Dite a Castagna che il vero problema del Banco Popolare sono gli utili

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20 Luglio 2016

Non ditelo a Castagna: dopo le ingiuste accuse di Morgan Stanley al Banco Popolare, ci attendiamo che l’attenzione sia massima verso la solidità del Banco Popolare che emergerà dagli stress test. Quindi non deve essere stressato lui, i risultati non ce li aspettiamo negativi. Anzi. Al Banco non ne vogliono sapere di modificare i concambi, a dispetto di quello che il mercato indica nei corsi di borsa. E la BCE non può trovarsi nell’imbarazzo di un risultato patrimoniale inadeguato del Banco, dopo la richiesta di un corposo aumento di capitale.

Di guai ne abbiamo abbastanza in Italia con le banche: Popolare di Vicenza e Veneto Banca soffrono ancora molto la crisi di fiducia con i clienti. Le quattro banche salvate hanno un paio di pretendenti credibili (e non si sa se vanno salvate da questi fondi di private equity o invece dai presunti salvatori che vogliono evitare che vengano svendute). Cesena è stata appena salvata, aumentando tantissimo le rettifiche su crediti rispetto ai risultati della recentissima ispezione di Banca d’Italia (ma come è possibile?). Le Casse di Risparmio di Rimini e San Miniato sperano di non seguire la sorte di Cesena. Tante MPS verrà salvata in corner grazie alle attenzioni speciali del Ministro Padoan. Qualche banche meridionale di grandi dimensioni non se la passa bene. Diverse BCC sono a rischio e verranno progressivamente integrate all’interno del loro sistema. I magistrati alla Procura di Milano saranno felicissimi di prendersi cura degli speculatori e degli agitatori che sparano sul punto debole del sistema Italia: le banche. Con la speranza che si moderino. Purtroppo temiamo che saranno solo più attenti a far circolare note e commenti più spinosi in ambienti ristretti.

Dite a Castagna che il vero problema del Banco Popolare dovrebbe essere reddituale (ed è in buona compagnia nel sistema bancario). La semestrale beneficerà probabilmente della perdita di clientela delle principali concorrenti venete (le due banche popolari e l’ex Antonveneta ora incorporata in MPS) e l’attenzione sarà massima sulla semestrale in preparazione della fusione, per evitare richieste di modifica del concambio e tranquillizzare gli animi in vista dell’assemblea. Al Banco negli ultimi anni hanno fatto quanto potevano per estrarre valore dai loro clienti, vista la necessità di rafforzare le coperture dei crediti. E questo rappresenta un onere per gli anni a venire. Quindi il problema nel futuro può arrivare dal conto economico, a dispetto dei giudizi di qualche broker amico sul beneficio per gli azionisti BPM in termini di crescita degli utili per azione (EPS) da una fusione. In più, prima o poi, la concorrenza in Veneto riprenderà.

Molti dipendenti in BPM cominciano a capirlo e a dubitare sulla morbidezza dei tagli e di fare la fine del tacchino a Natale, che viene ingrassato per 12 mesi e per questo è tranquillo. Per poi scoprire di essere la pietanza della festività. E così cominciano a girare stime più credibili, tra 4.000 e 5.000 esuberi. A cominciare dal sistema informatico che potrebbe determinare 800 esuberi. Soprattutto dopo che Castagna non ha mantenuto le promesse verso i sindacati in termini di una poltrona ciascuno nel CDA del gruppo risultante (CGIL e CISL fuori).

E la domanda che qualcuno comincia a porsi è: attenderanno che i risultati economici non tornino o solo la trasformazione in S.p.A. per annunciarli?

TAG: banco popolare, bpm, giuseppe castagna, pierfrancesco saviotti
CAT: Banche e Assicurazioni

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