Sì, sono Attore e Project Manager!

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4 Gennaio 2016

Ho recensito Davide Lorenzo Palla per la prima volta nella primavera 2015, mentre era impegnato nello spettacolo Romeo e Giulietta con la Tournée da Bar, un progetto che propone perlopiù classici shakespeariani, opportunamente riadattati, in luoghi non-teatrali, come bar e circoli Arci.
A dicembre 2015 lo intervisto nuovamente, però in veste di Project Manager, a capo di un progetto premiato dal bando CheFare 2015.
Prima dell’intervista, però, riporto la mia recensione – sia perché mi piace, sia per dare un’idea più precisa sul tipo di lavoro che la Tournée da Bar porta avanti

Cosa ho scoperto di Shakespeare per scrivere di questo progetto? Che ha lavorato sia in teatri pubblici, più chiassosi e popolari, sia in teatri privati; che riadattava i propri drammi a quello che capitava in scena, e che probabilmente qualche sua famosa battuta è stata inventata dai suoi attori; che addirittura è stato riscoperto nel Romanticismo, prima non era così conosciuto…Ma torniamo ai teatri pubblici, torniamo al Globe!
Una rappresentazione durava ore, deve coinvolgere un pubblico molto eterogeneo, che intanto mangia, beve e chiacchiera: e quindi ecco fantasmi, streghe e battaglie per conquistare l’attenzione! E poi, alternare tragedia e commedia, alto e basso, azione e riflessione. Ma Davide Palla mi spiega anche che Shakespeare era solito ribadire i concetti chiave più volte durante l’opera – sicuramente meglio di come avviene ancora oggi nelle soap opera – per aiutare chi si distraeva. E poi naturalmente inseriva la “captatio benevolentiae” iniziale, e coinvolgeva il pubblico nel prologo e nell’epilogo, per interessare gli spettatori nella vicenda e “garantirsi” mance più generose.
Davide Palla e i suoi – Enrico Pittaluga (attore), Riccardo Mallus (regista), Tiziano Cannas (musicista) – hanno proposto quest’anno, nell’ambito del progetto “Tournée da Bar”, un riadattamento di “Romeo e Giulietta”. E quindi i “trucchetti” di Shakespeare li conoscono bene…
Per un pubblico moderno, sottoposto a molti più stimoli, è previsto un riadattamento che non superi i 90 minuti. L’impianto scenico è snello: una tenda che raffigura una piazza veronese, in modo da poter essere adattata agli spazi ristretti dei locali.
Davide guida l’arrangiamento del testo, aiutato da Enrico e Riccardo, affidandosi agli insegnamenti ricevuti negli anni: da Massimo Castri, regista, ha imparato a studiare i testi e ad affabulare il plot, seguendo il percorso di ogni personaggio e scavando all’interno del testo alla ricerca del significato e valore presente per me nell’opera; mentre da Paolo Rossi, attore, ha imparato a giocare coi diversi registri recitativi, per rendere al meglio i meccanismi della commedia, e, naturalmente, ad interagire, improvvisando, col pubblico.
La musica è un elemento fondamentale ed affidata a Tiziano Cannas – che alterna basi alla tastiera, fisarmonica, tromba, violino – ispirandosi ai temi di AC/DC, Deep Purple e Led Zeppelin, su indicazione del regista.
Qualche momento di interazione col pubblico – una ola di incoraggiamento, la battaglia tra Montecchi e Capuleti – e il lavoro è pronto ad andare in scena.
Durante le prove, il regista fornisce indicazioni su cosa funziona di più e cosa meno, ma sono previsti aggiustamenti (anche se minimi) persino dopo la messa in scena, proprio come faceva il Bardo!
Sui palchi improvvisati conquistarsi l’attenzione è più dura: più energia, più voce, più prontezza per sovrastare i rumori o superare le interazioni impreviste.
Però, tutto riesce a reggersi su un equilibrio nuovo, diverso da quello – pur amato e conosciuto dagli attori e dal regista – dei teatri tradizionali.
E allora, è possibile che un barista enorme shakeri con delicatezza un cocktail per non disturbare; che un ragazzo di periferia zittisca gli amici per poter ascoltare meglio le parole di Shakespeare; oppure che una patita d’Opera abbandoni le amiche al tavolo, rapita dalla Prosa.
E i numeri confermano il successo di Shakespeare al bar: se, durante i primi due anni, alla fine del tour erano state coinvolte in 10 giorni dalle 500 alle 1000 persone, negli ultimi anni (da quando è stato portato in scena Shakespeare) il pubblico è praticamente raddoppiato. Quest’anno, nel corso di 15 serate di spettacolo, è intervenuto un pubblico di circa 1500-2000 persone. Insomma, il trend è in crescita e fa ben sperare!
E ricordate di non essere tirchi quando passeranno con la cassetta per le mance!

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Mi fa piacere dialogare con te perché sei sia il Project Manager di un progetto interessante e premiato, sia – anzi, primariamente – un attore: questo sembra sfatare il mito che tutti gli attori, o gli artisti in generale, siano persone perse completamente nel loro mondo astruso, poco portate per la gestione degli affari, persino i propri!
Il pragmatismo è una capacità che hai voluto, o dovuto, sviluppare? Quali altre capacità ritieni importanti per i giovani artisti?

In realtà io sono sempre stato, e sono, una persona piuttosto pragmatica e determinata. Mi piace fare del mio meglio per realizzare e sviluppare i progetti in cui credo: questo cerco di applicarlo anche al mondo dell’arte e al teatro, di cui faccio parte.
Credo che in questo periodo storico le cose stiano cambiando e ci si stia sempre di più distaccando dall’idea dell’artista chiuso in se stesso e focalizzato solo ed unicamente sull’ideazione e realizzazione della propria opera.
È sempre più necessario sapersi “vendere” e muovere nel mondo del lavoro, e questo impone ai giovani artisti l‘acquisizione e lo sviluppo di competenze anche nell’ambito della comunicazione, del marketing e della promozione.
Trovo ad esempio molto importante saper creare partnership in grado di incrementare le proprie potenzialità, risorse e visioni, sia da un punto di vista commerciale che artistico). Così come trovo fondamentali la ricerca di metodi e mezzi innovativi per divulgare la propria opera, e la capacità di coinvolgere un’audience nuova e variegata.
Per questa ragione guardo con molto interesse a tutto il mondo delle StarUp che si occupano di innovazione culturale; ed è per questo che ho scelto di partecipare al bando CheFare.

Puoi spiegarmi cosa vi è stato richiesto di fare, nella motivazione del premio?
Mi viene chiesto di sviluppare il progetto proposto, puntando l’attenzione sull’ampliamento dell’iniziativa su scala nazionale – per adesso Tournée da Bar si è svolta principalmente a Milano e in Lombardia – e di presentare un piano dettagliato per gli anni a venire, in cui si punti l’attenzione sulle strategie che metteremo in atto per sviluppare al meglio questa nostra iniziativa. L’intento è quello di arrivare, nel minor tempo possibile, a una strutturazione solida, e a un possibile ampliamento, in modo da rendere possibile la scalabilità e la replicabilità di questo nostro nuovo modello distributivo.
Per ora siamo in contatto con lo staff di CheFare e siamo sicuri che grazie al supporto da parte loro e di SMartIt – nostro key partner – riusciremo a muoverci nella direzione giusta, al fine di rendere possibile quanto ci viene richiesto e di sviluppare e migliorare sempre di più la nostra attività.

Coi vostri lavori, avete dimostrato che si può ottenere l’interesse del pubblico anche proponendo un’offerta di qualità. A volte, però, mi sembra che il meccanismo di promozione sia preponderante sull’effettivo valore degli spettacoli.
Come ti sei trovato a lavorare dovendo fare promozione e ottenere dei voti, nella prima parte del bando?

Per quel che riguarda la raccolta voti, per la seconda fase del bando CheFare, ci siamo mossi su più ambiti differenti: contatti diretti tramite social, video promozionali, eventi promozionali ed incursioni notturne nei bar di Milano per raccogliere voti live.
Quello che ci ha portato ad avere un così buon successo ed un numero così elevato di voti raccolti – pensare che siamo arrivati secondi su quaranta, con ben 3717 voti raccolti, è davvero incredibile – è l’insieme di tutti questi fattori, anche se reputo fondamentale, per la riuscita di questa nostra impresa, la raccolta che abbiamo fatto di sera in sera in giro per i bar di Milano. Io, e le instancabili Sara Carmagnola e Josephine Magliozzi, siamo andati in giro parlando a tutti del nostro progetto, e cercando, se possibile, di far votare le persone sul momento: per fortuna oramai quasi tutti hanno uno smartphone! A volte abbiamo fatto incursioni persino in 5 bar nella stessa serata. È stato massacrante ma direi che ne è valsa la pena.
Per quel che riguarda l’aspetto qualitativo dello spettacolo e quello della campagna promozionale, io sono dell’opinione che sia opportuno considerarli e valutarli separatamente.
Da un lato ci sono gli spettacoli, e dall’altro le strategie messe in atto per promuoverli – o in questo caso per raccogliere voti online.
Noi abbiamo cercato di mantenere molto forte la nostra identità, anche per quel che riguarda la campagna di raccolta voti, perché crediamo che la coerenza rappresenti un punto di forza.
Ci siamo mossi di bar in bar ed abbiamo realizzato anche un video racconto, in cui ogni voto che veniva assegnato al nostro progetto si trasformava in una parola del racconto; questo era per noi un modo per sottolineare l’importanza delle persone e del pubblico in questo nostro progetto.
Insomma, seppur tutto in natura sia perfettibile, non possiamo che prendere atto che la raccolta voti ha dato i suoi frutti, i materiali promozionali hanno convinto pubblico e giurati, e gli spettacoli che proponiamo hanno un discreto successo di pubblico e critica… per cui credo che al momento attuale non ci possiamo lamentare.

Hai recentemente portato “Otello Unplugged” in un teatro, anche se molto sperimentale. Quali sono le differenze che hai trovato nell’esibirti in un luogo tradizionale, rispetto ai bar?
In realtà con Otello Unplugged ci è già capitato più volte di andare in scena all’interno dei teatri “classici” o in rassegne e festival più “convenzionali”. Il PimOff, sebbene si sia dimostrato negli anni un punto di riferimento per il panorama sperimentale, è un teatro che da dieci anni lotta per diffondere amore verso la cultura e le arti della scena, per cui abbiamo accettato con gioia il loro invito. L’idea di fondo di Tournée da Bar è quella di portare al bar i grandi classici della letteratura e del teatro per avvicinare il maggior numero di persone possibili alla bellezza di questa forma d’arte. Per questa ragione siamo felici tutte le volte che ci capita l’occasione di rappresentare i nostri spettacoli a teatro (quest’anno oltre al Pim Off saremo in scena anche al teatro Sala Fontana). Noi speriamo che questo ritorno alle origini ci permetta di veicolare realmente un po’ di pubblico nuovo e non avvezzo alle sale teatrali verso la scoperta di quei luoghi magici e polverosi da cui tutto per noi ebbe inizio. Il fatto è che prima di giungere al bar abbiamo frequentato e lavorato in parecchi teatri, collaborando con molte realtà teatrali nazionali e, dopo aver intrapreso il nostro percorso per portare il teatro al bar, ci sembra giusto ora chiudere il cerchio riportando il pubblico del bar a teatro. Vi sono pro e contro sia da una parte che dall’altra. Per quel che riguarda la struttura dello spettacolo posso dire che sebbene venga creata per i bar, quando andiamo nei teatri essa rimane pressoché invariata. Abbiamo sempre un alto coinvolgimento del pubblico, musica dal vivo, pochi intellettualismi, alta comprensibilità e nessun involgarimento gratuito che vada alla ricerca di comicità spiccia e becera. Il classico rimane agito e narrato rispettando gli snodi drammaturgici e senza essere appesantito. Detto questo, nonostante i teatri ci offrano più possibilità da un punto di vista tecnico e di allestimento, manteniamo la nostra semplicità ed in alcuni casi ci piace fare addirittura accomodare il pubblico in maniera informale, con tavolini vivande e bicchieri, per ricreare l’ambiente “da bar” anche all’interno delle sale teatrali.

Da chi sei stato affiancato nella produzione e organizzazione degli eventi? E del business plan?
Finora ho visto le competenze attoriali a servizio delle aziende, o della formazione; non mi è capitato contrario: quali competenze ritieni che debbano avere i professionisti (organizzatori, ma anche commercialisti, avvocati) che lavorano con gli artisti?

Sono stato sostenuto da tutto il team, dai collaboratori ed in fine dai partner di Tournée da Bar. Come ho già anticipato, Sara e Josephine hanno lavorato instancabilmente per rendere possibile questo successo. Poi, gli artisti coinvolti nelle varie edizioni ci hanno aiutato a far girare la voce. Luca Castillo si è occupato della parte video e Valentina Gazzara della grafica.
Fondamentale anche l’apporto di SMartIt che, in particolare nella persona di Giulio Stumpo, ci ha aiutati a perfezionare il nostro business plan e anche a programmare e direzionare efficacemente le nostre attività. Infine ci sono i bar, gli amici e i simpatizzanti di Tournée da Bar che ci hanno sostenuti durante la raccolta voti. Per quel che riguarda le figure professionali che possono essere di maggiore utilità per un progetto artistico, vedo come fondamentali le figure che possano aiutare i gruppi a svilupparsi e strutturarsi con coerenza e consapevolezza. Penso ad esempio figure che si occupano di organizzazione e amministrazione; comunicazione; grafica e video; nonché promozione, ufficio stampa e social media marketing; senza dimenticare fundraiser e, chiaramente, anche distribuzione e vendita.

Quali saranno i vostri prossimi passi?
Innanzitutto, se vi interessa seguire le nostre attività e gli sviluppi futuri vi consiglio di mettere un bel like sulla pagina Tourneé da bar; perché è il modo migliore per rimanere sempre aggiornati sulle nostre iniziative.
Inoltre, poiché abbiamo intenzione di allargare la nostra rete di contatti e ampliare la nostra attività su scala nazionale, abbiamo indetto una call nazionale con cui andremo alla ricerca di bar, circoli e locali che possano essere interessati ad ospitare uno spettacolo teatrale “da bar”. Chiediamo quindi a chi è interessato, o chi conosce luoghi che potrebbero essere adatti, di scrivere una mail a teatroalbar@gmail.com in cui indicare nome, ubicazione e contatti di riferimento.
Il primo passo di questa nostra call prevede una mappatura del territorio per quel che riguarda i luoghi, poi proseguiremo con altre azioni… insomma: nei prossimi mesi ne vedremo delle belle (ma non voglio fare spoiler). Detto questo, saluto te (e tutte le persone che stanno leggendo questa intervista) e mi rimetto a lavoro.

TAG: #bandochefare, startup, teatro, tournee da bar
CAT: Startup, Teatro

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