Avete paura di una vita immobile o del cambiamento? Oyes risponde con “Vania”

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2 Febbraio 2016

C’è Ivan, che ha sacrificato i propri sogni e assiste il fratello in coma.
C’è Sonia, una giovane con l’autostima sull’altalena delle incognite tra speranze e realtà.
C’è Elena, bionda e slanciata che controlla fascino ed emozioni.
C’è il Dottore, che mantiene in vita gli altri e intanto prova a capire quale vita è rimasta dentro di sé
e poi c’è Sergio, il Professore che non parla ma respira, non decide niente ma influisce sulle vite di tutti come fratello, padre, marito e amico.

Sono i protagonisti di “Vania”, portato in scena dalla Compagnia Oyes che così omaggia e (ri)visita quel purgatorio raccontato da Čechov in “Zio Vanja”, probabilmente una delle opere più importanti dello scrittore russo. Diceva Čechov “Che razza di eroi siamo? Io vorrei solo dire alla gente, in tutta onestà, guardate come vivete male, in che maniera noiosa. E se lo comprenderanno inventeranno sicuramente una vita diversa, una vita migliore, una vita che io non so immaginare”.

Vania targato Oyes, già vincitore del premio Nazionale “Giovani realtà del teatro 2015”, è trionfalmente uguale all’idea originale, quando vuole dipingere quella patetica serie di maldestri tentativi che ognuno di noi fa nel momento in cui si sente immobile, si lamenta del tempo che passa ed è insieme incapace di affrontare con coraggio ogni possibile movimento. In questa palude di indecisione scorre la vita sempre uguale e senza scosse di cinque persone, che sanno spronarsi a vicenda come non sanno fare con se stessi. Qualche picco temporaneo di gioia inattesa lo incontrano fantasticando su una coppia di vicini, ballando, prendendo una sbronza.

Oyes in questo spettacolo diretto e ideato da Stefano Cordella, racconta Čechov con una dose assolutamente necessaria di ironia amara e coinvolgente, che aggiunge all’elenco dei protagonisti in carne, ossa e paura anche un mixer audio e luci che a turno i protagonisti comandano, da un angolo del palco. Da lì nasce il respiro di Sergio che dà il ritmo, stabile e sempre uguale, alle loro vite. Vederli in scena mi ha fatto ricordare “Lentamente muore” della scrittrice brasiliana Martha Medeiros: “Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi […] Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare”. Ecco: dopo aver visto “Vania” si esce un po’ consapevoli di ciò che siamo ma soprattutto di ciò che non vorremmo essere. Fosse anche per un giorno solo.

In scena Francesca Gemma é Sonia, Vanessa Korn è Elena, Fabio Zulli è Ivan, Umberto Terruso è il dottore, e dal 17 al 28 febbraio 2016 debutteranno a Milano, allo Spazio Tertulliano.

Oyes nasce dall’ incontro di nove ex-allievi dell’Accademia dei Filodrammatici di Milano con il forte desiderio di fare teatro per il pubblico, per la gente, con strumenti chiari, concreti e semplici raccontando storie che diano spunti di riflessione a chi le ascolta. Hanno debuttato nel 2010 raccogliendo da subito un consenso unanime di pubblico e critica. Nel 2015 con il progetto T.R.E. Yes ha vinto il bando fUNDER 35-il fondo per l’impresa culturale giovanile. www.oyes.it

TAG: arte, cechov, milano, oyes, teatro
CAT: Teatro

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