La Ue cede ai banchieri: il credito non sarà separato dalla speculazione

12 Dicembre 2014

Separare le attività bancarie commerciali da quelle speculative? Forse meglio lasciar perdere. A poco più di un mese dall’assunzione delle sue funzione di nuovo commissario europeo ai Mercati finanziari, Lord Jonathan Hill è già riuscito a suscitare roventissime polemiche a Bruxelles, proponendo di non mandare avanti il delicato dossier avviato un anno fa dall’ex commissario al Mercato interno Michel Barnier, ma avversatissimo dai grandi settori bancari soprattutto di Francia, Germania e Gran Bretagna.

Hill ha scritto una lettera al primo vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, responsabile della Better regulation, ciò che da noi si chiamerebbe “semplificazione normativa”. Al momento Timmermans è impegnato a “sfoltire” le bozze di normative sul tavolo della Commissione. Secondo Hill, potrebbe non valere la pena portare avanti la proposta di direttiva sulla riforma delle banche. Proposta che punta a separare le banche commerciali, le banche che di base raccolgono depositi e fanno prestiti a famiglie e imprese, dalle banche d’investimento. «Dobbiamo vedere quanto progresso si riuscirà fare sulla proposta della riforma della struttura bancaria – scrive Hill –  visto che gli Stati membri stanno spingendo per ragioni diverse contro di essa, così che si potrebbe pensare a un ritiro il prossimo anno se non aumenterà il sostegno».

Il punto è che sta proprio alla Commissione Europea premere per mandare avanti dossier difficili. La dichiarazione di Hill equivale ad abbandonare la bozza di direttiva fin da ora. La cosa è particolarmente scottante visto anche il passato del Lord britannico – fortemente contestato da alcuni gruppi del Parlamento europeo al momento della sua conferma. Prima di diventare leader della Camera dei Lord (ultima carica prima di passare a Bruxelles), aveva fondato una grossa società di consulenza finanziaria per la City di Londra, la Quiller Consultants, e prima ancora aveva lavorato a un’altra società analoga, la Bell Pottinger Group.

«Che Hill fosse sensibile ai desiderata della lobby finanziaria ce lo aspettavamo – ha detto al sito EuObserver l’eurodeputato Verde belga Philippe Lamberts, membro della Commissione affari economici dell’Europarlamento – ma suggerire già ora di ritirare la proposta è roba da mozzare il fiato. La riforma del settore e la separazione delle attività è uno degli elementi centrali della riforma bancaria e dell’unione bancaria».

La proposta sul tappeto parte da un’idea chiara, che è anche la base della Volcker Rule americana: i disastri bancari, che hanno portato sull’orlo del default paesi come l’Irlanda o la Spagna, sono dovuti soprattutto al fatto che le banche che raccolgono pubblico risparmio ed esercitano il credito commerciale speculavano contemporaneamente sui mercati, tramite derivati ad alto rischio. Salvo poi ritrovarsi sull’orlo del fallimento per speculazioni avventate, costringendo lo Stato a intervenire per evitare impatti devastanti sull’economia reale (depositi, prestiti alle imprese, etc.).

La resistenza contro la normativa prospettata però si è fatta sentire subito, tanto che la proposta ufficiale presentata da Barnier lo scorso gennaio segna già un netto annacquamento: mentre inizialmente si ipotizzava l’obbligo di una vera separazione a monte tra la banca commerciale e quella d’investimento speculativo, la proposta finale parla solo dell’obbligo di trasferimento a un’entità «giuridicamente separata» all’interno dello stesso gruppo. Oltretutto, se la banca potrà dimostrare che i rischi corsi con gli investimenti speculativi sono attenuati da altre misure prudenziali, non dovrà fare nulla.

Ebbene, neppure questa forma annacquata piace soprattutto all’industria bancaria di Francia, Germania e Gran Bretagna, dove tutte le più grandi banche cosiddette “universali”– dalla Deutsche Bank alla BNP Paribas – sono impegnate anche in investimenti diretti in strumenti speculativi. Londra, va detto, ha già approvato una normativa simile (la “Vickers Reform”), ma non vuole una normativa Ue, temendo che questa interferisca negativamente con quella britannica.

La Francia ha già approvato proprie norme ma molto più blande della proposta della Commissione. Alcuni mesi fa le associazioni bancarie di Gran Bretagna e Francia hanno scritto alla Commissione lamentando che la proposta sarebbe «antiquata e dannosa per i mercati finanziari». La teoria è che, impedendo alle grandi banche attività speculative a livello europeo, si impedirebbe loro di racimolare la liquidità che poi potrebbe esser usata per finanziare le imprese. Secondo  uno studio di PwC per l’Associazione dei mercati finanziari in Europa, attuare la direttiva comporterebbe costi extra per le banche di 16 miliardi di euro l’anno, più 5,3 miliardi di euro una tantum per attuare il cambiamento. Con Hill a Bruxelles i banchieri d’Europa hanno più chance di essere ascoltati. Le sorti della direttiva sembrano ormai segnate.

 

Nella foto in alto, il commissario europeo ai Mercati finanziari Jonathan Hill

TAG: banche d'investimento, Banche e Assicurazioni, commissione europea, direttiva
CAT: Banche e Assicurazioni, Istituzioni UE

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