Mondo

Lettera a una diciannovenne di Haifa

Una ragazza israeliana che rifiuta l’eredità dell’odio e aspetta un bacio sospeso.

2 Dicembre 2025

Cara Yael,

cammini sul Monte Carmel, la collina che guarda tutta Haifa, con quel passo sospeso che hanno le ragazze che fingono di non avere paura mentre il vento le trascina verso il mare e tengono le mani in tasca come se fosse l’unico modo per non tremare. Hai diciannove anni, studi biologia perché vuoi capire il confine tra ciò che nasce e ciò che si spezza. Porti ancora l’odore della casa di tua nonna, che ti diceva di non odiare nessuno, perché l’odio è una catena che non finisce mai, e tu allora annuivi senza capire; poi un giorno l’hai capito tutto insieme, come una fitta.

C’è un ragazzo palestinese che si chiama Omar. Avresti dovuto baciarlo un pomeriggio di ottobre, in un bar di Wadi Nisnas, tra il profumo del caffè e il vociare degli anziani. Quel giorno lui non è arrivato. Hai pensato prima a un imprevisto, poi a un equivoco, poi a niente, perché a volte la mente si difende cancellando i nomi. Il telefono non suonava e la città diventava più tesa, più armata, più straniera.

Ricordi la sua risata un po’ storta, la timidezza nel toccarsi la barba, il modo in cui sfiorava i libri come fossero mappe. Una sera ti aveva detto che gli avevano insegnato a diffidare di te. Tu gli avevi risposto che era successo anche a te. Avete riso, perché era l’unico modo per spaccare l’eredità dell’odio che nessuno dei due aveva chiesto.

Ora scendi verso il porto per prendere fiato e il cielo sembra un foglio spiegazzato. Cammini tra i soldati che hanno la tua stessa età e la tua stessa stanchezza. Vorresti dire loro che non sono nati per impugnare un fucile, ma per suonare una chitarra, baciare qualcuno o inventare qualcosa che tenga insieme le persone senza ferirle. Non lo dici mai. Lo pensi soltanto, perché certe frasi, in questo tempo, fanno male anche a chi le pronuncia.

Oggi l’hai cercato ovunque. Hai trovato solo una voce: qualcuno che gli somiglia sarebbe stato fermato ai checkpoint. Nessuno sa dirti dove sia. Rimani sul molo, la treccia scomposta, il mare che ti colpisce come un cane fedele. Pensi che quel quasi bacio è diventato una piccola nazione invisibile, abitata da due ragazzi che non si sfiorano più.

Non vuoi ereditare l’odio. Vuoi ereditare il coraggio di chi rompe la linea. E mentre guardi il mare pensi che forse Omar tornerà, o forse no. Ma una cosa la sai: chi decide che dobbiamo odiarci è sempre qualcuno che non ha più nulla da perdere. Tu invece hai diciannove anni, un bacio sospeso e una vita intera che non vuoi consegnare alla paura di nessuno.

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