sciopero 3 ottobre milano

Italia

Non si costruisce la pace bloccando e devastando l’Italia

5 Ottobre 2025

Tra giovedì e venerdì l’Italia è stata investita dalle proteste a favore della Global Sumud Flotilla e della Palestina. Per qualcuno, purtroppo, tutto ciò è stato un pretesto per creare disordine e disagi, come già accaduto il 22 settembre.

Strade occupate, stazioni bloccate, città e negozi devastati ed attacchi gratuiti alle forze dell’ordine che presidiavano la sicurezza dei cortei. Come può una marcia a favore della pace sfociare in episodi di violenza ingiustificata e ingiustificabile? Tuttavia è quello che ormai costantemente succede in occasione delle principali manifestazioni di questo genere.

Le vicende della Flotilla

Fermo restando che il diritto di sciopero è garantito dalla nostra Costituzione, come ogni diritto non bisogna abusarne. Già la settimana precedente c’era stato uno sciopero generale per chiedere il cessate il fuoco a Gaza con annessi cortei (pacifici per la maggior parte, con solite frange di violenti). Questa volta con molti giorni di anticipo i promotori avevano dichiarato che, in caso fosse successo qualcosa alla Flotilla, avrebbero chiamato a raccolta.

Possiamo dire però che agli attivisti della Flotilla non sia andato così male: essi sono stati sì abbordati ma poi spediti in aeroporto e riportati in Europa. Dopotutto hanno tentato di entrare in una zona di guerra e di rompere un blocco navale che esiste dal 2009 ed è stato riconosciuto dall’Onu. Non penso che che se dei civili si avvicinassero di propria sponte ad un fronte di guerra (per esempio in Ucraina o in Sudan) verrebbero trattati con guanti bianchi.

Lo sciopero in Italia

La reazione in Italia è immediatamente sfociata in sciopero: della sanità e della scuola, mettendo a rischio due importantissimi diritti come quello alla salute e all’istruzione; alcune università e scuole superiori sono state occupate e a molti studenti (non si capisce colpevoli di cosa) è stato così impedito di fruire delle lezioni. Voli e mezzi pubblici hanno subito la stessa sorte: e se a questo si aggiunge il blocco di strade e autostrade per molti italiani è stato impossibile spostarsi, magari è stato impossibile recarsi al lavoro o ad una visita medica.

I cortei per la pace poi si sono poi trasformati in qualcosa di molto diverso con striscioni inneggianti al massacro del 7 ottobre, scritte di odio contro il governo, violenza e vandalismo su monumenti pubblici (addirittura con frasi ignominiose sulla statua di Papa Giovanni Paolo II a Roma). Ma tutto questo per gli organizzatori, per la Cgil e per i partiti di sinistra non esiste o è solo un piccolo contrattempo da trascurare. Peccato che così a pagare dazio sia proprio chi è sceso in piazza per manifestare pacificamente perchè uno striscione d’odio era in testa ad un serpentone con migliaia di persone. E perché la polizia che viene presa a sassate è lì per garantire la sicurezza degli stessi manifestanti.

Molti dei manifestanti hanno poi colto il momento per scagliarsi contro il governo. Peccato che il governo italiano aveva trovato un accordo con Cipro e con il patriarcato di Gerusalemme per far entrare gli aiuti umanitari a Gaza ma gli attivisti l’hanno rifiutato dimostrando che l’obiettivo primario della missione non era portare gli aiuti umanitari a Gaza ma mettersi in bella luce e provocare la reazione di Israele.

Costruire la pace

Io non ho manifestato, perché non penso che la pace si costruisca impedendo agli studenti di entrare in aula, ai concittadini di recarsi al lavoro, ai malati di curarsi. 

Come si può chiedere la pace nel mondo e la fine di conflitti tra popoli e nazioni se anche queste manifestazioni vengono sfruttate per fare guerriglia urbana? Se si vuole la pace non basta chiederla ma bisogna costruirla. Partendo dai rapporti quotidiani, dalle relazioni sociali e dagli ambienti che frequentiamo. Non si può invocare la pace attraverso la violenza e gli atti incivili degli ultimi giorni.

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