Selma, quella volta gli afro-americani non combatterono da soli

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8 Marzo 2015

Per molti Selma (Alabama, Stati Uniti) è ora un film. Ma a lungo e in silenzio è stato un luogo e una data.

Un luogo: il punto in cui simbolicamente si misura la tensione tra forma e sostanza. In questione il diritto di voto per la minoranza afro-americana.
Una data: marzo 1965, l’inizio di quello che si annuncia come il lungo confronto per i diritti nella società americana. In mezzo ci sono i fermenti sociali già annunciati negli ultimi anni Cinquanta che significa soprattutto una sempre più estesa “presa di parola” da parte dei giovani. Afroamericani, studenti, oppositori alla guerra, lavoratori, donne e gay iniziano a mobilitarsi contro le discriminazioni e l’ingiustizia sociale, per la parità dei diritti, per una più alta partecipazione politica e una diversa moralità pubblica. Ognuno lotta per sé.

A Selma andò diversamente, ma nessuno se lo ricorda. E nemmeno ieri sembra che qualcuno se lo sia ricordato.
Ieri Selma in Alabama, è stato lo scenario in cui l’America ha rivissuto il senso della sua identità: Un ponte ancora intitolato a un membro del Klu Klux Klan (Edmund Pettus) che fa da scenografia; il ricordo di un evento che segnò la spaccatura verticale della propria opinione pubblica; il ruolo imprescindibile delle minoranze attive contro le oligarchie politiche per consentire l’avanzata delle democrazie, il senso della strada per la libertà.
I luoghi di memoria sono lì dove si ricordano le spaccature che ancora bruciano.
Ma spesso anche laddove indicano l’inquietudine, quei ritorno sul luogo dove molte cose iniziarono non è avvenuto rimettendo al centro le novità di allora.
C’è una foto famosa che indica il momento in cui Luther King fa la marcia per il diritto di voto nel marzo 1965 a Selma: alla sua sinistra sta il rabbino Maurice Eisendrath presidente della UAHC (The Union of American Hebrew Congregations) l’associazione delle mondo ebraico riformato di America, che porta un rotolo dela legge e Abraham Abraham Joshua Heschel, una delle figure più rappresentative del mondo ebraico americano. Heschel altre volte in quella campagna per il diritto di voto sarebbe poi tornato a manifestare accanto a Martin Luther King.
E’ stato detto ieri e molti hanno ripreso poi che a Selma nel marzo del 1965 lentamente si consumò uno scontro che alla fine riuscì ad ottenere ciò che andava cercando: avviare concretamente la questione dei diritti civili.
In quel processo, tuttavia, avvenne anche un’altra cosa, simbolicamente molto più importante. In quella marcia per i diritti gli afro-americani non furono soli. Insieme a loro altre minoranze si unirono alla loro lotta e chiesero che quei diritti fossero riconosciuti, facendo propria quella richiesta. Non avevano alcun bisogno di rivendicare per sé quei diritti perché già ne godevano, eppure quella lotta la avvertirono come la loro.
E’ significativo che ieri né nessuno abbia ricordato quella foto, né qualcuno abbia pensato di rievocarla.

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CAT: America

Un commento

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  1. epimeleia 9 anni fa

    In effetti risulta difficile chi avrebbe interesse a ristabilire la verità dei fatti storici e questa importante unità che consentì alla lotta per i diritti civili di essere più forte ed efficace: la leadership afroamericana, spesso di estrazione religiosa, in varie occasioni ha lasciato intravedere un discreto antisemitismo, mentre le organizzazioni delle comunità ebraiche pro-Israele negli USA (e non uso volutamente la parole inutile “lobby”) si sono spostate sempre più verso i repubblicani (vedi l’invito a Bibi e lo schiaffo a Obama). Grazie per avere ricordato e informato su questa importante ricorrenza.

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