Teatro, tour solidale del Circus Elysium di Kiev. Festival e debutti in Italia

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14 Marzo 2022

Alice è tra noi. Lontano dall’Ucraina aggredita dall’armata dello zar Putin, che la bersaglia con bombe e missili, distruggendo città e massacrando i civili. E’ arrivata in Italia con la compagnia del Circus Theatre Elysium di Kiev, sorpresa dall’invasione russa nel mezzo della tournée internazionale di “Alice in Wonderland”, allestimento ispirato alla fantastica storia di Lewis Carroll. “Alice nel Paese delle meraviglie” è spettacolo immaginifico che mette assieme arte circense e meraviglie tecnologiche, 3D e sapienza teatrale. Cinquanta artisti in tutto tra attori e tecnici. Venti ballerini, dodici artisti di circo e sette attori. Attorno alla compagnia teatrale ucraina che sta registrando dappertutto il sold out è scattata in Italia una rete di solidarietà cucita da teatri e organizzatori che permette a questi artisti, lontano dalla loro martoriata patria, di proseguire il tour che prima dell’Italia ha conquistato con successo paesi come la Francia e, prima ancora Cina, Russia e Bielorussia. Il musical è un meccanismo ad orologeria, fatto di sorprese e invenzioni, danza e teatro diretto da Mariia Remneva con l’apporto della coreografa Julia Sakharova, il direttore tecnico Sergey Vlasov e  il direttore Aleksandr Sakhorov che fanno muovere i celebri personaggi del racconto, oltre Alice, il Cappellaio Matto, la Regina di cuori, il Coniglio e il Gatto del Cheshire in un universo fatto di sogni e acrobazie. Lo spettacolo sarà rappresentato il 17 marzo al Ristori di Verona, il 20 marzo allo Storchi di Modena, il 30 marzo al teatro Valli di Reggio Emilia, il 2 aprile con il concorso di Ravenna Festival al teatro Alighieri di Ravenna, il 13 aprile al teatro del Giglio a Lucca, il 14 aprile al teatro Sociale di Mantova.

Una scena tratta dalo spettacolo “Alice in Wonderland” del Circus Theatre Elysium di Kiev questi giorni di scena grazie a una rete solidale in diverse città d’Italia

Per il teatro italiano è di sicuro un risveglio amaro quello di questa primavera. Mentre con debutti e riprese l’arte del palcoscenico sta puntando sulla rinascita, con l’ambizione di lasciarsi dietro le spalle un altro inverno di pandemia, quest’ultimo si è intrecciato nella sua coda con il veleno della guerra. Un conflitto riguardante anche noi, alle porte di casa, l‘Europa. Difficile capire quali saranno le ricadute e le problematiche in campo artistico. Nulla sarà più uguale a prima pure per chi vive e lavora nel teatro, arte sensibile ai cambiamenti e ai sommovimenti tellurici della società. Inevitabile sarà per i teatranti confrontarsi con questa situazione che apre scenari inediti nel nostro continente, comprendendo e prendendo posizione per la pace. Che vuol dire prendersi cura e occuparsi con più decisione delle relazioni tra le persone, allo scopo di costruire un orizzonte fatto di confronto sì, ma anche di maggiore percezione e sensibilità nell’affrontare e risolvere punti di conflittualità e frizioni presenti dentro la comunità degli uomini.

Un’altra scena tratta da “Alice nel paese delle Meraviglie della compagnia ucraina. Lo spettacolo utilizza i linguaggi del teatro, della danza e delle nuove tecnologie

E non è un caso che questi siano anche gli ambiti esplorati da un festival punto di riferimento della scena femminile italiana qual’è “La scena delle donne” allestita dalla Compagnia di Arti e mestieri diretta da Bruna Braidotti impegnata dal 1987 in un approfondimento sui temi della specificità delle donne attraverso la cultura e il teatro. La rassegna che si tiene nel Friuli Venezia Giulia (tra i comuni di Pordenone, Vigonovo di Fontanafredda e Cordenons) e che propone un articolato programma di spettacoli fino al 2 aprile si è aperto con un racconto, “Parole e Sassi”, con Valentina Rivelli del teatro della Sete che ha riunito diciannove teatranti provenienti ognuna da una differente regione italiana con l’obiettivo di rendere l’Italia un “paese per donne” ha fondato nel 2011 il Collettivo Progetto Antigone per raccontare il rapporto tra donne e potere. Bruna Braidotti è invece l’autrice e l’interprete in scena con Bianca Manzari di “Italia, le donne italiane al voto”, un esempio di teatro civile “osservato con occhio femminile”. Marta Cuscunà  con i suoi pupazzi in “Sorry boys” ha ricostruito la storia di diciotto ragazze di Gloucester rimaste in cinta contemporaneamente nel 2008. Alcune di queste avevano pianificato la gravidanza per allevare i bambini in una comune femminile, con grande scandalo dei benpensanti di Gloucester.

Un momento dello spettacolo “La stanza delle anime” di e con Arianna Addonizio al festival “La scena delle donne”

“Kashimashi” _ che in giapponese sta ad indicare “rumoroso, caotico” _ e vorrebbe significare secondo una visione tradizionale un capannello di donne come elemento di confusione e disordine è lo studio del teatro Nucleo scritto e interpretato dall’attrice e regista Natasha Czertok _ il 18 in scena a Pordenone presso l’auditorium Concordia _ che “si insinua con una buona dose di autoironia nelle dinamiche legate a quella che siamo soliti definire “normalità”. “La stanza delle anime” di e con Arianna Addonizio, con accompagnamento musicale di Nicola Milan_ il 25 marzo ancora all’auditorium Concordia _ nato da un’idea di Bruna Braidotti mette a confronto due differenti visioni dell’aldilà; quella di Dante Alighieri che rivive questi tempi nei panni di un rapper e l’altra, della monaca e mistica tedesca Hildegard von Bingen.

“Emancip(h)ate” della compagnia Teatro al femminile chiude il festival il 2 aprile all’Auditorium Ald Moro a Cordenons con la partecipazione di Sabrina Biagioli, Giulia Capuzzimato, Jessica Di Bewrnardi, Sara Morassut, Virginia Rissso, Lorenza Sacchetto. Il termine “Hate” del titolo (odio) è “un grido di protesta verso tutte le ingiustizie che il genere femminile ancora subisce, ma di cui poco si parla”. Al centro del lavoro la violenza fisica e i femminicidi che rappresentano “soltanto la punta di un iceberg di prevaricazioni, soprusi e discriminazioni”.

Una scena da “Emancip(h)ate” del Teatro al femminile che chiude il festival” La scena delle donne” in cantiere sino al 2 aprile nel Friuli Venezia Giulia

Spostato dal teatro Litta di Milano dove sarebbero dovuti andare in scena a gennaio – per l’evoluzione della pandemia- al Bellini di Napoli il 17 e 18 marzo andranno in scena i debutti nazionali della Generazione Scenario 2021 che, dopo la finale del Premio l’estate scorsa ad agosto a Bologna allo Scenario festival, arrivano sul palcoscenico, non più come anteprime o studi bensì come spettacoli compiuti. Il Premio Scenario è promosso da trentasei teatri, centri o compagnie di innovazione distribuite su tutto il territorio nazionale. La manifestazione è attiva dal 1987. A decidere i vincitori è una giuria presieduta da Carlo Mangolini e composta da Fabio Biondi, Cristiana Minasi, Cristina Valenti e Stefano Cipiciani. Questi i quattro spettacoli vincitori e segnalati che verranno presentati e replicati in ordine diverso nelle due giornate: “Le Etiopiche” di Mattia Cason, “Topi” di Usine Baug, “Surrealismo capitalista” di Baladam B-side e “Still Alive (but not live” di Caterina Marino in versione video-performativa. “Le Etiopiche”, regia, testi e coreografie del bellunese Mattia Cason è il vincitore del Premio Scenario 2021. In scena oltre allo stesso Cason anche Carolina Alessandra Valentini, Tamaš Tuza, Rada Kovačević, Katja Kolarič. Lo spettacolo si intende come prima parte di una trilogia sulla figura dell’imperatore e condottiero Alessandro Magno in questo caso visto come simbolo “una curiosità irrefrenabile per tutto ciò che è altro, diverso, straniero”. Utilizzando diversi linguaggi espressivi, dal teatro alla danzae il video, “Le Etiopiche” vuole rileggere “’l’epica di Alessandro Magno alla luce della contemporaneità, aprendo una riflessione sull’Europa di oggi, in una prospettiva che contempla l’accoglienza come opportunità piuttosto che come limite”. 2021 in scena al teatro Bellini di Napoli

“Le Etiopiche” di Mattia Cason è lo spettacolo vincitore del Premio Scenario in scena a marzo al teatro Bellini di Napoli (foto Mali Erotico)

“Topi”, vincitore del premio Periferie, regia e drammaturgia di Usine Baug di Bresso (Milano) con Ermanno Pingitore, Stefano Rocco e Claudia Russa intreccia ricostruzione storica e invenzione scenica per raccontare venti anni dopo il G8 di Genova. “Dentro e fuori il teatro, nella piazza della nostra memoria, gli spettatori si ritrovano davanti alla vicenda umana di un interno con vista sul mare che sconfina dentro l’ipocrisia politica di chi ancora si nasconde dall’assunzione di responsabilità” Due le segnalazioni speciali: “Surrealismo capitalista” e “Still Alive (but not Live)”. Il primo di Baladan B.Side (originario di Mirandola in provincia di Modena) , drammaturgia e regia a cura di Pierre Campagnoli in scena con Nina Lanzi e Giacomo Tamburini mette in scena un compendio di derive della società attuale “utilizzando il Capitale come correlativo oggettivo di una condizione umana sempre più superficiale e rarefatta, concepita solo in termini monetari”. In “Still Alive” scritto, diretto e interpretato dall’autrice e attrice romana Caterina Marino in scena con Lorenzo Bruno è uno spettacolo che parte dal vuoto “per restituire il pieno di una stretta di mano, a ricordare l’immagine chapliniana di Luci della città in cui l’unico sollievo è guardare l’orizzonte insieme».

“Topi” è lo spettacolo di Usine Baug che ha vinto il premio Scenario Periferie (foto Mali Erotico)

A Valsamoggia, nell’area metropolitana di Bologna, a casa del teatro delle Ariette, i teatranti contadini che dal 1996 allestiscono spettacoli e lavorano la terra hanno invitato due fine settimana (il 6 e il 12 e 13 marzo) per assistere agli spettacoli prodotti dalla compagnia in questi due ultimi anni. C’è voglia, e tanta, di ristabilire un contatto con gli spettatori, ritrovare il pubblico per confrontarsi. Vedere gli spettacoli e fermarsi da loro per il pranzo o per la cena. Non a casa le Ariette questo invito è stato battezzato “Ho nostalgia della vita di prima”… Gli spettacoli sono: “E riapparvero gli animali” , “MURI. Autobiografia di una casa” .

Il primo lavoro, tratto da un testo di Catherine Zambon che le Ariette hanno tradotto ed adattato è ambientato in un futuro distopico simile al nostro presente. “Muri” invece, un testo di Paola Berselli e affonda la sua storia nel secolo passato. Una sorta di “Heimat” che racconta una storia che inizia negli anni Cinquanta e finisce con la caduta del Muro di Berlino nell’autunno del 1989.

Il teatro delle Ariette in “E riapparvero gli animali” messo in scena dalla compagnia di attori e contadini a Valsamoggia vicino Bologna (Foto di Alessandro Accorsi)

Nel primo lavoro Paola Berselli, reduce del 77 si ritrova “in un mondo nuovo, moderno, buio e senza pietà”. Ambientato in un futuro prossimo, il testo vuole riflettere sulla pandemia e i comportamenti che provoca e potrà provocare in futuro, e “vuole provare a immaginare come potrà condizionare il nostro modo di vivere, pensare, sentire”. In “Muri” è invece il racconto autobiografico sono le case vissute nelle differenti fasi della propria vita. In questo senso la casa diventa quindi occasione “per parlare di sé in una sorta di percorso catartico in cui, nella consistenza dei muri, nello spessore degli intonaci, nella misura degli scalini, le case ritrovano la loro dimensione di rifugio, di archivio della memoria di emozioni, sentimenti e affetti”.

Debutti in corso. Dal 15 marzo al 3 aprile alle Fonderie Limone di Torino prima nazionale della nuova produzione del Teatro Stabile di Torino “La Tempesta” di William Shakespeare, regia di Alessandro Serra che ne ha curato anche la traduzione l’adattamento, assieme alle luci, le scene e i suoni. In scena: Fabio Barone, Andrea Castellano, Vincenzo Del Prete, Massimiliano Donato, Paolo Madonna, Jared McNeill, Chiara Michelini, Maria Irene Minelli, Valerio Pietrovita, Massimiliano Poli, Marco Sgrosso, Bruno Stori.

Paola Berselli del teatro delle Ariette in “Muri. Autobiografia di una casa” andato in scena a Valsamoggia nello spazio di questo gruppo di teatranti e contadini

Dal 15 marzo al 14 aprile nella sala Shakespeare del teatro Puccini di Milano debutta in prima nazionale la nuova produzione del Teatro dell’Elfo “Edipo Re, una favola nera”, tratta dal testo di Sofocle, traduzione e adattamento a cura di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia (responsabili anche della regia). In scena: Eduardo Barbone, Ferdinando Bruni, Mauro Lamantia e Valentino Mannias. Costumi di Antonio Marras.

Il 17 marzo al teatro Pasolini di Cervignano del Friuli in provincia di Udine, va in scena “Dei figli”, il terzo capitolo della trilogia dedicata alle relazioni famigliari, “In nome del padre, della madre, dei figli” di Mario Perrotta in scena tra gli altri anche con Arturo Cirillo e Saverio La Ruina. Produzione del teatro Stabile di Bolzano e Fondazione Sipario Toscana Onlus, La Piccionaia, centro di produzione teatrale e Permàr.

L’attore Valentino Mannias in “”Edipo Re, una favola nera” regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia (foto di Lorenzo Palmieri) in scena a Milano

TAG: Alessandro Serra, Bruna Braidotti, Ferdinando Bruni, Friuli, Lewis Carroll, Mario Perrotta, milano, napoli, pordenone, premio Scenario, putin, Sofocle, ucraina, William Shakespeare
CAT: Teatro

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