Le reti teatrali Off attive in Italia: Teatri di Pietra

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11 Ottobre 2015

 

10620326_407725756060105_6861643461714113755_oDal 4 dicembre 2014 fino al 23 gennaio 2015 si è svolto a Bari il Laboratorio Dal Basso ReTeatro, da noi ideato con l’obiettivo di individuare nuovi strumenti e nuove strategie per la distribuzione teatrale e la creazione di reti teatrali che riconoscano e valorizzino una nuova filiera distributiva legata alle realtà giovanili del settore teatrale.  Abbiamo ospitato professionisti del settore teatrale ed esperti di brand e marketing per riflettere insieme sulla situazione del teatro in Italia, tra crisi e soluzioni pratiche utili per provare a superare il deficit economico e sfruttare al meglio le proprie risorse, capacità e creatività.

Un dialogo che si è alternato tra lezioni frontali e project work per incrociare testimonianze e competenze utili per individuare nuove strategie per la distribuzione teatrale e la creazione di reti teatrali.

Ad aprire la prima giornata del Laboratorio è stato Aurelio Gatti, regista, coreografo, autore teatrale, direttore artistico di Festival e rassegne e promotore di progetti culturali innovativi nazionali ed europeiPartendo da esempi concreti come i “Teatri di Pietra”, rete culturale per la valorizzazione dei teatri antichi e dei siti monumentali attraverso lo spettacolo dal vivo (Gatti ne è l’ideatore e il Direttore artistico), e “Contemporaneo Sensibile”, rassegna dedicata ai nuovi linguaggi della scena contemporanea, abbiamo riflettuto insieme sull’importanza del ‘fare rete’.

 

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Quando si parla di “RETE TEATRALE” è necessario fare una distinzione tra rete e filiera:

 

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“La vera rete è un complesso di esperienze, di conoscenze e pratiche. Il resto è una filiera che ha solo bisogno di soggetti funzionali. Sicuramente la rete non è uno strumento, è un modus operandi, è un segno della maturità degli stessi membri di essa. Quello che è importante è che una Rete richieda gente viva e non la funzionalità di essa stessa. I circuiti sono divenuti inattuali perché hanno omologato la produzione. Vi è stato un vero e proprio inquinamento del terziario culturale.”

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La riflessione sull’inattualità dei circuiti mira ad una riflessione generale sul lento deterioramento a cui è andato incontro il Teatro dagli anni ’80 in poi, sempre più smembrato della sua vera essenza, in cui ha preso sempre più piede il lavoro del produttore teatrale sempre più attento ai propri interessi e non alla gente. Nel tempo il Teatro è stato confuso per intrattenimento, mutevole e multidisciplinare perché costretto a mimetizzarsi con la moda dei tempi.

 “La rete crea una forza non conosciuta prima e proprio da questa forza parte per fare il suo personale viaggio, avviare un progetto culturale, definire la propria mission. Una rete non deve offrire solo servizi, non ha i parametri economici della funzionalità, non si approvvigiona del capitale di risorse ma chiede alle risorse di esprimere un qualche cosa comune a tutti in cui tutti possano nel tempo identificarsi. Essenzialmente è l’esercizio di gruppo di uomini liberi che riescono a fare un qualche cosa che prima non c’era.”

Come riuscire nella pratica ad attuare ciò?

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Gatti comincia a raccontare la sua esperienza con la rete Teatri di Pietra, nata per caso, nel ’99, in un periodo economico diverso da quello attuale. Poi sottolinea che al giorno d’oggi due sono le difficoltà per una rete: manca l’interlocuzione, soprattutto con la politica sempre più lontana dal panorama culturale e soprattutto solo il tempo fa comprendere se una rete ha valore o meno. Quello che è importante sapere è che:

“Non ci può essere un unico modello di rete. Prima di tutto una rete deve essere originale, diversa dagli altri. Solo l’originalità riconosce l’identità degli intervenuti della rete. Compito primo ed ultimo di una rete è di trovare il modo per fare incontrare due comunità: una artistica – teatrale disposta ad ascoltare ed una disposta ad offrire cittadinanza.”

Per una rete sarà necessario sviluppare  ottime doti diplomatiche e capacità nel creare un rapporto solido con le compagnie, perché:

 “Rete è rispetto. Non abbisogna di istanze false ma idee e finalità. Non deve essere un’occasione per scambiarsi gli spettacoli, perché significherebbe solo impotenza reciproca. Il fine della rete è la promozione del nuovo prima che la distribuzione.”

Aurelio Gatti

 

L’ascolto è importante, al giorno d’oggi bisogna saper reinventare l’interlocuzione:

Immaginate per esempio la storia di due innamorati. Uno è innamorato e uno è titubante. Potrebbe sembrare una situazione difficile. A meno che non si abdichi all’idea normale di amore. I due innamorati si incontrano, fanno una passeggiata e poi il più romantico improvvisamente capisce tutto e afferma: ‘Io sono non profondamente innamorato di me che ti amo ma dell’idea di amore che, anche se non mi corrispondi, vien fuori da Te.’

Anche una rete deve saper fare i conti con l’autenticità del Suo sentire, deve mettersi nei panni degli altri, comprenderli, tollerarli ed essere consapevole che tutto passa attraverso un setaccio.

Rete per Gatti è identità. Rete è Tempo da tutelare. Rete è comunità. Rete è storia da scrivere insieme in una realtà piena di fotocopie e meno di storie autentiche. Una rete teatrale deve prendere per mano compagnie e teatri e dare importanza alla storia di ognuno.

Rete è incrocio a metà strada ed impegno per far sì che per un tragitto vi sia una storia comune tra due realtà prima lontane.

 

Pagina Facebook Teatri di Pietra: https://www.facebook.com/Teatri-di-Pietra-266833586771507/timeline/

Puoi rivedere la lezione completa di Aurelio Gattihttps://www.youtube.com/watch?v=Yto_2iY6udM

 

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CAT: Teatro

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