Salone: apre Arch and Art ma somiglia proprio tanto a un progetto visto a Roma

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14 Aprile 2016

Avete mai sentito parlare del progetto Parco Nomade? Promosso da Fondazione Volume, si svolge nella riserva naturale Tenuta dei Massimi presso il Canale Pisano, a Roma. Il progetto è presieduto da Francesco Nucci, curato da Achille Bonito Oliva e ha un comitato scientifico formato, per l’arte da Danilo Eccher, Lorand Hegyi e dal compianto Jan Hoet, scomparso nel 2014 e, per l’architettura Amedeo Schiattarella, Claudio Presta, Emilia Giorgi e Nicola Di Battista.

Lo scopo di è Parco Nomade, come racconta Artribune è «ri-pensare il concetto di arte pubblica, oltre quello di rilanciare, attraverso la forza dell’arte, un territorio periferico come quello di Corviale. Il progetto prevede l’istallazione sul territorio (che rimarrà a destinazione agricola, trasformandosi quindi in base al succedersi delle stagioni) di diversi moduli, realizzati dagli artisti proposti dalla Fondazione in coppia con architetti di fama internazionale. I moduli saranno nomadi, ovvero trasportabili in altri ambiti, territori e città; altre istituzioni e musei, potranno richiederne il prestito momentaneo, determinando nuove occasioni di scambio e sperimentazione con realtà culturali italiane e straniere».

 

 

E fin qui tutto bene. Peccato che, in occasione del Salone del mobile in programma in questi giorni a Milano, Nicola Di Battista, uno dei membri del comitato scientifico, e attuale direttore di Domus, abbia deciso di “esportare” il modello del progetto romano. Arch and Art, di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza realizzato e curato da Domus e prodotto in collaborazione con La Triennale di Milano, inaugura proprio in queste ore e sembra avere più di un punto in comune con l’iniziativa Parco Nomade che Di Battista non poteva certamente non conoscere.

Nella volontà di dimostrare il contagio tra arte e architettura, con Arch and Art, cinque architetti e cinque artisti, a due a due, sono stati chiamati a progettare altrettanti padiglioni architettonici, immaginati ognuno per contenere un unico lavoro artistico. Così dieci maestri dell’architettura e dell’arte contemporanea – David Chipperfield e Michelangelo Pistoletto, Michele De Lucchi ed Enzo Cucchi, Hans Kollhoff e Mimmo Paladino, Eduardo Souto de Moura e Jannis Kounellis, Francesco Venezia ed Ettore Spalletti – hanno realizzato insieme uno spazio di libertà in cui le due discipline si incontrano e si confrontano di nuovo a viso aperto e con rispetto, senza invasioni di campo e tuttavia, affermando con il loro lavoro la propria ragion d’essere. Fino a settembre 2016, all’interno dei giardini della Triennale sarà possibile godersi quello che da alcuni è stato definito un progetto inedito.

 

particolare del modello di Michele De Lucchi per Arch and Art (ph Domus)

Particolare del modello di Michele De Lucchi per Arch and Art (ph Domus)

 

I nomi degli artisti selezionati sembrano però coincidere. Se per Parco Nomade si segnalano Carla Accardi, Jannis Kounellis, Mimmo Paladino, Gregorio Botta, Piero Pizzi Cannella, Giuseppe Gallo, Bruno Ceccobelli, Enzo Cucchi insieme ad architetti quali Eduardo Souto De Moura, Michele De Lucchi, Massimiliano Fuksas e Paolo Desideri, tra gli altri, il progetto milanese prevede (come anticipato sopra) cinque coppie nelle quali questi nomi ritornano. Sono infatti: David Chipperfield con Michelangelo Pistoletto; Michele De Lucchi ed Enzo Cucchi; Hans Kollhoff e Mimmo Paladino; Eduardo Souto de Moura e Jannis Kounellis; Francesco Venezia ed Ettore Spalletti. Una quantità di coincidenze che fa davvero impressione.

Immagine di copertina dei giardini della Triennale di Milano tratta da Artribune

 

TAG: Arch and Art, Fondazione Volume, Nicola Di Battista, Parco Nomade, Salone del Mobile 2016, Triennale Milano
CAT: Architettura e urbanistica, Arte

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