Il complotto contro le mixed martial arts: una storia italiana

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15 Novembre 2016

Nel momento in cui Donald Trump, un miliardario di destra, vince le elezioni grazie agli operai dell’Ohio e’ chiaro a tutti che la grande contrapposizione che ha caratterizzato il XX secolo sia scomparsa. Destra-sinistra sono categorie svuotate di senso, strumenti inutili per comprendere la realta’ odierna che va quindi analizzata tramite nuove dialettiche.

Tra le nuove contrapposizioni di questo secolo c’e’ sicuramente quella che, semplificando ma mica troppo, puo’ essere definita come “vecchi-giovani”: e’ infatti un fatto assodato che oggi chi abbia piu’ di 45 anni (anno piu’, anno meno) si dimostri spesso incapace di comprendere alcuni meccanismi di una realta’ in cui il digitale e i social media hanno modificato per sempre non solo il mondo ma anche lo stesso essere umano.

Charlie Brooker, l’ideatore di Black Mirror ovvero della serie TV di cui adesso si parla di piu’ nel mondo,(che in Italia si vede su Netflix e quindi e’ quasi sconosciuta al mondo over 45 di cui sopra) parla anche di questo in un’intervista ad Edge, rivista-cult inglese dedicata al mondo del virtuale e ai suoi effetti sulla societa’ moderna, ripresa dal Guardian.

Brooker fa l’esempio dei videogiochi: sono 15 anni che si sa che l’industria dell’intrattenimento digitale ha superato in termini di volumi economici Hollywood e il mondo del cinema. Eppure, ogni volta che ne parla al TG, il servizio del bolso giornalista di turno comincia sempre dicendo “forse voi pensate si tratti di un passatempo per teen-agers, e invece l’industria dei videogiochi….” eccetera eccetera.

Questo perche’ le generazioni piu’ vecchie occupano in maniera asfissiante tutti i settori fondamentali della societa’, a cominciare da quelli che riguardano l’informazione, col risultato che se un dato fenomeno interessa i settori piu’ attivi della popolazione le gerontocratiche redazioni di giornali e TV lo ignorano sistematicamente, come se quel dato fenomeno non esistesse nemmeno.

In Italia, paese storicamente conservatore nella mentalita’, questo processo raggiunge picchi di aberrazione sconosciuti altrove, dando origine a una vera e propria iuvenofobia, una paura primitiva di tutto quello che e’ nuovo, diverso e che minacci di cambiare l’ordine delle cose.

Di esempi ce ne sono da fare parecchi: dalla musica rap, che benche’ viaggi su volumi di vendite superiori a quelli di molti altri generi musicali e’ ancora trattata come genere di nicchia, agli Youtubers di successo, che una volta arrivati in TV sono costretti da autori identici agli zombie di The Walking Dead a snaturarsi, e a parlare come parlerebbero i loro genitori, perdendo tutta la forza d’urto che li aveva resi celebri sulla rete.

Ma uno dei casi piu’ clamorosi in cui si nota questo italico, insopportabile atteggiamento di chiusura mentale si nota con lo sport delle Mixed Martial Arts, abbreviato in MMA, i combattimenti nella gabbia organizzati soprattutto dalla promotion americana UFC. Snobbati dalla stampa italiana, le Mixed Martial Arts sono una complicata sintesi di sport da combattimento diversi tra loro, uno straordinario mix di velocita’ e potenza, tempismo e tecnica assai piu’ complicato, entusiasmante e spettacolare del pugilato attuale.

In tutto il mondo, le MMA sono trattate per quello che sono, ovvero uno sport che puo’ piacere – e piace a decine di milioni di persone – o non piacere ma che e’ innegabilmente una disciplina con la stessa dignita’ della boxe.

In tutto il mondo, tranne in Italia.

Nelle redazioni dei quotidiani sportivi, il repentino successo della UFC tra le generazioni più giovani ha causato una sorta di corto-circuito. Gli altri sport hanno, da sempre, una “persona di riferimento” che per conto della testata segue la stessa disciplina per decenni, dai bermuda alla pensione. L’arrivo delle MMA ha scompaginato il quadro perche’ si sono trovati davanti a una cosa nuova, che su internet fa dei numeri pazzeschi e di cui loro non avevano mai sentito parlare.

Panico. Che si fa?

Si fa finta di niente, dicendo, al massimo, che si tratta di una lotta barbara tra selvaggi.

Purtroppo per loro le cose hanno preso una piega diversa, e il fenomeno e’ continuato a crescere inesorabilmente, sia nel mondo che in Italia, grazie a Fox Sport, al telecronista Alex Dandi e all’imprenditore Frank Merenda, che ha addirittura aperto una promotion italiana di MMA (“Venator”) di cui hanno parlato moltissimi media sportivi internazionali – con l’eccezione di quelli italiani.

Ma la vera svolta c’e’ stata sabato scorso, quando l’evento mensile della UFC  – ordinati secondo una numerazione progressiva, questo e’ stato il 205 – si e’ svolto per la prima volta a New York, nel mitico Madison Square Garden, registrando numeri giganteschi, che andremo a dettagliare ad uno ad uno.  Un evento su i grandi media italiani – tranne un breve accenno su Sport Mediaset – non hanno ritenuto necessario spendere nemmeno una riga.

Ce n’e’ abbastanza, dunque, per porre 10 domande al quotidiano sportivo italiano per eccellenza, la Gazzetta dello Sport, e al suo direttore Andrea Monti.

  1. Sabato 12 Novembre al Madison Square Garden – ovvero l’arena sportiva piu’ nota al mondo – si e’ svolto UFC 205. L’evento ha totalizzato 17,5 milioni di incasso al botteghino risultando il piu’ grande incasso della storia del Madison. Perche’ il suo giornale, che tratta di sport, non ha ritenuto necessario spendere nemmeno una riga per documentare l’evento?
  2. UFC 205 e’ stata vista live, nel mondo, da decine di milioni di persone. Secondo voi un evento sportivo del genere non merita nemmeno un trafiletto?
  3. ESPN, la rete sportiva americana di proprieta’ di Disney, considerata la piu’ autorevole del mondo, ha definito le MMA “lo sport del futuro”. Perche’ il vostro quotidiano non dedica alle MMA neppure una riga?
  4. La scorsa estate UFC e’ stata venduta dalla vecchia proprieta’, la Zuffa, alla nuova, la WME-IMG, un colosso di Hollywood, per un valore pari a 4 miliardi di dollari. Questa cifra record e’ data dall’enorme mole economica che UFC e’ in grado di mobilitare ogni mese con i suoi pay-per-view in termini di vendite, biglietti, social media data e ascolti televisivi. Perche’ ritiene che non sia doveroso informare i suoi lettori di tutto questo?
  5. Il giro di affari di UFC ha superato quello della grande boxe. Perche’ voi trattate di boxe ma non trattate UFC?
  6. Nel mondo, e anche in Italia, ad ogni grande evento UFC l’hashtag #UFC seguito dal numero del pay-per-view risulta stabilmente al comando nella classifica dei trend topic di Twitter. Il suo giornale da’ regolarmente conto di sport assai meno seguiti: perche’ le MMA vengono ignorate?
  7. Sulla vostra pagina Facebook avete pubblicato nel corso del 2016 un articolo dedicato a UFC, originariamente apparso sul blog “istruzioni per l’USA”. L’articolo ha avuto migliaia di like, ed e’ al momento il secondo articolo piu’ likato di quel blog. Perche’ non ne avete scritti altri in presenza di questo risultato cosi’ lusinghiero?
  8. In Italia ci sono centinaia di palestre e migliaia di praticanti che si riconoscono in Marvin Vettori e Alessio Di Chirico, i due giovani e ottimi prospetti italiani che in questo momento fanno parte del roster UFC. Perche’ voi ignorate le imprese sportive di questi due atleti italiani famosi nel mondo mentre sul vostro sito date spesso spazio a notizie di gossip?
  9. Perche’, ignorando i suoi combattimenti in UFC e i suoi enormi meriti sportivi, avete dato conto della polemica tra Vettori e il “”pugile”” Clemente Russo?
  10. Perche’, insomma, voi vi rifiutate di fare piu’ visite, piu’ like, piu’ articoli, piu’ tiratura insomma PIU’ SOLDI grazie a UFC e continuate ad ignorarne le migliaia e migliaia di fans? Siete masochisti?

Queste le nostre domande, che manderemo al direttore, aspettando risposte. Nel caso, facciamo sapere che abbiamo pronti i curriculum di diverse persone assai preparate, che non aspettano altro che occuparsi dell’argomento per conto della “Rosa”.

Nel frattempo, come per gli altri settori, si ha l’impressione che il progresso della societa’ italiana prosegua a due velocita’ diverse: da una parte quelli in automobile, dall’altra quelli a piedi. Il problema e’ che i secondi sono sempre quelli che, ai colloqui di lavoro, sono seduti dalla parte giusta del tavolo.

AGGIORNAMENTO:

visto il successo del post, invitiamo fans e appassionati a twittare l’articolo direttamente a @Gazzetta_it con hashtag #gazzawakeup

Qualche solito malinformato commentatore da social ha sostenuto che gli atleti UFC sono “tutti dopati”. Tutti gli atleti UFC sono invece testati e abilitati a combattere direttamente da Usada, la celebre agenzia anti-doping federale americana, che obbliga i fighters ad obbedire ad un protocollo severissimo, pena multe e lunghe squalifiche.

 

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3 Commenti

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  1. robbianc 7 anni fa

    Che dire, sono stra-daccordo.
    Piccolo appunto: da 39enne sinceramente non vedere “Youtubers di successo” in TV è solo una conquista.
    ;-)

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  2. saulagana 7 anni fa

    Lo sport è una metafora della guerra. C’è un nemico da sconfiggere, un campo di battaglia, uno scontro tra nemici per la conquista della vittoria.
    Mentre nelle discipline sportive le regole limitano i rischi di morte o danno permanente, almeno in linea teorica. Nella MMA l’impressione è che questo limite sia saltato. Il combattimento prevede che si possa colpire il nemico a terra anche inerme, sono permessi i colpi alle vertebre cervicali con qualsiasi parte del corpo, non sono rari i colpi d’incontro ginocchio testa o tibia tratto cervicale. Tutte azioni potenzialmente devastanti per chi le subisce. Aggiungerei che gli incontri sono concepiti come i combattimenti dei galli o cani.
    Che dire? Ha successo, su questo non v’è dubbio. Vedrete che appena il pubblico si assueferà al circo, gli organizzatori studieranno come alzare l’asticella del brivido e non perdere i loro investimenti.
    Ah, a proposito dei “Youtubers di successo”. Quelli per guadagnare non cercano di ammazzare nessuno.

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