Ministro Boschi, beata lei che non è di Roma

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3 Dicembre 2014

Ieri sera davanti a una cena frugale mi sono imbattuto nella puntata di “Otto e Mezzo”. Ospite in studio l’onorevole Maria Elena Boschi, classe 1981, Ministro delle Riforme Costituzionali e dei Rapporti con il Parlamento della Repubblica Italiana e autentica donna-immagine del Governo Renzi. Diciamo subito che la giornata di ieri non è stata propriamente ordinaria, dato che la lievitazione dell’inchiesta Mafia Capitale ha sollevato il coperchio dal vaso di Pandora facendo intravedere un universo parallelo di gestione, speculazione, corruzione e criminalità vera e propria radicato nelle più alte istituzioni dell’alta classe dirigente romana. A questo va ad aggiungersi un sinistro legame con ambienti neofascisti –che non sono neanche  tanto più ‘neo’- tratteggiando i contorni di un “Romanzo Criminale” senza fiction, come scrive Iannaccone qui su Gli Stati Generali.

L’elemento più scomodo non è però questo, quanto il fatto che nell’inchiesta siano finiti oltre all’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, anche personaggi come l’onorevole Marco Di Stefano e il consigliere regionale Eugenio Patanè, esponenti del Pd e soprattutto renziani doc.

Scrive oggi Paolo Mondiani su Valigia Blu:

«Mirko Coratti, pure lui travolto da “Mondo di mezzo”, nel rimpasto in corso rischiava di diventare capogruppo del Pd in Campidoglio e puntava al posto di vicesindaco, popolare da sempre e renziano suo malgrado ma renziano. La Bonafè, sicuramente in buonafede, partecipa alle iniziative della cooperativa 29 giugno, quella nelle mani di Carminati. E il ministro Poletti si fa immortalare con Salvatore Buzzi, il presidente della 29 giugno arrestato, sulla copertina della rivista della cooperativa… Un ministro sempre presente alle iniziative, uno davvero affezionato. Eppure Renzi non parla, il caso Roma sembra non riguardarlo. Forse per lui il Pd romano non esiste».

E qui veniamo al punto: Renzi non parla, forse opportunamente. Forse perché conosce bene il Pd (che è un partito nazionale, il primo) e ha capito  quale sia la portata della questione: in questo momento ogni esponente del partito è come un elefante in una cristalleria, giocoforza deve sforzarsi di pesare qualsiasi parola, anche a costo di tacere.

Tornando alla Boschi e al mio pasto frugale, accade a un certo punto che Lilli Gruber da canonica interprete del ruolo, non possa esimersi dal chiedere alla sua ospite quali siano le prospettive e le eventuali direttive del Pd alla luce di questo terremoto. Al che, il Ministro della Repubblica Italiana Boschi risponde che le faccende in questione riguardano il Pd romano, e che lei insomma non essendo romana non può entrare nel merito.

Tutto sembra filare per carità e infatti in studio si glissa fingendo che sia una risposta normale, solo che al suono di queste dolci parole il pasto frugale passa addirittura in secondo piano: “cos’è il Pd romano?”, viene da chiedersi, immaginando tanti piccoli Partiti democratici che in ogni città e in ogni provincia fanno storia a sé, slegati dal Nazareno centrale, che appunto viene chiamata “sede nazionale del Partito democratico” e si trova proprio a Roma, che non è San Giovanni in Persiceto e che di questo paese è Capitale – d’altronde lo dice l’inchiesta stessa.

Si fatica anche -e forse soprattutto- a capire quel “non essendo romana” uscito dalla bocca e dalla testa di un Ministro, ad esempio. Cosa vuol dire?

Nel senso, si sa che Maria Elena Boschi è toscana, come si sa che un Ministro della Repubblica prima di essere toscano rappresenta –in teoria- la totalità di un paese che scende dalle Alpi fino a Trapani, e per rappresentanza intendo quella politica e quella istituzionale, prima ancora di quella partitica: se non fosse così non ci sarebbe alcun giuramento, d’altronde. Una frase del genere con parole raccattate così, frettolosamente , rischia di screditare un partito, un esecutivo e un paese intero che non hanno bisogno di ulteriori attacchi alla credibilità.

Ed ecco quindi emergere una drammatica sintesi sul calo a picco della capacità diplomatica –restiamo sul diplomatico- di una classe politica che però inspiegabilmente si fregia di meriti  –per ora- non riscontrati sul campo. Nessun moralismo e nessun discorso sui valori che devono essere sempre eticamente positivi, per carità, ci si aspetterebbe solo un qualcosa in più in deontologia, quantomeno nel ricoprire cariche così importanti.

Spiegandoci meglio, si riesce per caso ad immaginare Andreotti a 33 anni dare una risposta del genere sulla Dc? E senza andare troppo indietro nel tempo, riuscite per caso a immaginare Martelli –un esempio- rispondere in questi termini, come per smarcarsi da una cattiva preparazione durante un’interrogazione a tappeto al liceo?

È ovvio come questa possa apparire una delle tante polemiche sterili che tempestano questo paese,anche perché sarebbe ingiusto non tener conto che una ragazza di 33 anni, oggi, alla sua prima esperienza politica, possa sentire il peso di una domanda comunque molto scomoda. Questo per intenderci non è un mero pretesto per discutere di Maria Elena Boschi. Quel che però si fatica a comprendere è come mai nessuno le abbia consigliato di rinunciare a codesta apparizione in un giorno così caldo, immaginando sì che sia stata una gaffe inattesa ma allo stesso tempo non scartando mai l’idea per cui l’immagine travalica sempre più il contenuto in un gioco di specchi e di rimbalzi, e che di questo la stessa onorevole Boschi sia perfettamente consapevole.

Certo, il fatto che poi il tema della puntata siano state le foto di Salvini su Oggi, dalla Boschi definite “imbarazzanti”, mi ha rimandato a un paio di domande:

“Chissà se conta più una foto su Oggi o un’apparizione a Otto e Mezzo”, “chissà se vale più essere romani o non essere romani”, mi son chiesto mentre finivo con calma di cenare. In questo caso forse per il Ministro è stata una fortuna.

TAG: lilli gruber, mafia capitale, maria elena boschi, otto e mezzo, Pd
CAT: Criminalità, Governo, Roma

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