Giganti, condottieri e seduttori: ovvero la festa del papà sui social

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19 Marzo 2018

Non c’è speranza, in Italia non si farà mai una rivoluzione. Basta guardare quanto e come omaggiamo i padri. Celebriamo la festa del papà, tra il religioso e il commerciale, inneggiando ai Padri. Non li scalzeremo mai. Specie dai social.

Sono tutti belli i padri sui social: accoglienti, protettivi, comprensivi, amici e compagni, punti di riferimento e modello imperituro. Stanno là, immortalati in pose plastiche, giovani sempre, rocce indistruttibili. Post di auguri che nemmeno a Natale. Intoniamo tutti assieme Sei forte papà, di Gianni Morandi, o l’immortale Mi scappa la pipì, papà, di Pippo Franco, e gongoliamo nostalgici come fossimo in una trasmissione di Fabio Fazio.

Edipo e Elettra gongolano, Freud si rivolta nella tomba considerando quanto sia passato invano. L’eterna legge del patriarca, o la paternale, il paternoster, è invocata, auspicata, rimpianta. Hai voglia ad uccidere i padri! Qui li teniamo nella bambagia, li coccoliamo come icone di un maschile sempre più esangue, li evochiamo: insomma, nel nostro affetto, ci sveliamo molto più reazionari di quel che pensiamo. Omaggiamo San Giuseppe a colpi di cravatte, dopobarba, e altre amenità. Ci aggrappiamo al sant’uomo – che pure in famiglia deve essere stato un po’ minoritario, con quella moglie piena di grazia e quel figliolo complicato – come l’ultima spiaggia, a farci improvvisamente e senza accorgercene difensori di un ruolo più discutibile che discusso. Ma tant’è: i social sono stati invasi da ringraziamenti, fotografie, pensierini, ricordi, neanche fossimo scolaretti che fanno il lavoretto-regalo.

Noi, poi, che padri siamo, ci lasciamo andare e pubblichiamo le nostre, di foto: pose tenere, col pargolo in braccio, bicipiti tatuati e frugoletti, versioni aggiornate della Madonna con bambino, lo sguardo intenso, consapevole, fieri di aver fatto qualcosa anche noi maschietti. Oddio, vero è che nel nostro Paese è talmente faticoso, oneroso, complicato fare e mantenere figli che un qualche merito ce lo dobbiamo riconoscere!

Però mi pare ci sia uno strano e sottile collegamento tra l’entusiasmo social per la festa del papà e il fatto che abbiamo la classe dirigente più vecchia al mondo, dove il “papiBerlusconi ha ancora voce sull’agenda politica. Ma si sa: noi siamo un popolo che è sensibile all’autorità del “grand’uomo” che si affaccia alla finestra o al balcone, il “padre padrone”, il “Mister” che decide. Che poi sia Ugolino, o Crono, poco male. Il papà non si tocca, si omaggia.

A proposito: auguri a tutti i social-papà del mondo.

TAG: fabio fazio, festa del papà, Freud, Gianni Morandi, San Giuseppe, social media
CAT: costumi sociali

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