A.I.
L’importanza di non avere un chatbot per amico
L’importanza di non avere un chatbot per amico: che succede se il nostro unico riferimento è l’Intelligenza Artificiale e se non abbiamo amici veri? Di chi è la responsabilità di questo isolamento che talvolta ha esiti drammatici e irreversibili?
Character.AI, start-up californiana specializzata nella creazione di amici virtuali e nel replicare la personalità di una celebrità con l’IA, ha annunciato sul suo blog che, dal prossimo 25 novembre, bloccherà l’accesso degli utenti minori di 18 anni, in attesa di sviluppare un’esperienza che consenta anche a questi ultimi la possibilità di accrescere, in sicurezza, la propria creatività.
Questa scelta arriva anche in considerazione delle tante preoccupazioni espresse da diversi esperti, preoccupati per il comportamento, spesso irrazionale, dei ragazzi nei confronti dell’Intelligenza Artificiale e anche per la natura delle interazioni: isolarsi dalla vita reale, avere un chatbot per amico, e non persone reali, come unica amicizia può comportare conseguenze nefaste.
Si ricorderà che negli scorsi mesi erano divampate le polemiche per il suicidio di un ragazzo di 14 anni, il quale, all’inizio del 2024 in Florida, aveva confessato i suoi pensieri suicidi a C. AI, che nel frattempo era diventato la sua migliore (e forse unica) amica.
Difatti, il chatbot impersonava Daenerys Targaryen di “Game of Thrones”: il ragazzino, una volta estraniatosi dalla realtà e considerato il chatbot il suo unico amico, aveva condiviso anche pensieri suicidi.
Secondo le accuse della mamma, il modello di AI non è stato capace di cogliere l’estrema gravità della situazione e di reagire opportunamente e evitando o provando a scoraggiare il suicidio del ragazzo.
Dal mio punto di vista, va ricordata l’importanza di non avere un chatbot per amico, ma non sarà mai troppo tardi quando ci si renderà conto che avere pochi amici, ma reali, è una conquista essenziale della vita.
Tuttavia, oltre all’importanza di non avere un chatbot per amico, va parallelamente ricordato che alla consapevolezza dell’importanza di avere amici reali, e non virtuali, si arriva anche grazie al tempestivo intervento dei genitori: è forse appena il caso di proporre una riflessione approfondita, e più generale, sulla responsabilità educativa della famiglia e sull’importanza di un uso critico e consapevole della tecnologia per evitare l’isolamento sociale e svariati problemi emotivi.
La responsabilità genitoriale nell’era digitale è un mandato che si estende inevitabilmente oltre il perimetro fisico domestico, includendo il comportamento del minore in Rete e i danni che questi può generare a sé stesso e agli altri.

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