L’invasione dei migranti non esiste, è una psicosi fomentata da Salvini

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24 Giugno 2018

Ciò che più lascia sconcertati assistendo alle violente polemiche sull’accoglienza e sulle politiche nazionali e comunitarie rispetto ai flussi migratori, è l’enfasi che viene data a un fenomeno che molti considerano “emergenza” ma che in realtà non lo è. I numeri parlano chiaro: non esiste alcuna “invasione” dall’Africa (parola usata a sproposito dato che sono sempre stati i paesi europei a invadere l’Africa – militarmente prima, economicamente poi – e non il contrario, ponendo le basi delle attuali migrazioni). In Italia, nel 2017, a una popolazione di 60,5 milioni di persone si aggiungono appena 186 mila richiedenti asilo e 167 mila rifugiati. I residenti stranieri (da paesi Ue ed extra Ue) sono circa 5 milioni e di questi 1 milione è nato nel belpaese. In questo caso parliamo di persone e interi nuclei familiari che si sono trasferite in Italia negli ultimi decenni, tranquillamente paragonabili agli oltre 120 mila italiani che ogni anno emigrano per lavorare in altri paesi (in tutto circa 5 milioni) e lì rimangono per tutta la vita. Rapportando i dati a quelli di Francia e Germania, scopriamo che nel 2017 i francesi hanno accolto sul loro territorio nazionale 401 mila tra rifugiati e richiedenti asilo (circa 50 mila più dell’Italia), i tedeschi ben 1.413.127. C’è da dire, a parziale discolpa dei tanti che vedono più migranti di quelli che effettivamente accogliamo, che nel nostro paese gli arrivi si sono concentrati negli ultimi anni, mentre in altre nazioni (anche per ragioni storiche) i numeri sono “diluiti” in un arco di tempo maggiore. Questo rende i popoli di quei paesi più inclini all’accoglienza, all’integrazione e alla gestione dei flussi migratori.

Al netto della percezione del fenomeno (sovrastimato da gran parte degli italiani, secondo l’Eurispes), parliamo dunque di numeri tranquillamente sopportabili, così come lo sono i circa 4,7 miliardi di euro che vengono spesi per la prima accoglienza, una cifra tra l’altro “alleggerita” dall’Unione Europea, non tanto per i 91 milioni stanziati a sostegno, ma per il fatto che è scorporata dal famigerato “Fiscal Compact” e non viene quindi conteggiata nel computo del debito e del disavanzo pubblico, cosa che accade per tutte le voci di spesa pubblica degli stati membri. Questo perché l’Ue considera le spese per i migranti (salvataggio in mare, prima accoglienza, istruzione e sanità) come extra. E se 4,7 miliardi di euro sembrano un’enormità presi come numero isolato, basta rapportare la cifra ad altre voci del bilancio dello Stato. Nel 2015, ad esempio, anno in cui si è registrato un picco degli sbarchi nel nostro paese dovuto alle crisi in Libia e in Siria, la spesa pubblica in Italia è stata di circa 826 miliardi di euro, di cui 447 miliardi destinati solo al welfare. Si tratta del 50,7% del PIL e in Europa spendono più di noi solo Austria, Belgio, Finlandia e Francia. Soldi che servono a pagare – tra le altre cose – le tantissime pensioni di anzianità e invalidità di un paese molto anziano, ma anche uno dei migliori sistemi sanitari al mondo. 4,7 miliardi di euro “a carico dei contribuenti” sono davvero pochi anche se rapportati a un’altra cifra: i 270 miliardi di euro che vale oggi l’evasione fiscale in Italia, anche quella è “a carico dei contribuenti”, ovvero gli italiani che pagano le tasse costantemente derubati da quelli che non le pagano. E se la stessa mobilitazione di intolleranza che molti dedicano a chi attraversa il deserto e poi il mare in cerca di una vita migliore fosse invece dedicata ai troppi che non contribuiscono al bene della comunità, vivremmo in un paese più giusto e probabilmente più accogliente.

Veniamo alla controversa questione degli sbarchi, oggetto di una martellante campagna propagandistica da parte dell’attuale Ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Secondo i dati diffusi dal Viminale, del 1 gennaio al 22 giugno del 2018 sono arrivati in Italia 16.316 migranti contro i 71.989 dello stesso periodo del 2017, con una diminuzione pari al 77,34% e contro i 56.382 del 2016 con un decremento del 71,06%. I migranti provenienti dalla Libia nel 2018 sono stati 11.288 con una diminuzione dell’83,67% rispetto al 2017 e del 79,98% rispetto al 2016. Numeri che dimostrano che le politiche messe in atto per contenere il fenomeno del traffico di esseri umani stanno dando i loro frutti, rendendo assolutamente ingiustificate azioni dimostrative come la chiusura dei porti italiani alle navi delle Ong. La verità è che a fronte delle costose promesse elettorali dei partiti che hanno dato vita al Governo guidato dall’invisibile Giuseppe Conte, creare una psicosi sui migranti è il modo migliore per distrarre le masse disinformate e poco inclini a una lettura consapevole dei fatti rispetto ai problemi reali.

In conclusione. In un paese abituato al lamento perenne e a uno “stato-balia”, in tempo di crisi sarà sempre più facile agitare lo spettro dell’uomo nero che spiegare alla popolazione che dalla crisi si esce solo rimboccandosi le maniche e senza scorciatoie. Perché 167 mila rifugiati non sono un reale peso per la comunità o un’invasione, milioni di apatici in attesa di soldi che piovano dal cielo sì…

TAG: matteo salvini, migranti, numeri migranti in Italia, ong, richiedenti asilo, rifugiati, sbarchi
CAT: Partiti e politici

5 Commenti

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  1. stefanogolfari 6 anni fa

    Bel pezzo, informato e cazzuto.

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  2. evoque 6 anni fa

    Devo ripetere anche qui quel che posto in giro per il web, per fare arrabbiare i fan dei populisti, che poi mi riempiono di insulti sanguinosi (nelle loro intenzioni). Machiavelli sosteneva che al mondo non c’è che volgo (massa) e che il volgo crede alle apparenze ma non alla verità (realtà).

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  3. maxolino68 6 anni fa

    Buongiorno, articolo molto interessante e direi chiaro, mi sfugge solo il dato relativo ai richiedenti Asilo e Rifugiati in Francia nel 2017, mi sembra un pò elevato rispetto alle chiusure fatte da Macron, se posso chiederle, dove ha preso questo dato ? La ringrazio molto,

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  4. cantelmo19 6 anni fa

    ma come fate ad appoggiare un articolo che usa dati numerici solo per coprire le incongruenze con la realtà, la quale è composta di ben altri aspetti che trascendono i numeri ? Se volete ragionar esclusivamente sulla base di criteri idealistici fate pure ma così avrete sempre una lettura limitata della società. La prima affermazione sull’asserto che non vi sia alcuna invasione , omette di considerare che in Italia vi sono sbarchi sin dalla metà degli anni ’90: da oltre vent’anni giungono illegalmente sulle nostre coste migliaia di africani , di cui nel primo decennio in modo particolare provenienti dall’area del Magreb. Chiunque converrà sul fatto che non necessitano dati per comprendere che si tratta di una mole tutt’altro che indifferente, non priva di conseguenze sui territori. Tuttora io rammento l’episodio di violenza sessuale ai danni di una infermiera che al mattino stava recandosi al lavoro nella sua tranquilla città di La Spezia. Correva l’anno 2003 e le persone ancora non erano avvezze all’immigrazione di massa, le donne camminavano liberamente com’eran solite fare perlomeno in tutte quelle città complessivamente pacifiche o comunque non particolarmente interessate da problemi di criminalità spiccia: in ogni caso le persone residenti , erano a conoscenza della realtà in cui vivevano e potevano fare astrazioni utili a seconda del luogo di riferimento. Dalla prima metà degli anni 2000 in poi cambiarono le cose in modo incontrovertibile e quello stupro, il primo (di cui ho memoria) , fu seguito da molti altri a breve distanza temporale. L’aspetto che personalmente destò il mio stupore e probabilmente quello di tanti, fu la presenza del medesimo binomio fattoriale: i protagonisti quasi sempre nordafricani e spesso clandestini. Orbene qui non stiamo a dire che prima non vi fossero casi di stupro ; pensiamo alle compiute violenze domestiche ad opera soprattutto dei residenti italiani e non. A colpirmi tuttavia , era la drammatica semplicità di quello che non può definirsi un semplice reato ma una vera violazione della persona , che probabilmente non scorderà mai la doppia violenza , fisica e morale. Negli anni a seguire, la cronaca ha lentamente abituato la popolazione a convivere con un pericolo che si era aggiunto a quelli già presenti, sicchè le persone più deboli e indifese han dovuto , loro malgrado , modificare le abitudini precedenti onde evitar di trasformarsi in nuove vittime. Alla luce dei fatti e del degrado sociale, aldilà di eventuali generalizzazioni , prese ideologiche di posizione da ambo le parti, era chiaro a tutti (ipocrisie a parte) che l’immigrazione irregolare di massa aveva oggettivamente rotto un equilibrio e spezzato una continuità con il passato. Si è cominciato a parlare di sicurezza nelle città e purtroppo , in luogo di analisi scientifiche e razionali sulla disanima di un fenomeno, si son venute a creare posizioni contrapposte e letture della realtà attraverso la lente dell’ideologia nei due sensi completamente opposti , quindi privi del punto di vista reale , logico ed obbiettivo. Sul fronte politico la linea buonista prevale nei dibattiti televisivi e nei salotti, ad eccezione della destra che tuttavia considera l’immigrazione sul fronte ideologico ed opportunistico. Quello della divisione , sia essa politica, sociale o territoriale, è un problema tutto italiano e ci porta ad esser da sempre il Paese del caos , dell’anarchia (purtroppo questa non politica) nonché della mancanza di serietà. Il termine Regola usato al plurale è da noi percepito come qualcosa di alieno mentre per quanto riguarda nazioni altre, una regola o il principio dell’ordine son la normalità ed insieme l’assioma da cui non si può prescindere. Pertanto, mentre lo stivale resta diviso tra buonisti e razzisti e disinteressati, gli altri Stati hanno sempre vietato l’immigrazione irregolare , semplicemente in quanto clandestina e, come il termine medesimo la definisce, non è regolare , quindi non legittima e pertanto non diviene più giusta se la si giustifica. Sulla base di questo sillogismo , in Australia è impossibile entrar in maniera irregolare, tornando in Europa non è consentito immigrare illegalmente nemmeno in Spagna (Aquarius a parte) e non si può sbarcare a Malta perché le autorità locali hanno per anni chiuso i porti senza clamori o indignazioni da parte alcuna. La stessa Francia chiude il passaggio dei clandestini riportandoli in Italia, indi per cui anche io vorrei chieder all’autore dove ha preso il dato relativo ai richiedenti asilo e rifugiati in Francia nel 2017 , malgrado i respingimenti cui assistiamo da anni, prima con Sarkozy, poi con Hollande e ultimamente con Macron. In ogni caso, pure senza contestar i numeri forniti da questo articolo , rimane lecito opinare sulla considerazione scelta come titolo per codesto articolo. 353000 africani entrati illegalmente solamente lo scorso anno, senza passaporto nè documenti, forse non saranno un’invasione se consideriamo il dato numerico in rapporto ai 60 milioni di abitanti e in relazione alla estensione della nostra penisola. Se invece proviamo ad uscire dalla superficie e ci inoltriamo nelle analisi, iniziamo a scoprire che esistono fattori come la densità della presenza di immigrati sul territorio, ovvero la concentrazione degli stessi in limitate aree urbane. Non credo vi sia bisogno di numeri per capire che i clandestini , dopo la permanenza nei centri di accoglienza, vanno a collocarsi automaticamente nei quartieri più periferici creando problemi di sicurezza e rendendo complicata la convivenza con i residenti . Tutti coloro che vivono in quartieri più sani (borghesi di destra e sinistra), ovviamente non sono in grado di comprender il disagio vissuto ai margini della società , anzi non trovano di meglio che denigrare e biasimare le persone che lamentano condizioni dovute alla passività rispetto ai flussi irregolari, ponendosi in un piano di presunta superiorità morale, declinando alla semplificazione di populismo gli unici partiti che dan voce alle istanze dei cittadini meno abbienti. Si parla , per chi non lo sapesse, dell’ultimo ceto sociale: quello che non fa notizia e che in tutti questi anni è stato dimenticato dalla classe politica , ignorato dalla stampa e da quella parte di opinione pubblica che può permettersi di campare di ideologie. Chi non può vivere di utopie è invece il cittadino più povero , costretto a destreggiarsi fra la mancanza di pecunia e la carenza di sicurezza, rassegnato all’idea che oramai nessuno si interessa più a lui in quanto non fa notizia e le attenzioni sentimentali son dedicate integralmente ai clandestini , gli stessi che andranno in seguito ad alimentar in seguito le preoccupazioni e a limitar ulteriormente le possibilità in campo lavorativo, ove ormai la concorrenza dei lavoratori irregolari è una realtà sempre più pressante e perdonatelo costui, che all’arrivo dell’ennesima nave carica di migranti, magari non ce la fa ad esser così felice come lo siete voi che tanto pontificate dall’alto della vostra condizione. Chiamatelo anche cittadino apatico e così avete concluso il cerchio della vostra indifferenza ma abbiate perlomeno il pudore di non usare il termine sinistra perchè è ridicolo opporvi ad una misura di aiuto sociale che è compresa nel welfare di tutti i Paesi civilizzati d’europa. Che lo si voglia chiamar reddito di cittadinanza, di inclusione o sussidio di disoccupazione, badate che è presente in Francia, in inghilterra ed esiste persino negli Usa, paese capitalista per antonomasia. A voi la conclusione….

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  5. dionysos41 6 anni fa

    Cantelmo 19, e da quando i numeri sarebbero incongruenti con la realtà? e quali sarebbero gli aspetti che “trascendono” i numeri? E poi accusi chi ha scritto l’articolo di sospendersi nell’astratto? Mi pare che non uno dei tuoi argomenti sia tale, e corroborato da fatti. Tutto il contrario ciò che si afferma nell’articolo.
    Ma è vero che nessun argomento può convincere il paranoico, perché non cerca argomenti che lo smentiscano, ma solo illusioni che lo consolidino nei propri convincimenti. E l’Italia, o piuttosto una gran parte di essa, ahimè, è un paese paranoico ormai da molto.

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