“Sugli scali liberiamoci della venerazione per l’ennesima archistar”

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1 Dicembre 2017

“Gli scali ferroviari? Sono l’occasione per lanciare una nuova generazione di Progettisti” afferma Federico Zanfi (Politecnico di Milano), che ha condotto il tavolo dal titolo “Scali urbani a Milano, rigenerazione e mobilità”, in cui si è parlato di come il più ampio e importante intervento urbanistico dei prossimi anni cambierà spazi, abitudini, valori immobiliari. Una discussione che ha messo al centro del dibattito le modalità in cui la cittadinanza può partecipare attivamente al processo.

Di cosa avete parlato durante il tavolo che hai condotto?

Abbiamo usato gli scali per parlare di temi che sicuramente riguardano quelle sette aree, ma riguardano in maniera profonda tutta la città è la sua trasformazione.

Quali sono state le parole chiave emerse dalla discussione?

La prima sicuramente è “immagine della città”. Con Cino Zucchi abbiamo riflettuto sulla capacità dell’operazione scali di costruire una parte importante dell’immagine, in cui Milano possa specchiarsi ma anche diffondere nel paese e nell’Europa. Chiara Rizzica ci ha riportato alla concretezza di domande sociali inevase nel mercato immobiliare di oggi. Antonella Bruzzese ha ripercorso meriti e limiti del percorso di partecipazione e consultazione. Lo spiazzamento dell’architettura di fronte alla necessità di gestire trasformazioni molto rapide è stato oggetto della riflessione di Tamburelli. Infine, Alessandro Maggioni ha ribadito la necessità che l’amministrazione riscopra la possibilità e il dovere di fare regia in modo forte di fronte a una dimensione del mercato che è stata dominante. Ha chiuso l’assessore Maran, riportandoci alla concretezza  della gestione che non può scindere i principi da una concreta fattibilità economica.

Rispetto al futuro del tema discusso, quali paure e quali speranze sono emerse tra i partecipanti?

È emerso l’auspicio di una più profonda interazione con la cittadinanza attiva, critica ma propositiva e costruttiva. E ancora, che gli scali siano davvero un’occasione per superare l’aspirazione provinciale rispetto allo star system dell’architettura, per fare spazio a una generazione di progettisti che ha già dimostrato competenza e sensibilità sui temi di inserimento nella città.

TAG: #scalimilano, brains day, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, milano, Scali Ferroviari
CAT: Milano

Un commento

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  1. Andrea.Dusio 6 anni fa

    non ho seguito tutta la discussione ma non mi ritrovo troppo nella sintesi del titolo. La questione non è a quale punto della scala di celebrità degli studi di architettura individuare il modus operandi corretto ma la difficoltà a generare processi partecipativi che non siano meri strumenti di creazione di consenso ex post su quanto si sta facendo. Qualche anno fa in un libro su Milano ponevo la questione dell’ “in between” (un malato dei Cure non poteva che porre così il paradigma della trasformazione urbanistica). Non si tratta tanto di cambiare i progettisti ma l’idea di progettazione urbana, facendola diventare uno strumento open source. Milano è pronta a farlo, ma per farlo ha bisogno di archistar, buoni progettisti giovani e una traduzione pratica di diversa efficacia degli spunti che vengono prodotti dai processi partecipativi dal basso

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