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Criminalità

Nelle indicazioni nazionali per i licei la parola “mafia” non c’è

di Federico Ferri
29 Ottobre 2014

In una puntata della scorsa stagione di  “Che tempo che fa” il bravissimo Pif ha ricordato così il compleanno di Rocco Chinnici e quello di Paolo Borsellino. Entrambi nati di gennaio, entrambi uccisi a luglio. Dalla mafia. A un certo punto mi ha colpito una sua frase. Riferendosi alla sua esperienza scolastica e alla assenza di formazione strutturata sui temi dell’antimafia ha detto: “Perché non mi avete mai detto quanto è stato importante Rocco Chinnici per la nostra vita?” Già. Perché? Le cose saranno certamente mutate, direte voi, dopo Capaci e Via D’Amelio per lo meno. Le istituzioni, a ogni livello, specie quelle culturali, specie la scuola, avranno fatto tesoro delle parole di dalla Chiesa, di Chinnici, di Falcone, di Borsellino: dei loro inviti pressanti a partire dalla scuola, dalla formazione dei giovani. Per battere la mafia. Per far sì che davvero, come tutti i fenomeni storici, oltre a un principio e a uno svolgimento, essa – per usare le parole del giudice Falcone – abbia anche una fine. E invece… “Il quadro storico del secondo Novecento dovrà costruirsi attorno a tre linee fondamentali: 1) dalla “guerra fredda” alle svolte di fine Novecento: l’ONU, la questione tedesca, i due blocchi, l’età di Kruscev e Kennedy, il crollo del sistema sovietico, il processo di formazione dell’Unione Europea, i processi di globalizzazione, la rivoluzione informatica e le nuove conflittualità del mondo globale; 2) decolonizzazione e lotta per lo sviluppo in Asia, Africa e America latina: la nascita dello stato d’Israele e la questione palestinese, il movimento dei non-allineati, la rinascita della Cina e dell’India come potenze mondiali; 3) la storia d’Italia nel secondo dopoguerra: la ricostruzione, il boom economico, le riforme degli anni Sessanta e Settanta, il terrorismo, Tangentopoli e la crisi del sistema politico all’inizio degli anni 90“. Questo quello su cui dovrà concentrarsi l’insegnante di storia, per esempio, di un liceo classico o scientifico, durante l’ultimo anno, secondo le indicazioni nazionali. Ricostruzione, boom, riforme, terrorismo. Pure Tangentopoli e la crisi del sistema politico all’inizio dei Novanta. Niente di niente sul cancro che impedisce a questo paese di realizzare il dettato costituzionale, in particolare per quanto riguarda l’art. 3. La parola “mafia” non compare. Mai.  Perché allora non lottare per fare inserire un percorso irrinunciabile sul fenomeno mafioso nelle indicazioni nazionali sull’insegnamento della storia?  Se non insegniamo ai ragazzi quello che uomini come Rocco Chinnici hanno  significato per questo paese, la loro testimonianza non si trasformerà mai in memoria collettiva. In antidoto.

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