Il corona virus può trasformarsi nel “cigno nero”?

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4 Marzo 2020

La metafora del “cigno nero”, famoso in tutto il mondo della finanza, ha le sue origini nei secoli passati. Si deve infatti al poeta latino Giovenale l’origine dell’utilizzo del termine “cigno nero”, solo che veniva usata per indicare un fatto impossibile.

Scriveva Giovenale: “rara avis in terris nigroque simillima cygno”. (Un uccello raro a questo mondo è davverosimile a un cigno nero).

In effetti, “La teoria del cigno nero” descrive un evento non previsto, che ha effetti rilevanti, di grande impatto, difficili da prevedere e molto rari, che esulano da ciò che normalmente ci si attende in campo storico, scientifico, finanziario e tecnologico.

L’impossibilità di calcolare con metodi scientifici la probabilità di tali eventi rari e carichi di conseguenze, si riferisce unicamente a eventi inaspettati di grande portata e grandi conseguenze, e al loro ruolo dominante nella storia.

Consideriamo per esempio pensare che gli effetti dell’epidemia (o pandema) del COVID-19 sono stati stimanti dal governo cinese con un rallentamento della crescita dal 6,6% al 2,5%”. Un fattore di primaria importanza per il sistema mondiale.

I grandi modelli econometrici dell’economia globale segnalano che per ogni 1% di crescita cinese che se ne va, la frenata nel resto del mondo è pari a 0,3-0,4%. Ciò implicherebbe una frenata dell’economia globale dal 3,3% all’1,8% di crescita nel 2020.

Per questo non basterà la sospensione dei pagamenti di tasse e cartelle o delle bollette elettriche.

In questi giorni, i tecnici del ministero dell’Economia sono al lavoro per predisporre una serie di provvedimenti urgenti, che dovrebbero arginare le perdite economiche provocate da questa infezione.

Bisognerà permettere principalmente un accesso più facile al Fondo di garanzia delle Pmi, e avere un accordo con l’Abi per sospendere le rate dei mutui.

Il Coronavirus deve essere trattato alla pari di una calamità naturale, ma che ormai coinvolge, dal punto di vista economico, tutto il territorio nazionale.

Vi è la necessità di un decreto legge, urgente, che dia le stesse misure di sostegno economico che si applicano in caso di catastrofi.

La sospensione dei pagamenti dovrebbe riguardare tutti i tributi ed i versamenti previdenziali, cercando già di predisporre nello stesso tempo, una procedura che eviti il contenzioso che tali sospensioni immancabilmente avvierebbero.

Il ministro del lavoro ha già convocato sindacati, imprese, artigiani, e ha annunciato l’estensione degli ammortizzatori sociali, compresa la cassa integrazione in deroga per le imprese sotto i 6 dipendenti, per proteggere i lavoratori delle «zone rosse» che resteranno a casa per le aziende chiuse. Ma ormai c’è la necessità che le misure tutelino non solo i dipendenti, ma anche le partite Iva ed i liberi professionisti che immancabilmente saranno coinvolti e per i quali non vi è nessun tipo di tutela.

In quest’azione dovrà partecipare non solo lo stato, ma anche le casse di previdenza professionali, come ad esempio la Cassa Forense, la Cassa dei Dott.Commercialisti, la Cassa Nazionale del Notariato, l’ENPAM e tutti gli altri.

I sindacati propongono a Bruxelles di scomputare queste spese eccezionali per gli ammortizzatori dal fiscal compact.

Voglio segnalare a tal proposito che l’Articolo 175, paragrafo 3, e articolo 212, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), regolamento (CE) n. 2012/2002 del Consiglio, dell’11 novembre 2002, istituisce il Fondo di solidarietà dell’Unione europea.

Il Fondo di solidarietà dell’Unione europea (FSUE) permette all’UE di fornire un efficace sostegno a uno Stato membro quando deve affrontare i danni causati da gravi catastrofi naturali.

L’FSUE è stato istituito con regolamento (CE) n. 2012/2002, dell’11 novembre 2002, per rispondere alle gravi inondazioni che hanno colpito l’Europa centrale nell’estate del 2002. Da allora, 24 paesi europei colpiti da 80 catastrofi naturali (fra cui inondazioni, incendi boschivi, terremoti, tempeste e siccità) hanno ricevuto aiuti del Fondo di solidarietà per un valore totale di oltre 5 miliardi di EUR.

L’FSUE interviene principalmente in caso di gravi catastrofi naturali che hanno profonde ripercussioni sulle condizioni di vita, sull’ambiente naturale o sull’economia di una o più regioni di uno Stato membro o di un paese candidato all’adesione. Si considera «grave» qualsiasi catastrofe naturale che provoca danni diretti (in uno Stato membro o in un paese candidato all’adesione) stimati a oltre 3 miliardi di EUR (a prezzi del 2011) o superiori allo 0,6 % del reddito nazionale lordo di detto Stato.

L’intervento dell’FSUE si concretizza nella forma di una sovvenzione che integra i fondi pubblici stanziati dallo Stato beneficiario.

Lo Stato colpito può presentare alla Commissione una domanda d’intervento dell’FSUE stimando i danni diretti totali provocati dalla catastrofe naturale e il loro impatto sulla popolazione, sull’economia e sull’ambiente interessati, nonché il costo degli interventi programmati.

Il 25 luglio 2013 la Commissione ha presentato una nuova proposta legislativa, successivamente negoziata secondo la procedura legislativa ordinaria, che ha portato all’entrata in vigore del regolamento di modifica (UE) n. 661/2014 del 15 maggio 2014.

Tale revisione del 2014, ha consentito di superare il blocco al Consiglio e ha infine risposto alle reiterate richieste del Parlamento relative al miglioramento della disponibilità e dell’efficacia dell’aiuto, onde garantire una risposta rapida e trasparente a sostegno dei cittadini colpiti da catastrofi naturali.

La preoccupazione per le ripercussioni economiche che l’allarme Coronavirus potrà avere sulle piccole e medie imprese, colpendo settori che sembravano in questo momento invece in ascesa, come il turismo e quindi le relative strutture, come hotel, bar e ristoranti, oggi sempre più deserti.

Anche i meeting e i convegni sono rimandati, includendo quindi anche viaggi di lavoro.

Tutto viene a ridursi, gli investimenti sono slittati, consegne posticipate e quindi i flussi di cassa si riducono. Anche le aziende più forti possono reggere ancora qualche mese, le piccole e le medie imprese, e quindi la maggioranza del tessuto produttivo italiano, sono già in affanno.

La grave crisi economica degli ultimi anni aveva già minato fortemente la solidità di queste strutture e con difficoltà si tentava, anche con interventi di ristrutturazione dei debiti, a provare a ripartire.

La paura ora è che questa crisi sanitaria, rischia di far ricadere in affanno e per le PMI, l’impatto potrebbe rivelarsi addirittura insopportabile.

L’azione economica del governo, non può quindi essere un intervento che riguarda solo le aree investite dall’epidemia. Forse sicuramente in quelle zone dovrà avere un impatto più importante, ma la risonanza che ormai il problema ha avuto, si ripercuote su tutto il territorio nazionale.

Anzi, in proporzione i danni economici si spostano su aree che forse ancora non risentono direttamente del problema epidemiologico ma essendo aree turistiche, vengono investite invece direttamente dai mancati guadagni, con disdette, alle porte di una stagione estiva che invece faceva sperare, come negli ultimi anni, ad un incremento di presenze e quindi di guadagni.

Le ordinanze e i divieti, le strade deserte e la paura dei posti affollati stanno creando enormi problemi soprattutto ai luoghi di ritrovo, con ripercussioni che si avvertono su tutto il settore della ristorazione e dell’intrattenimento.

E’ una corsa contro il tempo, ma i dati non lasciano sperare in una risoluzione  nel breve tempo, ormai siamo alla prima settimana di marzo ed anzi l’emergenza, invece di rientrare, sembra aumentare e non permette previsioni che consentano alle attività economiche di riorganizzarsi per di riprendere il via alle loro azioni.

La mancanza di liquidità e lavoro, per così tanto tempo, dovrà essere arginata con interventi di contenimento, che devono assolutamente porre le basi per non permettere un tracollo, in special modo per quelle imprese che fanno della stagionalità turistica, il loro punto di forza.

Si prevedono 31 milioni di turisti in meno e circa 8 miliardi di euro di mancati introiti.

Il mondo intero, ma la comunità europea in primis, deve farsi carico di queste azioni di aiuto.

Ma anche quei paesi che paradossalmente non fanno parte delle nostre strutture economiche, davanti a tutti gli organismi delle banche centrali, dalle quali fortemente siamo connessi e dipendiamo, devono intervenire, anche rinunciando ai loro crediti e promuovendo invece con forza, azioni di investimento e di manovre espansive, superando i vincoli di bilancio ed il deficit dello stato,  per far si che un virus non si trasformi in un cigno nero.

TAG: avv Monica Mandico, cigno nero, corona virus, finanza
CAT: Banche e Assicurazioni, economia circolare

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