Anna Karenina in teatro accelera il suo destino
Portare sulla scena teatrale le vicende di un grande romanzo, per quanto sia una pratica frequente e diffusa, presuppone necessariamente nel lavoro di regia una raffinata consapevolezza estetica e teorica che riguarda il senso e le strutture profonde della narrazione (poema, racconto di vario tipo, romanzo) e dell’azione teatrale. Sono due ambiti di creatività artistica che solo apparentemente sembrano interscambiabili. Ancor di più oggi quando a condizionare e a complicare non poco questo sistema di relazioni tra arti è intervenuto il cinema. Raccontiamo questa volta di Anna Karenina, lo spettacolo tratto dal grande capolavoro di Tolstoj, che vede la regia di Luca De Fusco, il lavoro sul testo letterario di Gianni Garrera e dello stesso De Fusco, l’interpretazione di Anna Karenina di Galatea Ranzi e un nutrito parterre di solidi professionisti della scena nelle persone di Debora Bernardi (Dolly), Francesco Biscione (Levin), Giovanna Mangiù (Betsy), Giacinto Palmarini (Vronskij), Stefano Santospago (Oblonskij), Paolo Serra (Karenin), Mersila Sokoli (Kitty), Irene Tetto (Lidija). Lo spettacolo ha debuttato in prima assoluta al Teatro Verga di Catania, dal 3 al 12 novembre e, dopo le date catanesi e un passaggio di due giorni a Siracusa, comincerà il suo tour nazionale a partire dalle repliche sulla scena del Teatro Biondo di Palermo dal 17 al 26 novembre.
Come ha costruito De Fusco questo spettacolo? di certo con mano sicura e leggera, cercando di tenere in piedi invariata la struttura narrativa del romanzo, pur nel massimo possibile della sintesi, rientrando e uscendo continuamente dal racconto in terza persona (senza percepibili motivazioni di straniamento epico) e lasciando all’intelligenza interpretativa e alla verve degli attori (notevoli soprattutto Ranzi e Paolo Serra), nonché alla sobria eleganza dell’allestimento (soprattutto per quanto riguarda le scene) il compito di catturare l’attenzione e l’emozione del pubblico. Il modello è – come del resto dichiara esplicitamente dal regista – il cinema, la costruzione drammaturgico/narrativa del cinema. Ed è un modello difficile da replicare in teatro perché la narrazione implica (implicherebbe) una pluralità di azioni passate mentre, al contrario, il dramma si concentra (si concentrerebbe) solo su un’azione che accade hic et nunc. Un’azione verso cui far convergere tutta la ricchezza esistenziale, spirituale, politica, sociale del contesto umano in cui viene a maturare quella determinata azione. È evidente che questo modello di lettura critica che si sta qui utilizzando discende da un’idea determinata e parziale, per quanto antichissima e molto ben attestata, di che cosa sia il teatro e di che cosa sia la narrazione, pertanto resta aperta legittimamente la possibilità di nuove idee, nuove teorie e nuove interpretazioni su come si debba o si possa trasporre un romanzo per le scene teatrali. In ogni modo non sembra davvero che in questo caso il regista abbia voluto sperimentare o avventurarsi in nuovi e sconosciuti territori teorici, piuttosto appare chiaro che De Fusco ha inteso creare un prodotto di scorrevole e gradevole fruizione, accelerando l’accadere degli eventi, lasciando cadere una massa enorme di temi, parole, osservazioni, colori, avventure, emozioni, di ulteriore tessuto narrativo, che sono invece il vero cuore della ricchezza artistica del romanzo tolstojano. Il che non è un peccato, ma esclude radicalmente ogni possibilità che uno lavoro di tal fatta, riproponendo per intero la triste vicenda di Anna Karenina, possa raccontare al pubblico di oggi qualcosa che possa realmente riguardarlo, qualcosa che possa considerarsi autentico, necessario, urgente.
Anna Karenina.
Prima assoluta, Catania, Teatro Verga dal 3 al 12 novembre 23. Adattamento di Gianni Garrera e Luca De Fusco, regia di Luca De Fusco. Scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta, luci di Gigi Saccomandi, musiche di Ran Bagno, coreografie di Alessandra Panzavolta, proiezioni di Alessandro Papa. Aiuto regia Lucia Rocco. Con Galatea Ranzi (Anna Karenina) e con Debora Bernardi (Dolly), Francesco Biscione (Levin), Giovanna Mangiù (Betsy), Giacinto Palmarini (Vronskij), Stefano Santospago (Oblonskij), Paolo Serra (Karenin), Mersila Sokoli (Kitty),Irene Tetto (Lidija). Produzione: Teatro Stabile di Catania/Teatro Biondo Stabile di Palermo. Crediti fotografici di Antonio Parrinello.
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