Leggiamo in edicola che Alitalia si appresta a trasformarsi in linea aerea low cost. Gli articoli sono evidenti veline che vogliono servire da lubrificante lenitivo, in preparazione (H) del nuovo piano industriale, che certo non sarà pubblicato prima del referendum, perché Alitalia di nuovo in crisi, con decine di aerei a terra e migliaia di esuberi peserebbe come insuccesso del Presidente del Consiglio.
Prima di conoscere i dettagli, la trasformazione in low cost potrebbe pure essere una mossa nella direzione giusta, va ricordata la massiccia campagna mediatica con cui Alitalia ha martellato per anni il Paese e i politici e i giornalisti acquiescenti: linea aerea a cinque stelle, che punta all’eccellenza del Made in Italy, propagandata infatti dal Montezemolo ex Ferrari, che ora sembra una vecchia gloria da Isola dei Famosi.
James Hogan e la sua squadra di anglosassoni al comando di Etihad sono sbarcati in Italia con arroganza e con molte pretese, tra cui lo stravolgimento della regolamentazione aerea di Milano e si sono concentrati su una serie di interventi di immagine e non di sostanza. Bene la trasformazione della Business Class intercontinentale, ma ridipingere gli aerei con una tonalità di bianco più simile alla sabbia del deserto arabo è stata una spesa inutile, così come il cambio di uniformi, orribili, scomode e troppo calde d’estate, disegnate dallo stilista Bilotta, un cervello della cui fuga negli Emirati non c’eravamo mai accorti né lamentati.
Supponenza e arroganza, questo è il riassunto di due anni di gestione Etihad di Alitalia. Adesso le casse sono di nuovo vuote, centinaia di milioni sono stati bruciati ancora, dopo aver forzato Intesa e UniCredit a gettare soldi nell’aumento di capitale monstre che, come tutti i precedenti, avrebbe dovuto risolvere definitivamente i problemi e che invece, come tutti i precedenti, non ha risolto nulla.
Perché Alitalia è un relitto del tempo che fu, di quando la concorrenza non c’era e i prezzi dei biglietti venivano stabiliti dal Governo in base ai costi, con un supplemento per guadagnare anche qualcosa.
L’Emiro di Abu Dhabi era forse convinto che gli Italiani vivessero vestendo Armani, guidando Ferrari e bevendo Sassicaia, mentre sempre più volano Ryanair per risparmiare o prendono il treno AV o addirittura Flixbus.
Alitalia produce ad alto costo un servizio povero, mass market, i voli point-to-point dall’aeroporto A all’aeroporto B, in cui le low cost hanno un vantaggio incolmabile e, a differenza delle linee aeree tradizionali che si sono meglio adattate, ha una scarsa quota di passeggeri sui voli intercontinentali, dove peraltro ha limiti molto stretti dettati dalla scelta assurda di trascurare il ricco mercato del nord Italia, dalla ridotta dimensione della flotta, dal volare poco o niente tra Africa occidentale e Asia sudorientale per non danneggiare il nuovo padrone Etihad, dal volare in Nordamerica poco e solo d’estate, per non danneggiare il vecchio padrone Air France.
Tecnicamente, la scelta di puntare al low cost sui voli nazionali ed europei sarà probabilmente corretta, ma è tardiva e insufficiente. Il Governo ha la responsabilità di aver curato nel 2014 un piano industriale soltanto badando al far contribuire le banche alla colletta in pratica forzosa, ma senza avere alcuna capacità di giudicare quello che era un piano industriale sbagliato. L’obiettivo era mantenere in sella i gruppi di potere più influenti e i loro rappresentanti (Palenzona, Montezemolo) e garantire il posto di lavoro agli eredi di una forza lavoro un tempo forte, capricciosa e profumatamente pagata, nonostante le perdite.
Nessuno al Governo si è mai preoccupato delle condizioni di lavoro a Ryanair, easyJet, Vueling, Volotea, dove spesso si guadagna veramente poco. Il Governo si occupa soltanto di chi lavora in Alitalia e Meridiana e prende stipendi ormai fuori mercato da linee aeree da anni tenute in vita artificialmente o percepisce trattamenti di Cassa Integrazione scandalosi.
Il Potere si interessa della Casta aerea, delle lobby interessate, tratta con il potere finanziario, ma da decenni un piano industriale dietro l’altro mancano l’obiettivo. Alitalia è una ferita finanziaria sempre sanguinante, che ci si illude di salvare con la furbizia, facendo arrivare capitali non meritati e concedendo privilegi normativi. Intanto flotta e occupati si dirigono sempre verso il basso, inesorabilmente.
Aspettiamoci il solito diluvio propagandistico, l’ennesimo piano che salverà Alitalia, la solita contribuzione di denaro pubblico o para-pubblico e attendiamo. Sarebbe meglio però interrompere l’accanimento terapeutico, lasciar fallire un’azienda che da decenni non ha più ragione di esistere e ricominciare da zero, senza i condizionamenti dei gruppi di interesse che sempre impediranno ad Alitalia di essere un’azienda sana.
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Inizio interessante, poi come al solito si passa a attaccare il personale dimenticandosi che Easyjet pratica il “pay to fly”, cioe` i piloti devono pagarsi il corso e le prime 100 ore di volo. In pratica sono loro che pagano la compagnia per lavorare. E in alcuni basi come il Portogallo non pagano i contributi pensionistici. Vueling non solo offre stipendi da fame, ma offre contratti stagionali ai piloti per risparmiare sulle ferie pagate. Insomma, poteva essere un gran bel articolo e invece e` stata una opportunita` persa.
articolo davvero misero e offensivo nei confronti della compagnia e del suo personale, mi dispiace dirlo ma il potere di penna è stato in questo caso concesso in modo inappropriato.
Mi dispiace ma non sono d’accordo con questi due commenti, e credo x altro che quanto scritto nell’articolo rappresenta purtroppo la realtà e ne delinei una necessità di terminare agonie di aziende ormai non più gestibili. Lo scrivo col magone…
Molte cose dette sono vere, altre meno (personale responsabile del disa
Molte cose dette sono vere, altre meno (personale responsabile della tragedia AZ ormai decennale). Cio che resta é la quasi certitudine che i nuovi padroni trasformeranno AZ in un feeder low cost che riempira i loro aerei con i quali fanno esclusivamente voli intercontinentali che sono gli unici capaci di generare profitti. Che disastro…..
E’difficile e azzardato intraprendere una discussione su Alitalia il perché è la mancata conoscenza degli elementi che hanno ridotto la compagnia aerea di bandiera un colabrodo. Agli albori della società gli sprechi eccessivamente alti sono stati sempre sanati da “Pantalone” senza che nessuno controllasse l’allegra gestione dispendiosa di una società a partecipazione statale. Per scongiurare il fallimento si sono inventati la CAi SpA con la fusione di compagnie tutte in pessime condizioni economiche la cui conseguenza ha portato alla creazione di un altro carrozzone la SAI SpA anch’essa con alla guida l’ex ferrarista Montezemolo sull’orlo del precipizio . Si sperava in una ripresa con la fusione degli Emirati che con Ethiad poter essere la panacea del problema. Ma questa minaccia di uscire dall’accordo lasciando nuovamente Alitalia in una difficilissima situazione economica. E il personale? Nessuna tutela migliaia in mobilità ed altri che presto si aggiungeranno a quelli senza alcuna speranza di tutela. Ma cosa faranno costoro all’età di 50 e più anni? Come saranno tutelati? Nessuno ne parla .Questa è l’emblema di una Italia che cresce e che spera di uscire dalla palude vista da chi non si rende conto del tracollo. Pura demagogia propagantistica ma che molti seguono alla stregua del racconto del pifferaio di antica memoria.
Qantas come soluzione? Capacità imprenditoriale necesse! Quella che personaggi Italiani, legati a schemi legati a caste politiche e senza palle, hanno dimenticato. Che necessità di ricambio, ma dove è finito il “perlage” delle nuove leve? Ci sono nuove leve? Boh… Battete un colpo! Italia, batti un colpo!! ;-) :-(