Chi non rosica non risica: derby, rivalità e investimenti finanziari

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7 Dicembre 2014

I tedeschi la chiamano Schadenfreude, da schaden che significa “sventura” e freude che vuole dire “gioia”. L’inglese non ha una parola corrispettiva e neppure l’italiano, anche se potremmo utilizzare “il piacere che Civati prova nelle sconfitte di Renzi”.

Eh, sì, sicuramente ci conoscono come un popolo di santi, poeti e navigatori, ma siamo forse anche un popolo di gufi?

L’emozione umana troppo umana di provare un sottile godimento nel dolore altrui può influenzare le nostre decisioni? Ender Demir e Ugo Rigoni, in un recente articolo pubblicato su Journal of Sports Economics, hanno cercato di isolare l’effetto gufo usando dati relativi a una rivalità arcinota e incontestabile.

La CNN l’ha inserita nella classifica delle Greatest Rivalries, e lo stesso hanno fatto Daily Mail e Fortune: non è quella tra Giulio Cesare e Marc’Antonio, ma riguarda la stracittadina Lazio-Roma.

L’ipotesi dei ricercatori è che i tifosi delle due squadre, potendo guardare ogni settimana i risultati delle partite, siano influenzati dalle emozioni che provano non soltanto per la vittoria della loro squadra, ma anche a seguito di una sconfitta dei maledetti cugini e che, di più, una sconfitta dei rivali sia in grado di lenire gli effetti di una debacle della propria squadra o rafforzare l’euforia per la vittoria.

Il ruolo asimmetrico giocato dalla rivalità sulla vittoria e sulle sconfitte è in linea con la teoria del framing edonico, sviluppata dall’economista Richard Thaler nel 1999. In buona sostanza, noi adattiamo la nostra utilità alla cornice del contesto in cui prendiamo una decisione. Il premio Nobel Kahneman, insieme all’amico e collega Tversky, a fine anni ’70  descrisse il comportamento delle persone come influenzato diversamente dalla possibilità di vincere o di perdere: nel primo caso, un investitore si dimostra avverso al rischio, mentre nel secondo è molto più propenso a giocarsi di più (risk lover).

Quando la squadra del cuore vince, dunque, un tifoso può essere influenzato negativamente da altre fonti di emozioni. Quando la squadra del cuore perde, però, le stesse fonti di emozioni, come per esempio i risultati dei rivali, possono migliorare la prospettiva di investimento.

Essendo sia Lazio che Roma società quotate in borsa, gli autori dello studio citato hanno utilizzato una metodologia cara alla finanza, l’event study, per capire se i risultati delle due squadre hanno avuto un ruolo sull’andamento dei rispettivi titoli. La serie storica delle quotazioni è stata analizzata lungo un arco temporale che va dal 2004-2005 al 2009-2010, includendo tutte le partite giocate dalle due squadre (anche quelle di coppa), per un totale di 665 osservazioni.

La struttura societaria delle squadre di calcio, inoltre, si presta ad analisi di questo tipo perché, spesso, piccole quote societarie sono detenute da semplici tifosi che, appunto, comprano le azioni della squadra per passione.  Esemplare è il caso del Fenehrbace: 35113 persone parteciparono all’Offerta pubblica iniziale e, tra di essi, 33935 erano piccoli investitori.

I risultati ottenuti dai due studiosi sono interessanti: come ci si potrebbe aspettare, infatti, la vittoria della squadra di casa ha un impatto positivo sul titolo della stessa. E fino a qui niente di nuovo.

Quello che, però, a noi preme è l’effetto giocato dai risultati dei rivali: quando la Lazio perde, infatti, il titolo della Roma ne beneficia e, ancora più curioso, quando la sconfitta dei biancocelesti è inattesa (il coefficiente di sorpresa è misurato attraverso le quotazioni dei bookies sulla partita) e la Roma vince, il titolo dei giallorossi schizza all’insù.

Insomma, al prossimo derby è possibile che Totti, segnando ai cugini, si alzi la maglietta e mostri alla curva laziale: “Ho ancora la Schadenfreude”

TAG: derby, finanza, lazio, rivalità, Roma
CAT: Borsa, calcio

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