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È finita la scuola ma non i compiti per le vacanze

16 Giugno 2025

È finita la scuola, tutti gli studenti italiani hanno salutato insegnanti e compagni, magari festeggiando la fine dell’anno scolastico con la classica festa di commiato che prevede un arrivederci a settembre, in assenza di una nostalgia che possiamo comprendere; capitava anche a noi.

Ma a chi come me è nato qualche decina di anni fa, le vacanze sembravano più lunghe (e probabilmente lo erano) non tanto nella quantità di giorni, ma semplicemente perchè i compiti che ci venivano assegnati per le vacanze estive erano sicuramente inferiori.

Una questione divisiva che si presenta alla fine di ogni anno scolastico: da una parte molti studenti e genitori  trovano eccessivi i compiti da svolgere durante l’estate, dall’altra il corpo insegnante spesso ha opinioni diverse. 

Gli stessi insegnanti, secondo un sondaggio effettuato da “La tecnica della scuola”, si erano rivelati contrari anche a una circolare del Ministero che metteva in discussione la pianificazione dell’assegnazione dei compiti e delle attività di studio da svolgere a casa durante l’intero anno scolastico. Le motivazioni si riferivano al timore di una interferenza nella libertà professionale e nella gestione autonoma della didattica. 

Chi è a favore considera un vantaggio la continuità didattica che i compiti garantiscono, visto che le vacanze estive durano circa tre mesi. Questo periodo potrebbe comportare una perdita significativa delle competenze acquisite, con tanto sacrificio, durante l’intero anno scolastico. 

Il problema è rappresentato dalla lunga pausa estiva che potrebbe essere ridotta a favore di maggiori pause durante l’anno scolastico, come in effetti accade in altri Paesi, come la Germania, Paesi Bassi, Francia e Regno Unito. La nostra tradizione ha origini antiche riconducibili addirittura ad un passato agricolo, quando le vacanze erano funzionali a permettere ai ragazzi di aiutare nei campi. Col tempo, la società è profondamente cambiata, e con essa le esigenze di istruzione, socializzazione e assistenza dei giovani. È da molto tempo che si discute sulla necessità di rinnovare il calendario scolastico nel nostro Paese per renderlo più adeguato alle esigenze degli studenti, delle famiglie e dei docenti. Esiste una proposta avanzata del Ministero dell’Istruzione che prevede di ridurre drasticamente la durata delle vacanze scolastiche estive, che potrebbero essere ridotte ad un massimo di cinque settimane. Di contro potrebbe esserci una distribuzione più omogenea delle pause nell’arco dell’anno, ad esempio prevedendo alcuni intervalli di almeno una settimana fra un trimestre e l’altro. Esiste poi il problema delle famiglie, specie quelle in cui entrambi i genitori lavorano e che oggi devono affrontare il problema della lunga assenza dei figli dagli edifici scolastici in estate, e devono ripiegare sui centri estivi, spesso costosi e non sempre disponibili, oppure per i più fortunati confidare nella disponibilità di nonni e parenti in genere.

In attesa delle sperate modifiche, studenti e genitori temono di veder minato da una mole eccessiva di compiti il proprio riposo estivo.

Bisogna quindi per ora rassegnarsi e organizzarsi. Ricordo la fine della scuola come uno dei momenti migliori dell’anno, arrivavo nauseato a tal punto che svolgevo i compiti assegnati immediatamente nei giorni successivi alla fine della scuola (sicuramente erano meno), per staccare definitivamente la spina e riattaccarla una settimana prima dell’inizio del nuovo anno scolastico per un veloce ripasso; la formula più o meno funzionava. Il conto lo pago oggi, con un figlio che frequenta la scuola primaria e la pensa completamente all’opposto di come la pensavo io: fosse per lui gli odiati libri andrebbero aperti il più tardi possibile. Sogna un programma ambizioso che prevede l’inizio dello svolgimento a ridosso del termine delle vacanze: con un incosciente ottimismo sul risultato. Cosa impossibile. Mi trovo quindi costretto a programmare l’intero periodo di pausa estiva, conoscendo i suoi tempi di dedizione allo studio. Non mi resta che sperare che la riforma arrivi prima della sua crescita che gli garantirà una maggiore autonomia, in quel caso mi limiterò ad una funzione di solo controllo.

Nel frattempo buona estate e buoni compiti a chi li deve fare e far fare.

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