Mind the “GAP”. Il programma per la partecipazione di genere in ambito climatico

17 Novembre 2017

di Chiara Soletti

Alle Conferenze delle Parti (COP) delle negoziazioni sul clima delle Nazioni Unite esistono da poco meno di una decina d’anni dei gruppi di interesse, le cosiddette constituencies, che lavorano all’interno della Convenzione (UNFCCC) per promuovere politiche e progetti rilevanti ai loro valori ed idee.

Tra di queste c’è la Women and Gender Constituency, gruppo di interesse che promuove l’inclusione dei diritti e degli interessi in ambito climatico ed ambientale di donne e altri gruppi di genere. Nato come un ristretto numero di individui ed organizzazioni nel 2009, la Constituency è diventata un attore di sempre maggior rilievo all’interno dell’UNFCCC; é anche grazie al lavoro di questo gruppo se la società civile ha potuto nel 2015 far sentire la sua voce all’interno delle negoziazioni e far includere principi legati ai diritti umani nel testo dell’Accordo di Parigi.

In quest’ultima settimana di negoziazioni la constituency ha raggiunto un altro importante obiettivo: l’approvazione del Piano d’Azione per l’Inclusione di Genere (Gender Action Plan – GAP), un programma permanente che mira a garantire pari rappresentanza a donne e uomini all’interno dell’UNFCCC. Per garantire le stesse opportunità d’accesso alle delegazioni nazionali che partecipano alle negoziazioni, il GAP lavorerà per aumentare la conoscenza dei cambiamenti climatici e dei meccanismi di partecipazione politica sia tra gli uomini che le donne. Inoltre continuerà l’azione di pressione politica all’interno dell’UNFCCC perchè politiche climatiche e programmi finanziari siano resi più efficaci attraverso l’integrazione delle prospettiva di genere.

Il testo del programma è il risultato di un intenso lavoro tra i membri della Women and Gender Constituency, e nonostante la sua approvazione possa considerarsi come un esempio positivo di partecipazione democratica, permangono alcune problematicità.

Il documento presenta le donne principalmente come “vittime” del cambiamento climatico, e non abbastanza come agenti di cambiamento, con capacità imprenditoriali, scientifiche e politiche.

Inoltre il testo è stato fortemente ridimensionato e l’iniziale richiesta di avere un’esplicita menzione ai diritti delle donne indigene e dei difensori dei diritti umani in ambito climatico non è stata inclusa nella versione finale.

La rappresentante indigena della Tribù Kchwa dell’Equador, Lina Gualinga, ha espresso la sua frustrazione il giorno dell’approvazione del GAP dichiarando che “la rappresentazione delle donne ambientaliste e dei difensori del clima è minima alle COP e la lingua dei negoziati è stata elaborata e formulata senza lasciare spazio per affrontare le nostre preoccupazioni”.

Anche Mary Robinson, Presidente della Mary Robinson Foundation e uno degli attori politici che più ha lavorato per l’approvazione del Piano d’Azione ha espresso il suo rammarico: “Mi sarei aspettata un riconoscimento chiaro dell’importanza dei bisogni, della partecipazione e della conoscenza tradizionale delle donne indigene e locali. Abbiamo lavorato molto per includere questi aspetti all’interno del piano d’azione, il che è avvenuto, ma non quanto speravamo”, prima di aggiungere che l’adozione del GAP, tuttavia,”è sicuramente un importante progresso”.

In ogni caso il GAP rimane uno strumento per rendere operativi e più sostanziali principi già presenti trasversalmente all’interno del lavoro dell’UNFCCC. Non stupisce quindi che il testo non sia così innovativo, ma rimane in ogni caso un importante risultato per la partecipazione delle donne e degli altri gruppi di genere nell’arena politica delle negoziazioni sul clima. Quindi…. Mind the GAP! Il cambiamento non si ferma!

 

 

TAG: cambiamento climatico, COP23, diritti delle donne, diritti di genere, diritti umani, women and gender
CAT: clima

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