Diecimila orti “buoni puliti e giusti”: l’Africa cresce anche con Slow Food

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20 Settembre 2018

Realizzare 10.000 orti “buoni, puliti e giusti” – secondo la filosofia insegnata al mondo da Carlin Petrini – nelle scuole e nei villaggi africani significa garantire alle comunità cibo fresco e sano, ma anche formare una rete di leader consapevoli del valore della propria terra e della propria cultura che possano essere protagonisti del cambiamento e del futuro del continente. Lo fa Slow Food con il progetto “10.000 orti in Africa”. La fondazione, nel 2018, è riuscita a mettere in piedi oltre 3000 orti sostenibili, coinvolgendo più di 50.000 giovani africani.

Gli orti Slow Food, infatti, sono progettati, realizzati e gestiti dalle comunità locali. In Africa ogni orto ha un proprio referente e ogni paese ha uno o più responsabili del progetto, incaricati del coordinamento a livello nazionale e regionale. Fra i responsabili ci sono numerosi agronomi e diversi giovani che sono rientrati nel loro paese dopo aver frequentato l’Università di Scienze Gastronomiche (in Italia) o altre scuole e università (negli Stati Uniti, in Francia, o altri paesi). In Italia, presso la sede di Slow Food Internazionale, esiste poi un ufficio composto da un gruppo di persone di diverse nazionalità, che lavorano a stretto contatto con i referenti dei vari paesi africani. Tra il livello locale, nazionale e internazionale c’è un costante scambio di informazioni, idee, soluzioni.

Le comunità locali privilegiano prodotti tradizionali (ortaggi, frutta, erbe aromatiche e medicinali), usano tecniche sostenibili, coinvolgono i giovani e si basano sui saperi degli anziani. Circa un terzo degli orti sono scolastici, aule all’aria aperta con un’importante funzione educativa, che, dove esiste, forniscono verdura fresca alla mensa. Gli altri sono comunitari e i prodotti sono usati innanzitutto per migliorare l’apporto nutritivo nella dieta quotidiana, mentre l’eccedenza è venduta e diventa fonte di integrazione del reddito.

C’è una condizione di partenza indispensabile però per l’avvio di un orto, che è proprio il coinvolgimento della popolazione e dei gruppi che abitano i territori. Iniziative di questo tipo in Africa hanno successo solo se si valorizzano le capacità di ogni membro della comunità. Prima di iniziare i lavori preparatori dell’orto tutte le persone che possono dare una mano si riuniscono e decidono insieme quali attrezzature serviranno, la suddivisione dei compiti, dove è meglio sistemare l’orto e cosa è meglio coltivare in base al clima, al territorio.

Lo Stato dell’Africa Orientale con una popolazione stimata di oltre 35 milioni di abitanti (di cui il 50% con un’età inferiore ai 15 anni) e tassi di crescita demografica tra i più alti del mondo, occupa uno dei posti più bassi nella classifica mondiale per indice di sviluppo umano (163° su 188 Stati-HDI-Human Development Report- 2016- ONU) con una mortalità infantile superiore al 6% e una aspettativa di vita media di circa 54 anni.

In Uganda, dove il progetto ha durata triennale, l’obiettivo è quello di favorire la sostenibilità economica dei piccoli coltivatori e quindi ad assicurare alle comunità cibo fresco e sano. Slow Food con il contributo di Intesa Sanpaolo che ha donato 455mila euro, ha avviato 200 orti e tre Mercati della Terra per la vendita diretta dei prodotti, provvede al sostegno organizzativo e alla formazione dei piccoli produttori. Inoltre, nelle scuole tutela e valorizza la biodiversità alimentare con il censimento di 103 prodotti locali e il supporto a sei presìdi a sostegno di piccole produzioni tradizionali, antichi mestieri e tecniche di lavorazione. Questo, anche per contrastare l’estinzione delle razze autoctone e della varietà ortofrutticola.

L’agricoltura è il perno dell’economia ugandese con oltre il 90% della popolazione che dipende direttamente o indirettamente da prodotti e servizi dell’agricoltura, della pesca e delle attività forestali e più dell’80% della forza lavoro è impegnata nel settore.

«Il nostro sostegno a questo progetto in Uganda – commenta il Presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro – mostra come tra gli obiettivi dei contributi concessi dal Fondo di Beneficenza siano prioritari l’impatto sociale generato nei confronti dei beneficiari e le competenze organizzative e gestionali dei soggetti che si rivolgono a noi.”

Il progetto, peraltro, è stato presentato giovedì durante la dodicesima edizione di Terra Madre Salone del Gusto, la grande manifestazione enogastronomica internazionale in programma a Torino dal 20 al 24 settembre. Al Museo del Risparmio (via San Francesco d’Assisi 8/A) di Intesa Sanpaolo a Torino è stata allestita un’esposizione temporanea di originali e divertenti salvadanai a tema alimentare provenienti da diverse aree geografiche ed epoche storiche, selezionati dalla collezione di oltre 1500 salvadanai del Museo.

Inoltre, un’altra occasione per conoscere di più l’iniziativa sarà la presentazione “Orti sostenibili” di Slow Food al Salone del Gusto lunedì 24 settembre, alle ore 13, presso la Sala Blu.

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CAT: Africa, agroalimentare

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