Ambientalisti voltagabbana e la gorgiera del piccione

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8 Settembre 2015

Gli indignati di ieri sono  i possibilisti di oggi, gli incorruttibili tutti d’un pezzo dell’altro ieri vengono colti con le mazzette in tasca, i professionisti isterici dell’antimafia in verità da decenni trafficavano con i capi bastone e le coppole storte. Ahi eterna Sicilia della corda pazza e del pirandellismo endemico, ahi terra della follia e del “sentimento del contrario”: concettosa, “logica”, dialettica come Gorgia e furba come… Giufà. Ma più che Gorgia, forse, gorgiera del piccione (vedi più avanti).

Notizia del giorno è la demolizione di una villetta familiare abusiva nella Valle dei Templi di Agrigento.   Sottonotizia: l’avvocato difensore degli abusivi è nientemeno che Giuseppe Arnone, ossia l’attivista ambientalista agrigentino, notissimo anche a uno come me che nelle ultime estati ha imparato a conoscerlo per le coraggiose battaglie ecologiste che spesso avevano come oggetto proprio la Valle dei Templi e l’inerzia dei pubblici poteri. Si sa, la professione forense ammette questi clamorosi cambi di giacca, di gubbana in siciliano, di gabbana in italiano, donde “voltagabbana”. Ma la coscienza? Neanche una obiezione piccola piccola? Uno spigoloso “preferisco di no”?

È  come se un idealista mazziniano diventasse un inflessibile ministro dell’Interno (Giovanni Nicotera) o un fervente garibaldino un duro e realista Primo Ministro (Francesco Crispi), come se un socialista massimalista fondasse il partito fascista (il Mascellone), come se uno di “Lotta continua” dirigesse un Tg berlusconiano (Paolo Liguori), come se un ambientalista diventasse nuclearista (Chicco Testa). È già successo dite? A quando un No-Tav Assessore ai lavori pubblici allora? Ah il sano realismo italiano! Ah il pragmatismo peninsulare! Ah il pensiero debole, debolissimo quando si tratta di questioni di Ego o di Quattrino, o dei due in combinato disposto. Chessadafappecampà!

I salti di fronte non sono “saltuari” nel nostro Paese. Oltre a quello di Giuseppe Arnone, ex ambientalista che diventa avvocato difensore degli abusivi, accade spesso che sia il sindacalista, per esempio, a saltare la barricata e accedere alla dirigenza addirittura di articolazioni della struttura che fino a un attimo prima contrastava. Io ci ho vissuto con questa gente, l’ho vista attorno a me agitarsi da una parte della barricata e poi con la stessa fierezza e intransigenza dall’altra. In questi casi ho sempre il mio romanzetto di riferimento. Quel sindacalista, nel frattempo diventato ex,  si comporta esattamente alla maniera di Sénécal, quel singolare personaggio dell’”Educazione sentimentale” di Flaubert già socialista oltranzista che compie una spettacolare evoluzione per impulso di un inarrestabile slittamento progressivo della coscienza. «Uomo di teorie, non considerava che le masse e si mostrava spietato verso gli individui». Diventato direttore di uno stabilimento di ceramiche obbliga gli operai a spazzare tutti i pavimenti e a fermarsi un’ora di più il sabato qualora non l’avessero fatto durante la settimana. Vessa «per sentimento del dovere o bisogno di dispotismo» un’operaia che mangia dalla “schiscetta” contro i regolamenti nello stabilimento e le infligge una terribile ammenda. Urla: «La democrazia non è la scostumatezza dell’individualismo. È il livellamento comune sotto la legge, la divisione del lavoro, l’ordine! ». Insomma impone a tutti la sua inflessibile volontà di capo spietato. In finale di romanzo Frédéric Moreau, il personaggio principale dell’Educazione, crede di individuarlo tra gli agenti di polizia che sparano contro i rivoltosi del ’48…

Ora, si potrebbe pensare che i cambi di fronte riguardino solo gli idealisti, che ad un tratto  diventano “realisti”. La traiettoria di Chicco Testa è esemplare sotto questo profilo: da ambientalista a nuclearista dans l’espace d’un matin! Ma non è così semplice la questione:  il passaggio di fronte non riguarda solo il repentino voltafaccia da sinistra a destra (anche se è  il più frequentato storicamente). Se pensate a quei conservatori inglesi o americani, molto rigidi nella morale sessuale, che poi vengono beccati sulle tangenziali travestiti da donna, con rossetto e calze a rete, o a quei prelati ostinatamente omofobi che nascondono sotto le tonache furiosi amori omosessuali quando non pedofili, comprenderete  che occorre allertare piuttosto, e  di corsa,  le categorie freudiane, fare riferimento ai meccanismi di difesa elaborati dalla psiche per gestire il rimosso secondo la dottrina di  Sigmund, innanzi tutto quello della “negazione”. (Sigmund Freud: Die Verneinung, 1925)

La negazione è un modo di prendere coscienza del rimosso, in verità è già una revoca della rimozione, non certo però un’accettazione del rimosso … Negare alcunché nel giudizio è come dire in sostanza: “questa è una cosa che preferirei rimuovere”. La condanna è il sostituto intellettuale della rimozione, il suo “no” un contrassegno della stessa, un certificato d’origine.  (S. Freud, Opere, Bollati Boringhieri, vol. X pag. 198)

Insomma, se c’è qualcuno che nega, che nega furiosamente, istericamente, mettetevi in allarme: egli non fa altro che affermare negando. Sta disprezzando oggi per comprare domani. Se è un iper-ambientalista spesso sta cercando una composizione psichica con il reale, se è un odiatore fisso e fesso del denaro, ne vorrebbe in verità a dismisura, ecc. Occorre perciò una sana diffidenza verso gli individui tutti d’un pezzo, verso i Robespierre. Perché? Perché siamo tutti a “gorgiera di piccione” (vedi più avanti) e occorre sanamente prenderne atto. Non siamo degli Incorruttibili, anche se in molti, oggi, nell’agone politico italiano aspirano ad esserlo, e li vedi nei talk show con i ditini puntati, iscritti d’ufficio nel partito del bene. Ma con autocertificazione incorporata, senza prova provata.

Da giovane in verità  ho ben visto Robespierre,  il cosiddetto “Deputato dell’Umanità”, amavo la sua intransigenza e la sua nettezza di pensiero e di azione. Oggi per nulla. Non affrettatevi a dire che «si nasce incendiari e si muore pompieri», piuttosto è una questione di prospettiva e di mancanza di metri di paragone e di comparazione: è così breve il tratto di vita compiuto da giovane, così angusta la prospettiva, che si prende tutto a parti intere, e non si va tanto per il sottile, come Robespierre. Crescendo si capisce che il mondo non si può tagliare a colpi di accetta (e tanto meno di ghigliottina) e che tutte le situazioni sociali, come del resto le esistenze non sono o bianco o nero ma, per restare ancora in ambito francese ( e con una locuzione usata da Flaubert in una lettera da Costantinopoli il 14 nov. 1850 all’amico Louis Bouilhet), sono   “gorge-pigeon”, ossia a gorgiera di piccione, a colore che scappa, iridescente, dove è difficile distinguere un colore dall’altro nettamente. Prendere atto che tutti più o meno siamo fatti a gorgiera di piccione è un principio di sano realismo che ci aiuta il più possibile a ridurre e a comporre la dissonanza cognitiva –  cui ci mette di fronte il reale sconfessando il nostro ideale-,  per meglio vivere.

Anche perché  sotto un Robespierre spesso si nasconde un Giufà.

 

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Leggi anche dello stesso autore e sullo stesso blog il  post sui cambiamenti interiori, le giravolte, le conversioni, i pentimenti, le strategie degli ex: “Perché ci si converte. Rinnegati, pentiti, traditori”.

 

TAG: Chicco Testa, Flaubert, Francesco Crispi, Giuseppe Arnone, Voltagabbana
CAT: tutela del territorio

Un commento

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  1. umbrito-tamburini 9 anni fa

    Qui Pertinacemente si confonde! Per i maestri latini, e’ saggio cambiare opinione; per gli oppotrunisti l’opinione e’ un veicolo alla “stanza dei bottoni,” e credo di essermi spiegato. Ma, ad abundantiam, cerchiamo di dissociarci dal professionismo della sinistra (stavo per dire dell’antimafia o della nostra gente ,ma temo che per molti sia un atto di fede “calcistico”) da chi intende illuderci: Robespierre o Trosckji sono stati fortunati, Stalin no!

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