Per Matteo Renzi sarà, comunque vada, una situazione “win-win”

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14 Ottobre 2016

L’approssimarsi del 4 Dicembre – e quindi della fatidica data che farà esprimere gli Italiani sulla riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi e la sua maggioranza – sta iniziando anche ad aprire riflessioni e retroscenismi vari su cosa accadrà “dopo” il voto. Già si scrive di chi potrebbe sostituire Renzi come premier se perdesse il referendum, o di come potrebbe infliggere la più pesante delle ritorsioni nei confronti dei rematori contrari nel suo partito se riuscisse ad agguantare la vittoria.

Ma forse quello che si sta dimenticando, o facendo finta di non valutare, sono le conseguenze politiche che verranno prodotte dal voto. Val a dire, i rapporti di forza che governeranno il futuro prossimo del sistema politico-istituzionale italiano, comprese le nuove elezioni generali che si dovranno tenere al massimo entro il febbraio del 2018.  Infatti comunque andrà il Referendum costituzionale un vincitore già può essere riconosciuto: Matteo Renzi.

Si proprio lui. Perché con la chiara definizione degli schieramenti in campo, i fronti contrapposti sono ben delineati. Il è rappresentato plasticamente ed unicamente dal segretario del Pd, che si sta gettando nella mischia della campagna referendaria con tutta la sua forza, confrontandosi e/o scontrandosi con tutto e tutti: costituzionalisti, partigiani, giornalisti più o meno autorevoli, populisti, politici rancorosi,etc.

Perfino una parte del suo partito, la cosiddetta minoranza dem, è rappresentata dal circo mediatico-informativo come una dei campioni del fronte del No, forse anche come la sfida più politicamente difficile da affrontare per il premier-segretario. L’ultima riunione dei suo avversari è stata illuminante in questo: D’Alema insieme a tutti i reperti più o meno archeologici della I° e II° Repubblica, cioè i vari Paolo Ciro Pomicino, Fini, Ingroia, Rodotà, Lamberto Dini, Brunetta, Calderoli ed altri maggiorenti Leghisti, Gasparri, Guido Calvi, addirittura un estraniante Pippo Civati (!!!) a cui tutti i cronisti chiedevano che effetto poteva fargli tale compagnia.

Qualunque sarà l’esito del voto infatti Matteo Renzi si troverà in una posizione che ricorda una famosa pubblicità andata di moda in quesi anni: “ti piace vincere facile?“. Potrà arrivare anche una debacle per il novello costituente, potrà finire anche con un tennistico 60 a 40, ma quelli saranno per molto tempo i suoi voti, soltanto suoi, che non dovrà dividere con nessuno, ma che anzi saranno ancora più fidelizzati se adempirà la promessa iniziale, cioè quella di rispettare ed adeguarsi alla sentenza arrivata dalle urne elettorali. Tutti gli altri – dai restauratori dell’ancien régime, al blocco delle Destre, alla fronda sinistrorsa fino alla marea montante del populismo pentastellato di Grillo – dovranno dividersi il successo del No e difficilmente potranno insidiare il campo del Si occupato militar-politcamente dallo “sconfitto vincente”.

E una legge elettorale proporzionale – pur se realisticamente sarà una sciagura per la stabilità del Paese – non potrà far altro che rendere il segretario Pd il banco della nuova fase politica che inizierà, senza passare dal quale nessuno governo, nessuna maggioranza, saranno possibili nel futuro Parlamento.

Se nella sfera pubblica italiana ancora si riuscisse a ragionare razionalmente, nessuno dotato di fiuto politico lascerebbe in mano al giovane fiorentino una via d’uscita del genere, sia da destra che da sinistra avrebbero fatto in modo di non abbandonare un presidio di consenso e proposta elettorale così vasto. Ma se tutto ciò fosse anche vero, come sarebbero potuto esistere nel Paese un non-partito al 30% che ha come leader Beppe Grillo e fa di nome M5S? Per la politica italiana sembra proprio non valere l’aforisma “sbagliare è umano, perseverare è diabolico“.

TAG: 4dicembre, Bersani, costituzione, Costituzione Italiana, D'Alema, lega nord, Matteo Renzi, movimento 5 stelle, partito democratico, Pd, politica, referendum, silvio berlusconi, tafazzismo
CAT: Parlamento, Partiti e politici

6 Commenti

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  1. evoque 7 anni fa

    Il partito di Farage, il partito cioè che ha molto contribuito alla vittoria dei brexiter, è in discesa, e di parecchio, nei sondaggi…Lui se l’è data a gambe dalle proprie responsabilità (mantenendo però il comodo e ben retribuito seggio al parlamento UE, soldi dei cittadini di quella UE che lui non vuole). Non a caso è alleato in ambito Ue con un altro incline a fuggire dalle proprie responsabilità che risponde al nome di Grillo Beppe. P.S. Oggi ho intravisto, in uno dei tanti becerissimi talk show che infestano le tv italiane, Rodotà che diceva la sua sul Nobel per la letteratura a Bob Dylan…!!!

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  2. antonio.nizzoli 7 anni fa

    Non cambierei una parola. Solo un quesito a cui mi piacerebbe saper rispondere: è un genio Renzi o la classe politica che lo circonda è di un livello ridicolo? In realtà la stessa domanda, anche a questa non so rispondere, vale(va) per Berlusconi: genio o vuoto assoluto? Probabilmente tutte e due: loro sono bravi ma nelle competizioni è sempre una questione relativa.

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  3. mario-bosso 7 anni fa

    Per il si Renzi è in ottima compagnia… Verdini e la sua camarilla. PUNTO.

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  4. vincesko 7 anni fa

    Conclusione illogica di un articolo fondamentalmente fazioso. Il contaballe seriale Renzi non ha competitori già adesso; molto difficile, quindi, che esca in pochi mesi chi potrebbe esserlo dopo. L’unico era Bersani, ma è vecchio e inadatto a competere con uno sleale contaballe, ed è uscito tutto ammaccato dalle elezioni, metaforicamente e non. E poi, soprattutto, che si potrebbe fare? Il campo di scelta è nettamente diviso tra un Sì e un NO, la scelta di campo netta è una logica conseguenza. In futuro? Come con il “grande bugiardo” Berlusconi, molti dei voti per Renzi sono frutto di un innamoramento; la differenza è che Renzi non ha le televisioni per alimentarlo. PS: La causa determinante dell’evidente illogicità della conclusione è la faziosità: il pensiero sottostante dell’autore dell’articolo è che una parte degli esponenti del NO avrebbe dovuto – dovrebbe? – spostarsi nel campo del Sì.

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  5. silvia-bianchi 7 anni fa

    Noto che il fronte del sì inizia a temere il peggio, se si sente il bisogno di un simile articolo di propaganda per sostenere l’inverosimile tesi che “Renzi vince comunque”

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  6. herzorz76 7 anni fa

    Mi perdoni, ma non condivido.
    La politica WIN WIN da Lei descritti poteva andare 40 anni fa, con un sistema politico completamente diverso: la DC perse oggettivamente il referendum sul divorzio nel 74, esattamente con le proporzioni da Lei indicate 40-60. Non fu una grave sconfitta, per la semplice ragione che il voto dimostrò che la DC non aveva perso voti (dal 63 veleggiava sul 38 per cento, percentuale in più o in meno, su cui veleggio’ fino al 79). E infatti, alle elezioni del 76, quelle del temuto sorpasso DC – PCI, la DC tenne, segno che aveva un elettorato fidelizzato. Totalmente diverso l’attuale scenario: dal 93, in nome del bi o tripolarismo, domina lo schema WIN LOSE. Renzi stesso ha impostato così la campagna elettorale “Se perdo me ne me vado”. Non solo: Renzi è stato eletto, anche a malavoglia, dal PD sul presupposto che la sua figura avrebbe attratto un elettorato più vasto e trasversale del PD. Dimentichiamo questo? Renzi è stato eletto in nome della “funzione maggioritaria” del PD. E Renzi ha un’ultima carta per dimostrare di possedere questa qualità, la battaglia del SI. Se vince il NO, è finito, perché i numeri attestarebbero che non è in grado di portare il PD su posizioni “maggioritarie”. È questa dimensione “maggioritaria” del PD (compatibile solo con scenari WIN LOSE, non WIN WIN) a rendere irrealistico, per il dopo 4 dicembre, un Renzi ripiegato sulla “ridotta” del PD (come il Fanfani post divorzio, non vincitore, ma attestato su una vantaggiosa – allora – linea di resistenza). Non so se sono stato chiaro. E cmq mi scuso per la lunghezza.

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