Mondo

La tersa guerra civile americana

Il Gorgo della Profezia: l’America sull’Orlo del Baratro raccontato più volte in romanzi, film, serie TV e fumetti

13 Giugno 2025

Ci siamo. L’America del 2025 si presenta a noi come un esperimento di laboratorio impazzito, un Frankenstein narrativo che sta prendendo vita davanti ai nostri occhi come una distopia cinematografica che ha deciso di fare la spesa al supermercato della realtà. Metà degli americani si aspetta una guerra civile a breve, e questo non è più fantascienza da quattro soldi – è il battito cardiaco di un paese che ha perso il controllo del proprio destino.

Il film “Civil War” di Alex Garland del 2024 sembrava già poco una provocazione quando uscì, una distopia futuristica con quattro giornalisti che viaggiano attraverso gli Stati Uniti durante un conflitto nazionale. Adesso, con il governatore della California Newsom che accusa Trump di voler scatenare una guerra civile sulle sue politiche di immigrazione e senatori democratici cacciati via a forza dalle conferenze stampa governative, quella finzione sembra terribilmente profetica. Garland aveva dipinto un’America frammentata dove la società è ridotta a un livello primitivo e egoistico di uccidere o essere uccisi – una visione che ora risuona come un tamburo di guerra nelle strade di una nazione che ha dimenticato come parlare a se stessa.

Il cinema apocalittico americano ha sempre avuto un rapporto incestuoso con la realtà. Da “The Handmaid’s Tale” a “The Purge”, dalle distopie di Philip K. Dick ai fumetti di “DMZ” di Brian Wood – dove Manhattan diventa una zona demilitarizzata durante una seconda guerra civile – la cultura pop americana ha sempre giocato onanisticamente con l’idea del proprio collasso, forte della presunta irrealizzabilità di certi scenari. Ma ora quella masturbazione mentale è diventata preliminari, e siamo tutti nudi in attesa dell’orgasmo della violenza.

Gli Stati Uniti hanno sperimentato una violenza politica senza precedenti di recente, e gli esperti dibattono se queste tendenze si intensificheranno. La differenza tra la finzione e la realtà è che nei romanzi e nei film, la guerra civile arriva con un big bang cinematografico – una dichiarazione, un evento scatenante preciso. Nella realtà del 2025, stiamo assistendo a qualcosa di più subdolo: il ritorno di Trump aggiunge imprevedibilità a un mondo già volatile, mentre la violenza armata crescente si riversa nella sfera politica, alimentata da teorie del complotto.

I fumetti di “Civil War” della Marvel sembrano quasi naïf ora – supereroi che si scontrano su questioni di registrazione governativa, come fossero immigrati irregolari. La realtà è più viscida, più infettiva. Non ci sono costumi colorati o nobili ideali, solo tribù che si guardano in cagnesco attraverso schermi di smartphone, ognuna convinta che l’altra stia pianificando la fine del mondo. Il film rispecchia le tensioni del mondo reale che vediamo oggi, e quello che molti credono possa accadere nei prossimi cinque anni.

La finzione ci aveva preparato per battaglie epiche, per linee di fronte chiare, per eroi e cattivi ben definiti. Invece, siamo seduti su una polveriera dove ogni tweet è un fiammifero, ogni talk show è un campo di battaglia, e ogni famiglia di Natale è una potenziale zona di guerra. L’America del 2025 non è collassata in una guerra civile – sta marcendo in una, lentamente, come un cadavere che si decompone mentre ancora respira.

La profezia è diventata cronaca, e la cronaca è diventata un incubo dal quale non riusciamo a svegliarci.

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