Heidi e la ferrovia

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16 Marzo 2023

Quando zia Dete va a prendere Heidi alla baita del vecchio dell’Alpe per venderla alla famiglia Sesemann è esattamente questo periodo dell’anno: “als di Märzsonne den Schnee an den Abhängen geschmolzen hatte”, appena il sole di marzo ebbe sciolto la neve sui pendii. Nel libro, lo scambio tra zia Dete il vecchio è molto brutale. Di qua, i pochi colori e le poche parole – poche, ma cattive – del nonno, di là il vestito colorato con un bel cappello e la logorrea della zia. Alla fine, come si sa, la zia porta via Heidi con l’inganno (Heidi crede che torneranno presto dalla città con i panini morbidi della città, panini da dare alla nonna di Peter, che non ha più i denti). Il viaggio in treno di Heidi verso Francoforte è davvero, in un primo momento, una catabasi agli inferi: non solo perché la bimba abbandona le montagne dei Grigioni per la città, ma anche perché avviene con il treno. Il primo volume di Heidi comparve infatti quando la svizzera era tutta alle prese con martelli, bulloni, traversine, rotaie, montagne da bucare: la metafora è più o meno la stessa della scena finale di C’era una volta il west, dove l’arrivo della ferrovia spazza via un mondo e la cultura che intorno a quel mondo si era costruita. La Spyri, che era nata in piccolo villaggio alle porte di Zurigo ma che poi si era trasferita in centro città, conosceva il conflitto di questi mondi piuttosto bene. A Zurigo la Spyri andò a vivere con il marito prima nella Banhofstrasse e poi in un condominio costruito dalla città, vicino all’attuale Kunsthaus. Si trattava delle prime abitazioni costruite dal comune per essere date in affitto: poco prima della famiglia Spyri trascorse qualche anno lì, in un altro appartamento, Richard Wagner, di cui il dottor Spyri era amico. Queste case prendono il nome di “Escherhäuser”, dal loro promotore Alfred Escher, che è il vero personaggio della nostra storia. Politico e uomo di affari zurighese di famiglia ottima ma dalle fortune alterne, è l’inventore della Svizzera moderna, una specie di Cavour svizzero, convinto del progresso e delle strade ferrate, cui diede un grandissimo impulso già dagli anni ’50 del XIX secolo. L’urgenza della ferrovia era dettata da un impulso tipicamente svizzero: non essere tagliati fuori dalla modernità, e al contempo potersi difendere da essa, nella figura dello straniero confinante. In particolare, le ferrovie cui Escher mise mano furono due: le Ferrovie Nord-Est e quelle del San Gottardo. I lavori che stanno dietro a queste ultime reggono ancora oggi il traffico tra la Svizzera e l’Italia; per costruire le prime, invece, c’era soprattutto bisogno di soldi. Fu così che, al fine di impedire una dipendenza totale dal capitale tedesco, Alfred Escher decise di mettere in piedi nel, nel 1856, la Schweizerische Kreditanstalt, che oggi si chiama Credit Suisse. A metà degli anni ’60 viene costruita la nuova stazione centrale e viene interrato il Fröschengraben, il canale delle rane, per costruire la Bahnofstrasse, famosa via di acquisti più o meno di lusso che collega la stazione al lago. Nel 1876 la banca si traferisce nel nuovo edificio che ancora oggi la ospita, nella Paradeplatz. Da notare che quando questo avviene la banca ha già un ufficio di rappresentanza a New York, e che l’architetto della stazione e della banca è lo stesso: Jakob Friedrich Wanner, amico di Escher naturalmente.

Oggi la Paradeplatz è tranquilla come sempre: dire che tutto va bene è una caratteristica del posto, nel bene e nel male. Le notizie delle ultime ore sono buone, e del resto non sarebbe nemmeno il primo crack rumoroso del sistema svizzero: un anno e mezzo fa era tutto un ricordare i vent’anni dell’atterramento dell’intera flotta di Swissair, crollata per circostanze storiche, scelte sbagliate e ambizioni senza misura poco dopo l’undici settembre. La statua di Escher è sempre lì all’inizio della Banhofstrasse. La percorri tutta fra i negozi e a un certo punto sulla destra c’è Paradeplatz, con le sedi di Credit Suisse e UBS: quest’ultima vuota dal Covid, c’è un mega restyling in programma a cura di Herzog & De Meuron. La cioccolateria Sprüngli. Negozi che si fanno più deserti e più costosi all’andare verso il lago. La banca cantonale. La banca nazionale. Il lago infine. Oggi la vista delle Alpi glaronesi è stupenda, limpida. Al di là delle Alpi glaronesi c’è Maienfeld, il villaggio di Heidi.

TAG: svizzera
CAT: Banche e Assicurazioni, Storia

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