Take Away: la settimana in breve

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1 Dicembre 2015

Una serie di omicidi (più o meno) irrisolti

È difficile incrociare uno sguardo dentro una folla al buio, così com’è difficile orientarsi nell’oceano della rete, ogni tentativo di governare le onde con una tavola da surf può portarci davvero al largo. Così le settimane vanno via, passano in fretta e dimentichiamo tutto per tuffarci in quella seguente. La scia di omicidi irrisolti di transgender in Argentina nelle ultime settimane raccontata dal New York Times riporta alla mente un vecchio copione che trovavamo anche ne La parte dei delitti di 2666 di Roberto Bolaño, in cui si racconta la tragedia degli omicidi seriali a Santa Teresa, in Messico. Imbattendomi in questa storia ho pensato a quanto fosse ingiusto dimenticarla e relegarla a un angolino dell’archivio del Times, e così molte altre piccole storie e collezioni di parole che sono passate in settimana. Nonostante l’Argentina sia l’avanguardia sudamericana nei diritti LGBT, il ritrovamento di almeno tre corpi di donne transgender pugnalati o chiusi nei sacchetti ha allarmato un po’ la comunità, perché è pur sempre difficile da affrontare l’omicidio, un colpo al cuore di cui non ci si libera. Dave Navarro (Jane’s Addiction, Red Hot Chili Peppers) lo sa bene: ha perduto la madre, Connie Navarro, nel 1983, assassinata da un ex compagno, e ora lo racconta in un film documentario dal titolo Mourning Son (che è anche una canzone di Navarro). L’obiettivo è quello di aiutare per quanto si può a superare il trauma di perdere qualcuno in un omicidio, perché da certe cose non se ne esce mai, racconta Navarro.

navarro

Dave Navarro durante un live

Lo strascico degli attentati a Parigi

La morte è un tema ricorrente sui giornali della settimana scorsa: è ancora troppo vivo il ricordo di chi è morto negli attentati di Parigi il 13 Novembre (ed è così straziante leggere le testimonianze che le lasceremo senza link), cosa che sta ancora scatenando un controverso dibattito che ha risvegliato una sorta di silenzioso death-pride tra morti di serie A e B, equivoci, litigi furenti, rivendicazioni e imprecazioni, bandiere e contro-bandiere. Per non far torto a nessuno Libération ha raccolto il numero di morti in totale quest’anno a causa del terrorismo di matrice islamica, e siamo a circa 2000 per il 2015, dal 7 Gennaio di Charlie Hedbo, passando per Tripoli, Mogadiscio, la Siria, l’Egitto, Beirut, fino ai più recenti. Dall’altro lato la psicosi dell’altro ha continuato a generare i suoi mostri anche questa settimana, si pensi al numero di falsi allarmi che hanno scosso l’Europa, tanto che si sono aperti sul tema numerosi dibattiti sull’integrazione. La scrittrice belga di origini nigeriane Chika Unigwe ha raccontato come sia difficile il processo di assimilazione per chi ha origini extra-europee in Belgio, e si è concentrata molto su quel distretto di Bruxelles, Molenbeek, agli onori delle cronache urbane e interurbane come covo di jihadisti d’assalto. ”Finché molte questioni a Molenbeek hanno disturbato solo i residenti, il governo era disposto a ignorarle”, ha scritto la Unigwe.

Negli States la questione Daesh, terrorismo islamico, Siria, sembra entrata a tutto spiano nella campagna elettorale per le prossime primarie e presidenziali, e Donald Trump continua a rendersi così ridicolo su molteplici aspetti che c’è chi rimpiange addirittura George W. Bush come un ”moderato”. Del resto in settimana una storia del NYTimes su Guantanamo è parsa quasi un piccolo shock, Hajji Ghalib è stato detenuto 4 anni nel campo di prigionia voluto da Bush di Guantanamo, e una volta liberato è tornato sul campo di battaglia afgano per lottare contro talebani e Stato Islamico. Tuttavia, nonostante il clima faticoso di queste giornate, nessuno sano di mente potrebbe rivalutare davvero Bush e Guantanamo.

Collezione di salse Big Daddy's

Collezione di salse Big Daddy’s

..intanto arrivano le feste che YouTube tutte porta via

E mentre le vostre città si stanno addobbando a tema luci senza raggiungere i livelli psychodelici di Salerno, Pitchfork ci regala una guida allo shopping natalizio alternativo per quelli che ancora non hanno idea di cosa regalare. Per esempio che ne dite della salsa piccante dei Flaming Lips? Attenzione: il prezzo è di almeno 7 dollari e probabilmente non sarà ai livelli di una salsa italiana. Oppure c’è la maglietta di Taylor Swift che rivisita la t-shirt di Goo dei Sonic Youth con un gioco di contaminazioni tra mainstream e underground di cui faremmo a meno potendo, per comperare direttamente quella dei Sonic Youth. Il cappello che lancia la candidatura di Kanye West alla presidenza Usa 2020 è per i più estremi, e per chi rimpiange qualche gaffe di Bush. In proposito Thom Yorke ha detto provocatoriamente a La Repubblica: ”andrebbe bene anche Kanye West come presidente?”, commentando quanto poco un musicista possa fare attivamente per la politica. Nella stessa intervista ha anche approfondito il tema tanto caro a Yorke dei servizi di streaming musicale come Spotify e YouTube:

Si continua a dire che è un’epoca in cui la musica è gratis, il cinema è gratis. Non è vero. I fornitori di servizi fanno soldi. Google. YouTube. Un sacco di soldi, facendo pesca a strascico, come nell’oceano, prendono tutto quello che c’è trascinando. È come quello che hanno fatto i nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Anzi, quello che facevano tutti durante la guerra, anche gli inglesi: rubare l’arte agli altri paesi. Che differenza c’è?”.

La cosa ha un suo senso realista. Del resto il singolo che presenta il nuovo album dei Wild Nothing lo ascolterete qui sotto grazie a YouTube.

In alto: Il McDonald’s di Guantanamo

 

TAG: attentati, daesh, kanye west, terrorismo, thom yorke
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