Dentro il TTIP: il trattato che spaventa l’Europa

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7 Luglio 2015

Il futuro trattato di scambio tra Usa ed Europa nasconde troppi interrogativi sulla sicurezza alimentare. Da tre anni l’Unione Europea e gli USA stanno discutendo del TTIP (Transatlantic trade and investment partnership), il futuro accordo commerciale tra Europa e Usa. Il trattato coinvolge i 50 stati degli Stati Uniti d’America e le 28 nazioni dell’Unione Europea, per un totale di circa 820 milioni di cittadini. Tra trattative e negoziati lunghi, ombre e incognite il governo americano e Commissione Europea cercano di armonizzare le normative e i regolamenti sul libero commercio.

Paolo De Castro, ex ministro dell’Agricoltura, ha affermato che si è parlato solo di un «no ideologico sul TTIP» e che è venuto il momento di entrare nel merito «parlando dei contenuti senza ideologismi e anti-americanismi di sorta».

La mancanza di trasparenza sui contenuti del TTIP, secondo i movimenti che compongono il comitato Stop TTIP come Attac Italia, nega di fatto la possibilità di un confronto tra favorevoli e sfavorevoli. Marco Bersani, coordinatore nazionale di Attac Italia, ha dichiarato che se si vuole entrare nel merito della questione bisogna «cominciare a rendere pubblici i contenuti dell’accordo perché finora è rimasto segreto» e che i documenti che sono emersi nel tempo «sono frutto della campagna Stop TTIP europea che l’ha divulgati». Del medesimo avviso anche Alessandro Mostaccio, segretario generale del Movimento Consumatori, che rincara la dose affermando che sono «proprio coloro che accusano i comitati Stop TTIP di eccessiva ideologia a rifugiarsi nell’ideologia senza scendere nel merito delle questioni che devono preoccupare i cittadini». Secondo Mostaccio non c’è nessuna avversione ideologica al trattato che «poteva essere benissimo una scommessa europea e statunitense per consegnare un nuovo New Deal in campo agricolo e ambientale», di fatto il trattato è uno strumento neutro che «poteva essere scritto su altri presupposti senza intaccare i diritti dei cittadini per favorire le multinazionali europee e americane e poteva diventare il faro del pianeta su come impostare nuovo sviluppo sostenibile capace di dare risorse e ricchezza».

Il TTIP, però, è stato “caricato” degli interessi di alcuni gruppi economici che rischiano di intaccare la sicurezza alimentare. Le associazioni dei consumatori e dei cittadini, in allarme, fanno notare che la legislazione europea e americana, in particolar modo quella agroalimentare, sono agli antipodi. Normative diverse date da sistemi agricoli differenti: quella statunitense una agricoltura intensiva monocolturale con pochi operatori e quella europea basata sulla biodiversità con numerosi piccoli-medi operatori che potrebbero entrare in crisi se non venissero più protetti dai dazi doganali. Due approcci differenti che hanno conseguenze sugli standard della sicurezza alimentare.

Negli USA, la sicurezza alimentare viene garantita dal marchio e dalla chimica come ad esempio il lavaggio delle carni di pollo con cloro per la sterilizzazione (l’importazione in Europa dei polli statunitensi è vietata dal 1997), mentre per l’Unione Europea si basa sul benessere animale, ovvero sulla salute degli animali dentro gli allevamenti. Proprio gli standard di sicurezza alimentare troppo alti sono un problema per il mercato statunitense che ha visto un calo nelle esportazioni. Preoccupazione e allerta per i movimenti dei consumatori e dei cittadini arrivano anche sul fronte dell’uso degli antibiotici negli allevamenti dei bovini: secondo una stima del Centers for Disease Control and Prevention i casi di morte negli USA a causa dello sviluppo di resistenza agli antibiotici sono circa 23.000. Non meno rilevante l’invasione di prodotti con coloranti artificiali vietati in Europa.

L’Europa, come fanno notare le categorie di difesa dei consumatori, utilizza il cosiddetto “principio di precauzione”, che obbliga il produttore a dimostrare che l’immissione di un determinato prodotto nel mercato non sia nocivo alla salute dei cittadini. Gli Stati Uniti, invece, adottano un altro modello: il prodotto deve risultare nocivo per essere ritirato dal mercato. Differenze che hanno allarmato anche la Coldiretti che è intimorita dalla possibilità che il TTIP possa spazzare via le precauzioni europee. La Commissione Europea e il governo americano non sono obbligati ad adottare ciascuno i regolamenti dell’altro: proprio per questo motivo le trattative sono lunghe. Entrambe le istituzioni premono per far riconoscere i propri standard creando di fatto uno stallo: da una parte gli standard alti europei e dall’altra gli standard più permissivi statunitensi che permetterebbero a tutte quelle multinazionali americane, che vendono prodotti vietati in Europa, di entrare di nuovo in quest’ultimo mercato.

Secondo i sostenitori, il partenariato mira a facilitare l’ingresso di grandi, piccole e medie imprese nel mercato statunitense cosa che garantirebbe una crescita economica all’Europa in tempi di crisi. Affermazioni che, però, non convincono Marco Bersani di Attac Italia che fa notare che gli stessi studi commissionati dalla Commissione Europea sull’impatto social-economico, in particolar modo lo studio del Cper (Centre for Economic Policy Research) stima la ricaduta dell’accordo con un aumento dello 0,48% del PIL a partire dal 2027 una «crescita misera, che – come osserva Bersani – non ripaga minimamente un cambiamento epocale che inciderà in modo negativo sui diritti dei cittadini».

@salviokalamera

TAG: Alessandro Mostaccio, commissione europea, Marco Bersani, Paolo De Castro, ttip, Unione europea, usa
CAT: agroalimentare, Politiche comunitarie

2 Commenti

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  1. paolo-della-sala 9 anni fa

    Uhm, se penso ad Attac (Italia, Mondo o Galassia), penso a una concezione politica alquanto antiscientifica e maoista (mi riferisco al Mao delle semine proletarie e della Grande Carestia). Quando penso alle paure europee contro i pluto-giudeo-anglosassoni, penso a Mussolini e Stalin. Quando penso agli Ogm, mi accorgo che negli Usa non vi sono milioni di morti e malati, anche se li utilizzano massivamente da decenni. Quando penso agli allevamenti di polli europei, penso a come vengono allevati, non i polli, ma i cittadini europei. Quando penso ai cetrioli e alla loro curvatura, penso all’Europarlamento e non al Congresso americano. Quando penso al libero scambio, non penso ai monopoli dei grandi produttori e alle multinazionali yankee, ma nemmeno ai grandi monopoli statuali e corporativi e cooperativi europei. E così via. Sono in disaccordo, se non s’era capito.

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    1. salviokalamera 9 anni fa

      Credo che sia molto riduttivo descrivere l’organizzazione Attac come un’organizzazione complottista. Tuttavia, riconosco che denigrare il nemico sia una forma retorica utile ed efficace per sviare l’attenzione sulle argomentazioni e rapida nel delegittimare il nemico nel discorso. Nelle interviste che ho condotto non si è mai parlato di organizzazioni pluto-giudeo-anglossassoni o cose del genere, così come non si sono trattati di argomenti come gli Organismi Geneticamente Modificati. Non era mio interesse approfondire quest’ultimo argomento, era, invece, mio interesse approfondire alcune preoccupazioni sul piano agroalimentare del Comitato Stop TTIP. Spero che comunque abbia trovato utile questo mio articolo. Con affetto, K.

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