La donna di Stato, di fronte alle dimostranze non è entrata nel merito e ha pensato bene, da par suo, di insultare quel manipolo di giovinastre e giovinastri etichettandoli come “poveri comunisti” e per giunta “inutili”. Naturalmente, col governo che ci ritroviamo, chi ricopre un ruolo istituzionale non è tenuto ad ascoltare chicchessia, ad assumersi delle responsabilità e meno che mai ad aprirsi al dialogo. La signora Bernini, pertanto, con puntuale e inappuntabile coerenza, si è attenuta alla logica di comando di cui è diretta espressione, e fedele alla sua funzione corporativa, giammai ministeriale, ha maltrattato, come da protocollo ideologico, le giovanissime anime in tumulto che hanno osato contestare il semestre filtro, ossia il nuovo sistema di accesso per i corsi di laurea in Medicina. Ora, senza infierire più di tanto sulla riforma in questione, improvvisata come peggio non si poteva, tant’è che può far perdere un anno a migliaia di studenti e studentesse ed è stata bocciata anche dai docenti e dagli operatori dell’intero settore universitario, in quanto genera disuguaglianze e non migliora affatto la qualità dell’iter d’ingresso alla formazione medica, ci si chiede: come può un membro dell’esecutivo della repubblica democratica italiana scagliarsi contro giovani in attesa di risposte e soluzioni, anziché tentare la via della comunicazione e del confronto, magari adducendo ad argomentazioni concrete e di sostanza? Possono dei cittadini e delle cittadine, nel fiore dei loro anni, rientrare in una considerazione di inutilità da parte dello Stato?
Va da sé che rivendicare il diritto allo studio, denunciare un sistema che non funziona e pretendere semplicemente di non essere penalizzati dalle scelte sbagliate di chi sovrintende alla realizzazione delle nuove generazioni, è quanto di più sacrosanto vi sia per qualificare convenientemente un regime di democrazia e libertà. Entrando in una sfera leggermente analitica, vi è da considerare un assurdo il fatto che una donna matura, nell’esercizio della sua alta carica di governo, si sia comportata in quel modo di fronte a persone di tenera età, verso cui, a prescindere dalle posizioni ideologiche, bisognerebbe sempre conservare un atteggiamento premuroso e protettivo. Sì, d’accordo, oggi non vi è più il senex come si intendeva nel passato, maestro di saggezza e conoscenza che educava il puer, ma nessuna persona adulta, a maggior ragione se esercita un potere politico, dovrebbe permettersi di riservare a fanciulli che richiedono diritti, un disprezzo che squalifica oltre modo chi lo nutre e lo manifesta in maniera tanto disdicevole. Diogene il cinico dichiarava che “le fondamenta di ogni Stato sono l’istruzione dei giovani”. Ecco, si suppone che guidare un ministero come il MUR debba essere un lavoro impegnativo e gratificante, non fosse altro per la nobile funzione che si è chiamati a esercitare: quella di provvedere con un’adeguata attenzione e competenza al percorso di formazione dei futuri professionisti e delle future professioniste, che saranno il motore della società di domani. La gestione strategica dell’istruzione, il supporto agli studenti e l’adattamento alle loro esigenze dovrebbero costituire i punti cardini di ogni governo, altro che uscirsene sgradevolmente con “poveri comunisti inutili!” Resta, ahimè, la convinzione che la ministra Bernini non abbia piena consapevolezza dell’importanza del suo dicastero. Forse bisognerebbe che sapesse del grande valore del suo lavoro, che andrebbe svolto con passione e amore per la conoscenza, perché la finalità riguarda l’avvenire dei nostri giovani, e, dunque, il mondo che sarà. Ma temo che nessuno di quel governo e della manovalanza intellettuale a sostegno possa informarla. Povera patria! Così, per dire.
Devi fare login per commentare
Accedi